«Dieci mesi fa centinaia di finanzieri inviati dalla Procura di Firenze hanno perquisito le case di cittadini non indagati “rei” di aver finanziato in modo legittimo e trasparente la Leopolda. Per settimane i giornali, i politici, gli addetti ai lavori hanno parlato di quella vicenda: il caso Open. Ieri la Cassazione ha stabilito che le perquisizioni erano illegittime: la Cassazione!».
Matteo Renzi ha scelto queste parole, pubblicate sul suo profilo Facebook, per annunciare la decisione della Cassazione di accogliere il ricorso dell’imprenditore Marco Carrai e del finanziere Davide Serra contro il sequestro di documenti e computer nell’ambito dell’indagine sulla Fondazione Open – ex cassaforte renziana – che ipotizza l’illecito finanziamento ai partiti.
«Oggi silenzio di quasi tutti i media. In un mondo normale oggi qualcuno dovrebbe scusarsi per le tonnellate di fango che ci hanno buttato addosso. Non succederà e noi andremo avanti col sorriso e senza rancore. Ma chi pagherà per il danno politico, economico, mediatico, umano che abbiamo subito? Il tempo è galantuomo, certo, ma le cicatrici lasciano il segno. Un abbraccio affettuoso e solidale ai “perquisiti” e alle loro famiglie. E noi andiamo avanti a testa alta, come sempre, più di sempre» continua il post di Renzi.
Nello specifico, secondo la Suprema Corte cambia il quadro delineato dall’inchiesta toscana secondo cui la Fondazione Open aveva «agito, a prescindere dal suo scopo istituzionale, quale articolazione di partito». Da qui erano partite le accuse di finanziamento illecito, ora messe in discussione dalla Cassazione con quanta ampiezza si vedrà quando saranno pubblicate le motivazioni del verdetto emesso dalla Sesta sezione penale. Per le quali ci vorranno circa trenta giorni.