Questo governo ha un problema con la verità. Mente spesso, mente troppo. Non è la solita attitudine del governanti a occultare ai governati ciò che va occultato per il supposto bene dello Stato. E nemmeno colpa della sovrastante propaganda sulla realtà.
No, non è responsabilità solo e tanto di Rocco Casalino, che in fondo è pagato per vendere quello che il suo dante causa gli apparecchia sulla bancarella. Qui il problema è più di fondo: e riguarda appunto la costitutiva tendenza di questo governo a non dire la verità applicando un vecchio aforisma di Paul Válery: «La politica è l’arte di impedire alla gente di impicciarsi di ciò che la riguarda».
Eugenio Scalfari ha scritto tante volte di un Silvio Berlusconi talmente abituato a mentire che non se ne accorge neppure, come fosse un tic degli occhi, o della mano. D’altra parte – notava secoli fa sant’Agostino nel suo trattato “Sulla menzogna” – «c’è una differenza fra chi mente e il bugiardo: chi mente è anche chi mente non volendo, mente il bugiardo ama mentire e gode in sé del piacere della menzogna». Non sapremmo dire se l’avvocato Conte ci goda, ma certo è che la bugia sta diventando una sua seconda natura.
E l’assenza di verità, quando non si esplica come vera e propria frottola, viene occultata dalla “annuncite”, per di più rivestita dal parossistico ricorso alla magniloquenza e all’iperbole, così che abbiamo avuto task force, Stati generali, ora una legge per la semplificazione che è “la madre di tutte le leggi”, tutta una retorica che Sabino Cassese a Huffington post ha smontato in due parole: «Non faccio l’indovino, ma so che gli annunci non possono sostituire i progetti, e che con gli annunci si creano aspettative che vengono deluse dalle mancate realizzazioni. Donde, delusioni e nuovi rivolgimenti».
Ma i fatti, i nudi fatti, quelli «non incorporati da un’immaginazione», come dice Philip Roth nel libro omonimo, i fatti così come un avvocato li esporrebbe alla giuria, quali sono? Eccone alcuni.
Il governo Conte non dice la verità sullo stato reale dell’economia, già in sostanziale recessione prima della pandemia, crollato dopo il lockdown e soprattutto sulle prospettive drammatiche dopo l’estate. Prometeia ieri ha affermato che il Pil, calerà l’anno prossimo del 10,1 per cento e che ci vorranno 5 anni per recuperare le perdite.
Secondo la Banca d’Italia, una famiglia su due quest’anno perderà un pezzo del suo benessere, che sia uno stipendio o l’incasso di qualche fattura. Più della metà prevede di non poter andare avanti dignitosamente in assenza di entrate per più di tre mesi. E l’Ocse ci dice che la disoccupazione esploderà nel 2020 al 12,4 per cento.
Politici seri come Paolo Gentiloni e Roberto Gualtieri sono infatti molto molto allarmati mentre l’avvocato del popolo da parte sua non dice tutta la verità e anzi ne sminuisce la gravità con sbruffoncelle conferenze stampa. A parte la ridicolaggine del “salvo intese”, il premier ha parlato di un mirabolante piano di opere senza spiegare, fra l’altro, come mai il principale partito del governo accetta improvvisamente l’Alta velocità ovunque, la Gronda, il Mose, tonnellate di cemento: forse perché i grillini pensano in cuor loro che queste cose non si faranno mai.
Che è poi una sensazione diffusa, che le cose promesse da questo governo resteranno sulla carta, come se le parole o bugiarde o retoriche fossero per loro natura destinate al nulla: «Vede – disse l’uomo che mi stava seduto di fronte – io mi occupo di polvere, nient’altro che di polvere», inizia così un bellissimo racconto di Daniele Del Giudice. Per dare un’idea.
E in questo contesto ieri è esplosa la bomba-Autostrade. Anche qui mesi di reticenze, mezze frasi, affermazioni poi smentite, senza alcuna decisione mai presa: e improvvisamente appare una lettera della ministra dei trasporti Paola De Micheli in cui si afferma che il ponte di Genova dovrà essere gestito dai Benetton. Seguono furibonde polemiche. Ma il governo non dice come andrà a finire (e il ponte si inaugura fra un mese) per non scontentare nessuno, nel segno di don Abbondio.
Il capo del governo non ci spiega poi perché ha incontrato Davide Casaleggio, titolare di un’azienda privata interessata alla digitalizzazione del Paese, e contestualmente a riprendere lo scettro del Movimento 5 stelle all’arrembante avvocato che sogna il suo partito fregandosi gli elettori grillini. Molti dei quali stanchi di un gruppo di potere che ha sequestrato il Movimento e che finge (la finzione è un’altra forma di menzogna) di fare politica.
Il governo quindi non dice la verità sulla riapertura delle scuole, visto che mancano 40mila aule e i presidi continuano a essere disperati oltre a non chiamare le cose col loro nome, dicendo per esempio che la ministra Lucia Azzolina è stata commissariata, appunto, dal commissario Domenico Arcuri, quello delle mascherine.
Il governo non dice la verità sul Mes, la barzelletta d’Italia, 37 miliardi per la sanità che sembrano fare schifo. La balla della destra e dei Cinquestelle secondo cui bisognerebbe cambiare i trattati per accedere ai fondi non è smentita, quindi è fatta vivere, dal premier. Ma il deputato democratico Piero De Luca ha spiegato che «già i trattati attuali consentono di prevedere dei vincoli light da rispettare, rinviando al Consiglio dei governatori (Board del Mes), composto dai ministri delle Finanze degli Stati euro, la decisione. Nessuna previsione obbliga inderogabilmente a utilizzare le risorse del Mes attuando rigidi programmi di controlli macroeconomici preventivi o successivi». Lo sa, Conte?
E a proposito di sanità il governo e il dolente ministro Roberto Speranza non hanno ancora detto la verità sulle responsabilità dei tanti errori nei mesi della pandemia e nemmeno fornito un quadro chiaro delle criticità di un sistema sanitario che è strutturalmente inadeguato a fronteggiare, Dio non voglia, una seconda ondata di covid-19.
Non parliamo poi della politica estera – dalla Cina alla Libia – dove infatti si assiste a smottamenti nella stessa maggioranza, come si è visto nel voto al Senato sul rifinanziamento delle missioni. Né si dice la verità sul se, come e quando cambieranno i decreti sicurezza. Come dice quel personaggio di Carlos Ruiz Zafon, scomparso pochi giorni fa: «Sono poche le ragioni per dire la verità, mentre quelle per mentire sono infinite».
Nei prossimi giorni – è facile previsione – si allestirà molta cartapesta sul vertice europeo millantando successi immaginari: speriamo di no, ma già da questo “tour europeo” di Conte si sente odore di propaganda lontano un miglio. E poi arriverà “il generale Agosto”, magari con la chiusura per ferie di Montecitorio, in un momento come questo, dando tutto lo spazio politico e mediatico a un tristissimo Papeete 2 – La vendetta.
E la verità? Come Laudisi, il gran personaggio che chiude “Così è se vi pare”, Giuseppe Conte potrebbe rispondere a questa domanda con una sprezzante, insistita, beffarda risata. Sipario.