Chi spera, prendendo in mano un libro intitolato “I mostri”, di trovarvi il nome del suo avversario politico rimarrà deluso. I mostri che terrorizzano l’Italia non hanno il volto dei nostri “nemici”.
Ci piace pensare che essi si incarnino, a seconda delle prospettive e dei momenti, in D’Alema, Salvini, Monti, Berlusconi, Renzi, Merkel ecc.; ma non è così. I mostri, e il labirinto che ci imprigiona insieme a loro, sono prodotti dalle nostre azioni, dalle nostre idee e dall’incapacità di fare i conti con la nostra Storia. I mostri siamo noi.
Mentre scrivevo questo libro è piombato su di noi il “mostro di tutti i mostri”, il Covid-19, che ha portato con sé morte, isolamento, paura e recessione.
Il virus cambierà tutto? E in che direzione andrà questo cambiamento? È presto per dirlo. Al momento non sappiamo ancora se troveremo finalmente un’identità repubblicana attorno a cui stringerci, o se invece l’emergenza sanitaria manderà in frantumi una comunità già fragile e confusa.
Quel che è certo è che non basteranno le canzoni dai balconi per cancellare fratture sociali e impoverimento culturale. Il patriottismo senza consapevolezza è vuota retorica, funziona brevemente nei momenti di sconforto, svanisce al ritorno della normalità.
Questo libro nasce dalla convinzione che l’Italia era malata ben prima dell’arrivo del virus. E non era malata perché non cresceva, ma non cresceva perché era, ed è, profondamente malata.
Non è un gioco di parole, ma la constatazione che ogni ricetta economica è destinata a fallire se non sarà preceduta da una disamina di quello che ci impedisce di progredire.
Il problema non è economico ma culturale e identitario. E questo piano è stato molto meno indagato. La mancanza di fiducia reciproca, di un’identità nazionale precisa e di una direzione di marcia non dipende dall’andamento del Pil ma dall’aver perso cognizione di chi siamo.
E allora occorre domandarsi in quale momento siamo entrati nel labirinto, perché continuiamo a scegliere le svolte sbagliate e come possiamo tagliare la testa ai mostri che tornano a tormentarci.
Anche perché il “cosa fare” è stato descritto in decine di saggi economici e sociali e di report dell’Ocse, dell’Ue, e chi più ne ha più ne metta. Il “perché non lo facciamo” rimane oscuro.
L’Italia è l’anello fragilissimo di un Occidente fragile. Una fragilità derivante da quasi cinquant’anni di malanni diventati cronici. Certamente nessun paese ha avuto un così lungo periodo di pessimo governo.
Eppure non tutto può essere spiegato in questo modo. La classe dirigente la scegliamo noi, salvo poi regolarmente dimenticarci di averlo fatto. La capacità di autoassolverci è diventata un nostro tratto distintivo. Uno dei mostri che affollano il labirinto.
Il mio precedente libro, “Orizzonti selvaggi”, era dedicato al tentativo di dare una risposta razionale alla condizione dell’Occidente liberale, uscito trionfante dalla Guerra fredda e poi sconfitto dalla sua hýbris. Una prospettiva economica, geopolitica e sociale. L’angolo visuale era prevalentemente esterno: i fattori globali (economia, progresso, rapporti di forza internazionali) che influiscono sullo stato di salute delle democrazie.
“I mostri” vuole provare a indagare la crisi della nostra democrazia dalla prospettiva dei comportamenti malati nel rapporto tra politica, Stato, Ue, media, corpi intermedi e cittadini. E, come in ogni famiglia disfunzionale, le responsabilità non sono tutte da una parte.
Le democrazie liberali valorizzano la società pluralista. La politica non è l’unico attore della vita pubblica. Ma questo comporta anche una responsabilizzazione di tutte le componenti della società civile.
Se ciò non avviene si verifica un “eccesso di domanda” (diritti senza doveri) che genera insoddisfazione e rabbia, e finisce per far precipitare l’intero sistema democratico nel caos. Parti sociali, media, politica, amministrazione e cittadini sono congiuntamente responsabili della buona salute di una democrazia liberale.
Come vedremo, purtroppo non è quello che accade in Italia; cercheremo di capire il perché e com’è possibile rimediare.
I mostri nasce anche dall’aver vissuto l’estate più pazza della politica italiana. Quella del 2019, in cui è successo tutto ciò che poteva accadere. O che non sarebbe potuto accadere, se prendiamo come riferimento ogni altro sistema politico noto all’uomo. Coerenza, linearità, normalità, serietà sono venute meno simultaneamente nel giro di quindici giorni.
Sono convinto che quel frangente rappresenti il punto di rottura della Terza (o Seconda?) repubblica. Da allora il sistema politico ha iniziato ad avvitarsi a una velocità sempre maggiore.
Siamo ormai a pochi metri dal terreno. Ci troviamo vicini a una crisi sistemica più grave di quella del 1992. Più grave perché ci colpirà in un momento di minore tenuta dell’Occidente. Più grave perché abbiamo esaurito le speranze dopo troppi tentativi di riscatto finiti male.
La pandemia globale accelera questa caduta a spirale, non la inverte. Saremo più soli, chiusi in una “quarantena” geopolitica che continuerà dopo l’emergenza. I nostri mostri non scompariranno, anzi diventeranno più grandi.
Siamo un paese piccolo, vecchio, sconfitto e ignorante. Sempre più diviso e sempre più arrabbiato. Arrabbiato con tutti – l’Europa, gli immigrati, i fascisti, i sinistri, i meridionali, i giovani, i vecchi, i ricchi e persino il papa – tranne che con se stesso, come comunità che ha compiuto, anche se inconsapevolmente, scelte sbagliate.
La crisi di fiducia che investe tutti i livelli sociali e politici della nostra comunità è il prodotto della mancanza di consapevolezza, intesa quale riconoscimento delle nostre responsabilità collettive. Intanto il mondo si fa più duro ed egoista.
Tutto è perduto dunque? Forse no. Ma è il momento di abbandonare le buone maniere e dirci tutto fino in fondo. Cercherò di farlo in queste pagine.
Un ultimo avvertimento: “I mostri”, così come “Orizzonti selvaggi”, è un libro politico e militante, non un saggio. Quello che scrivo è destinato a essere “usato” nella battaglia politica.
Riunire politica e pensiero è importante quanto rimettere insieme politica e tecnica di governo.
Questo libro vuole essere, in primo luogo, un percorso di consapevolezza. Perché siamo insoddisfatti della politica? Come mai perdiamo tanto tempo a combattere contro i mulini a vento in uno scontro ideologico vuoto e posticcio? Cosa ha determinato la separazione tra Stato e cittadini? Perché i corpi sociali e i media hanno cessato di svolgere il loro ruolo?
Perché divoriamo tutti i giorni il futuro dei nostri figli? Di quale Europa siamo insoddisfatti? A ciascuna di queste domande corrisponde un mostro.
Non è un espediente narrativo. Un mostro è, secondo la Treccani, una “figura mitologica che si presenta con caratteristiche estranee al consueto ordine naturale, in quanto per lo più formata di membra e di parti eterogenee, appartenenti a generi e specie differenti, con aspetto deforme e dimensioni anormali sì da indurre stupore e paura”.
Come vedremo, questa è l’esatta descrizione dei nostri problemi. Immagino l’Italia come persa in un labirinto. Le uscite sorvegliate da mostri terrificanti. Terrificanti ma generati da noi. Non inviati da qualche perfida e invidiosa divinità, come accadeva quasi sempre nella mitologia greca.
Nei Mostri ci sono alcuni riferimenti a “Orizzonti selvaggi”. Non è un atto di vanità, ma una segnalazione al lettore che su quell’argomento specifico troverà nel mio libro precedente approfondimenti e dati.
Nessuna maledizione ci condanna a rimanere bloccati nel labirinto. O almeno nessuna maledizione “esterna”. Siamo noi ad aver lasciato ogni speranza dopo esservi entrati. Ecco un altro dei nostri mostri: la rassegnazione che spegne ogni passione civile.
Affiliamo la spada della consapevolezza e sconfiggiamoli finalmente insieme.
da “I mostri e come sconfiggerli”, di Carlo Calenda, Feltrinelli, 2020, 15 euro