Veto strategicoPerché Cipro impedisce all’Unione di comminare sanzioni alla Bielorussia

Il Consiglio ha bisogno dell’unanimità per attuare le misure economiche contro il dittatore Lukashenko, ma Nicosia continua a mettere il veto chiedendo di applicare lo stesso regime sanzionatorio contro la Turchia, che dal 1974 occupa la parte nord dell’isola

PATRICK BAZ / AFP

La crisi nel Mediterraneo orientale tra Turchia, Grecia e Cipro e la repressione delle proteste organizzate in Bielorussia contro il presidente Alexander Lukashenko hanno imposto al centro dibattito europeo il tema delle sanzioni. Perché tali misure possano essere implementate, il Consiglio ha bisogno dell’unanimità dei suoi membri, ma da mesi Bruxelles si trova a vivere una situazione di stallo da cui fatica a uscire. A causare questa impasse, secondo le ultime rivelazioni, sarebbero le divergenze tra Cipro e il resto dell’Ue sulla strategia da adottare nei confronti della Turchia.

L’opposizione di Cipro

Bruxelles minaccia da settimane l’imposizione di sanzioni contro la Bielorussia. Nello specifico, l’Ue avrebbe stilato una lista di 40 soggetti contro cui prendere provvedimenti a livello comunitario, ma ad oggi ogni tentativo di approvare le sanzioni è naufragato a causa del mancato raggiungimento dell’unanimità all’interno del Consiglio.

L’Ue ha mosso critiche molto forti contro il presidente Lukashenko e sostiene apertamente la candidata dell’opposizione in esilio in Lituania, Sviatlana Tsikhanouskaya, ma il veto di Cipro mina da tempo qualsiasi tentativo di rendere effettive le minacce europee.

Il Governo di Nicosia non è certo indifferente alla questione bielorussa, ma chiede all’Ue di essere coerente nelle proprie posizioni e di applicare lo stesso regime sanzionatorio anche contro la Turchia, che minaccia non solo gli interessi di Cipro ma anche dell’intera Ue.

L’isola si trova da mesi al centro di una disputa sull’estensione della propria Zona economica esclusiva, con Ankara che continua ad inviare proprie navi per la ricerca di idrocarburi – scortate da imbarcazioni militari – nelle aree contese. Cipro e Grecia hanno più volte chiesto all’Ue di intervenire nella questione, ma le parole usate dall’Alto rappresentante per gli Affari esteri non hanno soddisfatto Nicosia.

Mentre nel caso del dossier bielorusso Josep Borrell ha menzionato ripetutamente l’adozione di sanzioni, in quello turco-cipriota ha puntato maggiormente sulla risoluzione della disputa per il Mediterraneo tramite il dialogo. L’Alto rappresentate ha ugualmente minacciato la Turchia di «gravi conseguenze» nel caso in cui le esplorazioni dovessero continuare, ma è stato sempre molto cauto nel nominare le sanzioni.

La doppia politica europea dimostra quanta differenza ci sia tra Bielorussia e Turchia: mentre l’imposizione di un regime sanzionatorio nei confronti della prima è accettata dalla generalità dell’Ue, nel caso turco un numero ridotto di Stati è disposto a incorrere nell’ira del presidente Recep Tayyip Erdogan.

La Turchia infatti può ancora giocare contro l’Ue la carta dei migranti, minacciando di aprire nuovamente le frontiere a tutti coloro che vorrebbero raggiungere l’Europa e mettendo così a repentaglio in primis la stabilità degli Stati più vicini alla frontiera turca.

La posizione di Cipro sembra però irremovibile: o le sanzioni si applicano anche alla Turchia, o difficilmente il Consiglio raggiungerà l’unanimità necessaria per rispondere come vorrebbe al governo bielorusso. «Non abbiamo problemi nell’imporre sanzioni contro la Bielorussia», ha affermato un diplomatico cipriota a Reuters, «(…) ma non abbiamo altra scelta se non agire come stiamo facendo».

Le mosse della Turchia in Ue

La contesa per il Mediterraneo orientale è al centro del summit europeo del 24-25 settembre, organizzato per trovare una risposta comune alla minaccia che la Turchia rappresenta nell’area per gli interessi di tutta l’Unione.

In vista dell’incontro, il presidente turco ha contattato le principali cancellerie europee per scongiurare ulteriormente l’imposizione di nuove sanzioni contro il suo Paese. Erdogan ha parlato con il primo ministro italiano Giuseppe Conte, con il premier spagnolo Pedro Sachez, con il bulgaro Boyko Borissov e ha avuto varie conversazioni con la cancelliera tedesca Angela Merkel.

Proprio la Germania sta cercando da mesi di risolvere la disputa per il Mediterraneo per vie diplomatiche, ma i risultati fino ad ora raggiunti non sono stati soddisfacenti. La Turchia ha di recente richiamato una delle sue navi – la Oruc Reis – ma pochi giorni dopo ne ha inviata un’altra per continuare le esplorazioni in una zona diversa del mare nostrum, irritando ulteriormente Cipro e la stessa Ue.

Critiche contro la Turchia sono giunte anche dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, che ha però sottolineato l’importanza di evitare «azioni unilaterali» e di riprendere «colloqui in genuina buona fede». I toni usati nei confronti della Bielorussia sono stati invece molto più duri, tanto che la presidente ha proposto di passare dalla maggioranza assoluta a quella qualificata per l’adozione di sanzioni contro chi viola i diritti umani.

Intanto il veto incrociato di Cipro dimostra tutta la debolezza della politica estera europea, ancora lontana da quella comunità di interessi e di posizioni necessaria affinché l’Ue possa fare effettivamente la differenza a livello internazionale o anche solo regionale. Come affermato anche da una fonte diplomatica europea alla Reuters, l’Ue «rischia l’irrilevanza» e sta mettendo in gioco la sua stessa credibilità.

 

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