Quattro siti valdostani analizzati e otto litri di neve passati al microscopio nel corso di uno studio effettuato, per la prima volta al mondo, sulle nevi residue, cioè le coltri depositate a metà settembre. Risultato? Tanta, troppa la microplastica rilevata: è il 45% delle 40 particelle riscontrate nei campioni prelevati.
I dati forniti dallo studio “Nevica Plastica”, coordinato da Franco Borgogno e Roberto Cavallo, testimoniano che ogni anno sulle cime più alte d’Italia cadono 200 milioni di particelle, di cui 80 milioni sono microplastiche. Una nevicata di 25 chili di plastica. Il valore molto probabilmente è sottostimato in quanto le nevi, terminato l’inverno e con l’aumento della temperatura, fondono e riversano il loro contenuto nei ruscelli e nei torrenti che scendono a valle. Sfuggendo così alla possibilità di essere analizzate.
«Il ritrovamento di microplastiche anche in alta montagna purtroppo non mi stupisce. Negli ultimi anni, con European Research Institute, ho avuto la possibilità di monitorare la situazione di questo tipo di inquinamento in ogni ambiente del nostro Pianeta, di esserne testimone diretto: dall’Artico al Mediterraneo, dal fiume Po alle nevi alpine. I dati reali hanno sempre confermato i miei timori», dichiara Franco Borgogno, coordinatore scientifico della ricerca, giornalista, guida naturalistica, e autore del libro “Un mare di plastica. Gli sconvolgenti risultati di una missione scientifica attraverso il passaggio a Nord Ovest“.
Il derivato del petrolio si trova oggi a ogni latitudine e in tutte le forme dell’acqua: ghiaccio, neve, fiumi, laghi e mari. «È necessario ricordarsi – continua Borgogno – che la vita esiste grazie a questo elemento puro e cristallino, in particolare grazie al mare, dove vanno a riversarsi il ghiaccio e la neve sciolti. Proprio per questo dobbiamo tutelarlo. E per farlo è fondamentale conoscere: la pubblicazione di questi dati è necessaria per quantificare e affrontare il problema, che è straordinariamente grave».
Riciclare la plastica è fondamentale ma è solo una parte della soluzione. Una parte che, tra l’altro, deve essere temporanea. «Bisogna trovare nuove soluzioni che sostituiscano totalmente questo materiale. Dobbiamo scovare alternative innovative fondate su una biodegradabilità molto rapida. Parallelamente, è necessario ridisegnare i cicli industriali, abbattendo l’utilizzo di confezioni in plastica. E, devo dire, la sensibilizzazione sul tema dell’eco-sostenibilità sta spingendo verso questa direzione».
Il campionamento della neve è stato condotto dalla cooperativa Erica, in collaborazione con lo European Research Institute, Vdatralier e Aica, l’associazione internazionale per la comunicazione ambientale. L’analisi, invece, è stata curata da ARPA Valle e dall’Università degli Studi di Milano, sotto la direzione dei professori Marco Parolini e Roberto Ambrosini del Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali. I risultati, resi noti il 26 agosto, riguardano quattro località della Valle d’Aosta tra i 2000 e i 3000 metri d’altitudine. Si tratta del rifugio Deffeys, nel comune di La Thuile, ai piedi dell’omonimo ghiacciaio, il rifugio Miserin, nel parco del Monte Avic, il rifugio Cuney, il più alto delle Alte Vie valdostane e il col du Malatrà, che separa la Val Ferret dalla Valle del Gran San Bernardo.
«Il mio obiettivo, ben lontano da veicolare allarmismi, è comunicare che, data la situazione, bisogna attivare azioni per preservare ciò che ci circonda. Con queste ricerche intendo raccontare il problema che la plastica comporta. Un problema che inficia pesantemente sulla straordinaria ricchezza e bellezza della nostra grande casa e della nostra principale sorgente di vita».
A metà settembre uscirà l’ultimo libro di Borgogno dal titolo “Plastica, la soluzione siamo noi. Storie di donne, uomini e bambini che fanno la cosa giusta”, in cui vengono narrate le testimonianze di quindici persone che hanno risolto, nella loro piccola realtà, il problema dell’inquinamento portato da questo materiale. «Ho voluto parlare di semplici ma importanti esempi. Piccoli passi e piccole azioni che possono mettere in moto un cambiamento più generale. Un cambiamento che può interessare, e di cui può beneficiare, l’intera comunità».