Con Alfredo Scotti – bresciano di nascita – se ne va un altro protagonista della finanza milanese. Dopo la scomparsa nel febbraio dell’anno scorso di Guido Roberto Vitale – suo grande amico – ci tocca con grande dolore ricordare una persona dall’animo gentile, dotato di fervida intelligenza e inesauribile curiosità. Appena lo conobbi nel 2000 compresi di avere a che fare con un fuoriclasse, una persona che capiva subito i problemi, andava dritta al punto senza fronzoli, dalla formidabile capacità di sintesi.
Alfredo Scotti è stato per tutta la vita un sostenitore del mercati finanziari e della cultura del mercato. Aveva capito tra i primi quanto il nostro sistema bancocentrico fosse inadeguato a gestire la “distruzione creativa” schumpeteriana. Le banche non possono, se non lentamente, modificare in modo strutturale l’allocazione del capitale dai settori in crisi ai settori del futuro. Alfredo ha sempre sostenuto le imprese che volevano aprirsi al mercato.
Non è un caso che in Eni – come responsabile dei rapporti con i mercati finanziari – sia riuscito a portare in Borsa Recordati (dove allora l’Eni deteneva il 50%) e Saipem. E con lo stesso impegno, più avanti negli anni, si dedicò con Kevin Tempestini a far crescere le imprese italiane, abituate per troppo tempo a far leva solo sul credito bancario. Fino a che in Italia la finanza verrà vista come “brutta e cattiva”, faremo pochi passi avanti, mi diceva con rammarico Alfredo.
Un giorno mi spiego che il suo ruolo in Aon (dove al tempo era vicepresidente esecutivo) fosse quello di non far crescere i costi aziendali. Lì per lì non compresi bene la cosa. Allora Alfredo, con pazienza, mi spiego le forze inerziali dei costi d’impresa, che salgono sempre (pensiamo solo a quelli del personale o degli acquisti) a meno di un intervento continuo, tenace, costante di monitoraggio e intervento.
Dopo una lunga carriera manageriale (Eurogest, Eni, Sofipa, Maffei, Aon) Alfredo decise di far leva sulle sue capacità di visione, di lettura del futuro. Con lo “sguardo lungo” caro a Tommaso Padoa-Schioppa, Alfredo (appassionato di digitale) decise di dedicare le proprie risorse finanziarie e cognitive agli investimenti in imprese innovative. Quello che però contraddistinse i suoi rapporti con i soggetti finanziati era la partecipazione emotiva con la loro vicenda imprenditoriale.
Un classico di Alfredo – coach nato – era di chiamare l’amministratore delegato, criticarlo in modo costruttivo, dare suggerimenti, stimolarlo all’azione, incoraggiarlo. Sono testimone io stesso di lunghe telefonate in cui commentava un mio saggio o una mia riflessione sul capitalismo italiano. Non so quante volte ha voluto approfondire con me la vicenda del proditorio attacco politico-giudiziario del 1979 alla Banca d’Italia di Paolo Baffi e Mario Sarcinelli.
Come mi ha riferito Luca Foresti, amministratore delegato del Centro Medico Sant’Agostino (società che lo ha visto finanziatore con Metrica Investimenti e consigliere di amministrazione), Alfredo Scotti credeva nell’impact investing, ossia nel finanziare imprese in grado di migliorare la società, che generino un impatto sociale e ambientale positivo. Nel caso in questione, consentire alle persone di farsi curare a costi accessibili.
Alfredo credeva nel give-back di matrice americana, nel dovere di restituire alla società quello che ci è stato dato. Spesso in modo disinteressato, senza altri fini se non quello di supportare con generosità le buoni iniziative.
Nel novembre 2019 all’Insurance Day con gli investitori a Palazzo Parigi organizzato da KT & Partners – di cui Scotti era presidente – Alfredo (con una lunga carriera in AON nel settore del brokeraggio assicurativo) introdusse il Enrico Mattioli, direttore finanziario di Cattolica Assicurazioni, poco dopo la revoca delle deleghe all’amministratore delegato Alberto Minali. Nonostante l’imbarazzo della situazione venutasi a creare in Cattolica, Scotti fu così gentile da rassicurare l’interlocutore e fargli sentire il calore umano necessario alla situazione. Una lezione di stile.
L’ultimo whatsapp mandatomi da Alfredo il 19 agosto scorso mi comunicava che la figlia Arianna aveva deciso di chiamare Beniamino il figlio appena nato. Non potevo che gioirne, ricordando quante volte avessimo parlato insieme di Beniamino Andreatta, indimenticato ministro del Tesoro, che pago amaramente il fatto di opporsi alla banca vaticana (Ior) ai tempi del Banco Ambrosiano. Poi ho saputo – divertito – che la scelta del nome è legata al fatto che il bimbo pesasse così poco e sembrasse cagionevole di salute da far ricordare alla madre Benjamin Button – dall’omonimo racconto breve di Francis Scott Fitzgerald, da cui nel 2008 è stato tratto un film con Brad Pitt e Cate Blanchett.
Di fronte alla morte improvvisa di Alfredo Scotti, che lo ha visto combattere con tenacia fino alla fine, non resta che pensare ai tanti momenti passati insieme, a uomini di business e di cultura che hanno il desiderio di aiutare gli altri, di farli crescere professionalmente e umanamente.
Un grande mentore, di cui molti sentiranno la mancanza.
Caro Alfredo, ti sia lieve la terra.