L’album dei fantasmi, dei ricordi e dei bilanci. È l’ultimo lavoro di Bruce Springsteen, “Letter To You”: inciso nel novembre 2019 – quattro giorni di sessioni non-stop in studio, «come i Beatles: facevamo una canzone in tre ore», spiega a Rolling Stone – uscirà nell’ottobre di quest’anno, appena prima delle elezioni (ma non ci sono riferimenti, tranne forse un verso).
Il tour, al quale lui e i membri della E Street Band avevano brindato alla fine della registrazione, non è mai partito. Adesso è tempo di pubblicarlo. «Se scrivo canzoni, è per mandarle fuori», sintetizza.
E queste sono particolari: nascono in mezzo ai fantasmi e grazie a una chitarra nuova. Storie di dolore e, forse, di magia. C’è la morte di George Theiss, vecchio amico (e rivale) di Springsteen ai tempi dell’adolescenza. Fu lui che lo invitò a suonare, come chitarrista, nella loro band, i Castiles.
Col tempo divennero rivali, entrambi puntavano al centro della scena e alla fine il gruppo si sciolse nel 1968. La carriera stellare di Springsteen sarà sempre motivo di imbarazzo per Theiss, fino a quando i due non si riconcilieranno. Torneranno amici: tanto che alla morte di Theiss, nel 2018, Springsteen sarà al suo capezzale, partito al volo da Broadway dove era impegnato in una serie di concerti. Questa è la storia di dolore.
Quella di magia viene poco prima: sempre a Broadway, un fan italiano riesce a raggiungerlo all’ingresso degli artisti e gli regala una chitarra. «Gli rispondo con imbarazzo: “Oddio, grazie mille”. Poi Gli do un’occhiata veloce, mi sembra di ottima qualità così salto in macchina tenendola in mano». La marca? Non l’aveva mai sentita. La appenderà in salotto per mesi. Poi, ad aprile 2019 la prende in mano e comincia a suonarla. Una meraviglia: «Tutte le canzoni dell’album sono venute fuori da lì».
In 10 giorni ha tutto pronto: «Giravo per la casa, in camere diverse, e scrivevo una canzone nuova ogni giorno. Una nella camera da letto. Una nel nostro bar. Una nel salotto».
Sono canzoni di ricordo ed elegia. La prima, “Last Man Standing”, ritorna alle vecchie serate con i Castiles (è lui “l’ultimo uomo rimasto”, cioè l’ultimo membro della band ancora in vita, con la responsabilità di questo ricordo), fino al momento in cui il futuro, con tutte le sue perdite, si profila davanti a lui: «“Conti il numero di quelli che se ne vanno insieme al tempo che rimane».
Sono anche canzoni sul senso di stare in una band – e non per caso lo registra, tutto, con gli E Street: è l’unico in cui «tutti i membri suonano allo stesso tempo, tutto live», come «ai vecchi tempi».
Sono, infine, canzoni sui fantasmi, cioè dedicate agli amici che lo hanno accompagnato e che non ci sono più. Oltre a Theiss, nel numero va compreso anche l’organista Danny Federici, morto nel 2008, e il sassofonista Clarence Clemons, scomparso tre anni dopo. Erano membri della E Street Band. «A volte li rivedo nei miei sogni, come Terry Magovern (l’assistente, morto nel 2007) che passa a trovarmi almeno due volte all’anno». Sognare significa tornare alle case in cui ha vissuto, rivedere le stanze, le persone. «Le rivediamo tutte così, nei nostri sogni. Fino a quando anche noi non diventeremo un sogno».
E così, grazie alla favolosa chitarra di un misterioso italiano, è nata “Letter To You”. Un album pieno di energia, ma con tutta la saggezza acquisita inn 50 anni di pratica. Già dal titolo è una apertura al mondo, a chi non c’è più, a chi ci sarà. Forse, tra i destinatari di questa lettera particolare, c’è anche quel fan di Broadway.