Pubblichiamo la lettera del professor Guido Colasurdo, che risponde all’articolo di Cataldo Intrieri “Il caos nella magistratura è l’occasione per regolare alcuni conti in sospeso, compreso quello di Berlusconi”, di giovedì 2 luglio.
Leggo l’editoriale di Cataldo Intrieri su Linkiesta e lo trovo ben scritto e non privo di equilibrio.
L’avvocato si pone due domande, per le quali io mi posso permettere di fornire una risposta, avendo frequentato il Prof. Franco per cinquant’anni e conoscendone quindi modo di pensare, qualità e difetti.
«Né Berlusconi né chi registra pongono una domanda assai ovvia quanto banale: come mai abbia redatto con tanto zelo e dedizione la sentenza senza chiedere di essere sostituito, come capita nei casi di dissenso tra relatore e collegio. Non spiega come mai ci fossero le firme di tutti i componenti del collegio, né glielo chiede alcuno degli interlocutori»,
Il giudice Franco non ha redatto la sentenza ma solo la relazione introduttiva al Collegio che implicitamente chiedeva l’assoluzione dell’imputato. Tale relazione, immagino con marginali modifiche, è stata inserita come introduzione alle motivazioni della sentenza. Nello scrivere le motivazioni, il relatore è stato sostituito dagli altri quattro magistrati perché il prof. Franco non si sentiva di condividerle.
E veniamo alla firma. Normalmente una sentenza è firmata da Presidente e relatore, ma in questo caso ciò non era evidentemente possibile. Ugualmente impossibile era, in un processo di tale importanza, avere la sentenza firmata da Presidente e tre soli membri del Collegio.
L’impasse è stato risolto con un artificio (assurdo agli occhi del sottoscritto e di chiunque altro al di fuori del Collegio) capace di tacitare, provvisoriamente, la coscienza del giudice Franco. Firmavano tutti perché tutti avevano scritto almeno una parte delle motivazioni della sentenza.
Mi permetta di concludere con un mio personale commento. Conoscendo la complessa personalità del prof. Franco, io non ho dubbi che la registrazione audio corrisponda perfettamente non alla realtà degli accadimenti, ma a come questi sono apparsi agli occhi del magistrato e conseguentemente vissuti.
Guido Colasurdo
Risponde Cataldo Intrieri
Ringrazio il prof. Colasurdo della sua testimonianza che conferma le molte perplessità di una vicenda ancora da chiarire e che interesserà per diverso tempo gli storici.
Ovviamente nessuno dubita che ciò che il presidente Franco ha dichiarato a Berlusconi fosse il suo reale pensiero e la sua concreta percezione dei fatti, ma fatti precisi da cui desumere l’illiceità della condotta degli altri membri non si evincono dalle sue parole.
Egli riferiva di essere stato messo in minoranza da colleghi che egli riteneva già avessero deciso senza tener conto del suo difforme parere. Chiunque frequenti le aule di giustizia sa che non si tratta di evento raro e tantissimi sono i giudici che in camera di consiglio devono piegarsi alla maggioranza contraria ed a decisioni che vivono come ingiuste.
Due sono le domande che a mio parere restano inevase e cruciali: la prima è perché non abbia formalizzato il suo dissenso dentro la camera di consiglio inserendo il suo parere difforme in una busta, invece di co-firmare la sentenza con gli altri quattro giudici ( ed ha ragione il prof.Colasurdo a sottolineare l’anomalia).
La seconda riguarda la decisione del collegio difensivo di non chiedere un rinvio per consentire che il processo venisse celebrato dopo l’estate dalla sezione titolare per i reati finanziari.
Se lo avesse fatto la prescrizione sarebbe stata sospesa automaticamente (a prescindere dall’indirizzo tecnico per cui dichiarando l’inammissibilità del ricorso la prescrizione non avrebbe operato) e dunque difficilmente la Cassazione avrebbe potuto rifiutare.
Resta l’impressione di una vicenda parallela al processo e di qualche frenetico tentativo dell’ultimo momento di evitare il “ bing bang “ finale non riuscito. Visto l’interesse storico è augurabile che chi sa si decida a parlare senza limitarsi alle mezze frasi ed a porzioni di verità.
Cataldo Intrieri