Riflettiamoci insieme. Sarebbe scortese ricevere a casa un amico che arriva dall’estero e mandarlo via dopo un’ora, non credete? Giuseppe Conte è arrivato al Palazzo della Moncloa alle 13 e la sua conferenza stampa era prevista alle 14. Ma per Pedro Sánchez, mezz’ora andava già bene. La Moncloa ha anticipato di mezz’ora l’incontro con i media per poi, ovviamente, rendersi conto che «un accordo storico», «un patto del sud», «un’alleanza per l’Europa» meritava un po’ più di tempo.
Venticinque minuti possono sembrare pochi, ma d’altronde i tempi della contemporaneità sono quelli, mica è colpa loro.
Vista dall’esterno, la commedia di Conte e Sánchez ricorda una coppia che si dichiara pubblicamente amore eterno dopo un rapporto fugace. Può sembrare poco credibile e un po’ sospetto. Non vuol dire che non sia vero. Magari l’amore durerà.
A ben vedere i due premier avevano un proposito: far capire che sono uniti, che vanno d’accordo e che i frugali del Nord possono tremare perché si sa che quando noi del sud parliamo d’amore, parliamo di un sentimento vero, focoso.
«Questa alleanza, questo patto tra Italia e Spagna è necessario e può portare grandi frutti all’Europa», ha detto il premier spagnolo. Perché questo fosse chiaro, la conferenza stampa è durata 48 minuti. Quanto l’incontro fra i due presidenti del Consiglio. I messaggi sono stati coincidenti. I due paesi siamo uniti come mai prima e vogliono che l’Unione non perda un secondo, per questo, ha ricordato Conte, l’accordo sul recovery fund va fatto «subito».
L’avverbio era quasi più importante che il nome. Perché l’importante è che i fondi per la ricostruzione vengano approvati «al più presto possibile, entro la fine di questo mese». E ha citato come esempio il suo decreto semplificazione. Tutto per far veloce.
Sánchez è stato più lirico quando ha detto che «se l’Europa fu la risposta alla grande crisi della Seconda guerra mondiale, deve esserlo anche alla crisi della pandemia. Si tratta di un passo senza precedenti nella costruzione del progetto comune europeo».
Insomma, si capisce che la volontà è quella di far passare un messaggio ecumenico: la Spagna e l’Italia «non cercano i loro interessi ma quelli dell’Europa». Un modo diplomatico e gentile per dire che l’Olanda ed i suoi amici sono un mucchio di egoisti.
Conte e Sánchez erano talmente rilassati che c’è stato spazio anche per i sorrisi durante la rueda de prensa, la conferenza stampa. Conte ha citato Nanni Moretti in “Ecce bombo”, quando gli è stato chiesto dell’incontro, ancora in forse, con l’opposizione: «Mi si nota di più se lo facciamo istituzionale o poco istituzionale? Mi si nota di più se lo facciamo in streaming o solo con rappresentazioni fotografiche. Io ci sono». Speriamo che poi non si metta «vicino a una finestra controluce» aspettando di essere chiamato per ballare.
A un certo punto, il premier ha anche ringraziato un giornalista per aver rivolto una domanda sul Mes a Sánchez e non a lui. Tra l’altro, e qui nessuno ha riso, Sánchez ha dichiarato che «non c’è vergogna a utilizzare un meccanismo dell’Unione. Ci sono per quello». Anche se non ha svelato se la Spagna lo chiederà. Ma i soldi a fondo perduto, quelli sì, «devono arrivare in fretta».
La stampa spagnola dà una lettura chiara sul nuovo asse Madrid-Roma: le due capitali vanno unite alla battaglia di Bruxelles del prossimo 17 luglio. Per El País, «Sanchez e Conte rafforzano il blocco della ricostruzione europea». «Sánchez e Conte stampano un’alleanza per lottare uniti», sceglie La Información, mentre El diario sottolinea che «Sanchez e Conte pressano l’Unione per chiudere il recovery fund».
L’ultimo summit bilaterale Italia-Spagna è stato nel 2014. «L’intesa fra dirigenti politici di entrambi paesi non è stata all’altezza dei nostri rapporti storici», ha detto Sánchez. Mariano Rajoy e Matteo Renzi non si sopportavano, ma neanche i loro predecessori sono stati capaci di creare un legame solido tra due paesi con problemi simili. Subito dopo, il premier spagnolo ha annunciato che ci sarà un nuovo incontro diplomatico entro fine anno e che lui ospiterà di nuovo Conte. Speriamo con ritmi più sereni.