AstraZeneca ha messo in pausa per alcuni giorni i suoi test sulla fase tre della sperimentazione di un virus contro il Covid19: uno dei volontari avrebbe mostrato segni di una reazione avversa. Nulla di grave: è possibile che sia affetto da una malattia diversa.
Società britannica-svedese, la AstraZeneca da aprile ha attivato una collaborazione con l’Oxford Vaccine Group della omonima Università per un vaccino considerato tra i tre più promettenti tra gli oltre 200 proposti in tutto il mondo.
L’annuncio ha fatto seguito a quello di una solenne dichiarazione che proprio AstraZeneca aveva proposto l’8 settembre, insieme a otto aziende farmaceutiche di rilevanza internazionale: BioNTech, GlaxoSmithKline, Johnson&Johnson, Merck, Moderna, Novavax, Pfizer, Sanofi, statunitensi e non solo, tutte coinvolte nell’investimento del governo federale per disporre del vaccino il prima possibile, hanno assicurato che stanno «dalla parte della scienza» e che tutti i percorsi obbligati delle sperimentazioni cliniche saranno rispettati, malgrado le pressioni di politici che vorrebbero bruciare le tappe, anche per ragioni elettorali.
Il primo riferimento è ovviamente al 3 novembre, e al voto negli Stati Uniti. Con una lettera del Centers for Disease Control and Prevention, l’Amministrazione Trump aveva appena notificato alle autorità sanitarie americane e di cinque delle maggiori città statunitensi di prepararsi a distribuire il vaccino per il coronavirus ai lavoratori sanitari e ai gruppi a più alto rischio fra la fine di ottobre e gli inizi di novembre.
Il 6 dicembre sono in agenda le elezioni politiche in Venezuela. È un appuntamento con cui Maduro spera di togliersi definitivamente di mezzo l’impiccio di una Assemblea Nazionale in cui l’opposizione aveva conquistato 112 dei 167 seggi, e in cui con la mediazione del ministro degli Esteri turco Mevlüt Çavuşoğlu è riuscita a spaccare l’opposizione. Henrique Capriles Radonski, già candidato presidenziale nel 2012 e 2013, in cambio della liberazione di 50 detenuti politici e del perdono per i 60 dirigenti dell’opposizione perseguitati ed esiliati ha presentato una lista con 377 candidati, contestando la posizione astensionista del presidente dell’Assemblea Nazionale Juan Guaidó, che punta invece a dichiarare il voto illegittimo per prorogare la legittimità dell’organismo da cui riceve la propria legittimazione di presidente a interim. «Presidente su Internet» lo ha definito polemicamente Capriles, secondo cui l’Europa deve aiutare il suo tentativo di dare la spallata al regime.
Ovviamente Capriles ha richiesto il consulto di osservatori internazionali e anche un rinvio del voto almeno fino a marzo, tenendo conto del problema Covid. Maduro ha rifiutato, ma in compenso ha fatto una contro-offerta: ha annunciato l’intenzione di somministrare il vaccino ai 14.400 candidati. Così, ha spiegato, potrebbero condurre la loro campagna elettorale senza rischi per nessuno.
Qualche maligno ipotizzerà che da Mosca potrebbero arrivare due carichi diversi: uno di vaccino Sputnik V per i candidati governativi, e un altro per quelli di opposizione di contenuto simile a quello che ha portato Navalny a un passo della morte. Qualcuno più maligno ancora potrebbe sostenere che forse tra i due prodotti potrebbe non esserci troppa differenza. In realtà The Lancet ha scritto che nella fase 1 e 2 la sperimentazione dello Sputnik V «ha provocato una risposta immunitaria in tutti i 76 soggetti coinvolti» e che ora si aspettano gli esiti dei test di fase 3 su 40mila persone che, iniziati alla fine di agosto, dovrebbero fornire qualche risposta già il mese prossimo.
Abbiamo visto che proprio durante questa “ultima tappa” AstraZeneca ha deciso di prendere tempo e le Major hanno consigliato di andarci con i piedi di piombo, ma Putin vorrebbe invece a sua volta partire con le vaccinazioni entro fine anno. Venezuelani a parte, Putin ha sostenuto di aver dato lo Sputnik V a sua figlia e lo ha mandato anche a Berlusconi. Ma Zangrillo ha ribadito che deciderà se sperimentarlo sul malato solo dopo che l’infezione sarà stata debellata.
Peraltro a The Lancet è subito arrivata una lettera aperta di alcuni ricercatori secondo i quali i dati proposti sarebbero quanto meno improbabili. Per esempio, i livelli di anticorpi rilevati in diversi volontari coinvolti risultano identici. Mancherebbero anche i dati numerici originali di tutti gli esperimenti, che consentirebbero di riprodurre le analisi in altri laboratori e di confrontare i risultati con quelli presentati nello studio. Inoltre, non sarebbero state specificate le caratteristiche dei pazienti convalescenti da Covid-19 “utilizzati” come gruppo di controllo per la valutazione degli anticorpi sviluppati dai soggetti vaccinati.
Da studi precedenti sappiamo che anche i pazienti guariti da questa infezione virale possono presentare livelli molto bassi di anticorpi neutralizzanti. Dunque sarebbe facile affermare che un vaccino sperimentale induce una risposta migliore. Diventa allora essenziale sapere sia quanti giorni sono trascorsi dalla guarigione del gruppo di controllo sia dove è stato raccolto il plasma usato nel confronto.
Come si ricordava, sono circa 200 i gruppi che in questo momento stanno ricercando un vaccino contro il Covid-19. Tra loro anche quello italiano che è stato presentato allo Spallanzani. Di questi, centoquaranta sono monitorati dalla Organizzazione mondiale della Sanità e nove sono giunti alla “fase 3”, che finora ha riguardato almeno 30mila persone tra Stati Uniti, Brasile, Sudafrica, India e Regno Unito. Già durante la fase di sperimentazione AstraZeneca ha garantito la vendita di 100 milioni di dosi al Regno Unito e altri 400 milioni a Paesi Bassi, Germania, Francia e Italia, che a giugno hanno appositamente formato una Alleanza per un «vaccino inclusivo».
L’Amministrazione Trump ha fatto sapere che «gli Stati Uniti continueranno a collaborare con i partner internazionali per assicurare la sconfitta del virus, ma non saranno limitati da organizzazioni multilaterali influenzate dalla corrotta Oms e dalla Cina».
In effetti è cinese uno dei tre progetti allo stadio più avanzato: si tratta del Sinovac Biotech, basato su particelle di Covid-19 disattivate, ora testato in Brasile. La società ha annunciato a luglio l’inizio della terza fase di test, dopo che a giugno i 743 volontari delle fasi 1 e 2 non avevano mostrato effetti avversi, proponendo invece una risposta immunitaria.
Il progetto della Università di Oxford è invece ChAdOx1 nCoV-19, ed è partito dalla gestione di un virus geneticamente modificato del raffreddore negli scimpanzè. Il test si estenderà a 10mila persone nel Regno Unito, 30mila negli Stati Uniti, 2000 in Sudafrica e 5000 in Brasile.
Infine, il terzo vaccino, e a maggio il primo a essere testato su esseri umani, è l’mRNA-1273, basato su un frammento del codice genetico del Coronaviruis che viene iniettato nel paziente. Appartiene all’impresa statunitense Moderna, che sostiene di aver trovato anticorpi neutralizzatori nelle prime otto persone che hanno partecipato a uno studio per valutarne la sicurezza. Con Moderna, che ha avuto colloqui esplorativi anche con la Commissione europea, ora sta contrattando l’Amministrazione Trump.