Il virus dell’influencerMadri, seguite l’esempio di Brooklyn & Bailey e non temete più il ritorno a scuola

Le due gemelle mormone hanno quasi 21 anni, sono all’ultimo anno d’università e milioni di follower le seguono su YouTube e Instagram. Pochi giorni fa sono risultate positive al Covid. Giurano che non è colpa del loro istituto, che però figura tra i loro sponsor

Brooklyn and Bailey

Madri, venite a me.

Madri dolenti, offesissime per la prima pagina di Charlie Hebdo in cui i bambini che tornano a scuola, nel settembre del virus, hanno bare al posto degli zaini, giacché siamo tutti Charlie Hebdo, purché non faccia battutacce sui nostri cari – come dite, era proprio in difesa delle battutacce che eravamo Charlie Hebdo?

Madri ambiziose, che altro che liceo classico, volete iscriverlo all’alberghiero nella speranza che appena maggiorenne lo prendano a Masterchef.

Madri pratiche, che sapete che l’aoristo sarà meno utile a fare della vostra bambina una donna che non dovrete mantenere a vita di quanto lo sia un account su Tik Tok.

Venite a me, perché io ho trovato la soluzione ai vostri problemi, il modello da imitare, la terza via per il ritorno a scuola.

Brooklyn e Bailey McKnight nascono nell’ultimo scorcio dello scorso millennio in una famiglia mormona, e se vi chiedete come possano due che vivono la vita in diretta social essere mormone vuol dire che non avete senso delle proporzioni: in un’epoca in cui i ragazzini vivono attaccati allo smartphone, le regole della casa mormona – niente social prima dei 13 anni, niente telefoni dopo le dieci di sera, niente app non approvate dai genitori – sono già integralismo.

Voglio dire: Brooklyn e Bailey hanno sul telefono l’app della Bibbia, là dove i vostri figli hanno YouPorn.

La madre inizia a tenere un blog sulle pettinature delle gemelle quando le piccine hanno un anno e mezzo, ma solo perché allora non esisteva ancora YouTube, che diviene poi il loro pane e companatico: a dieci anni le gemelle sono protagoniste del canale di pettinature più visto su YouTube (e tu che ti sentivi in colpa per avere aperto il Tik Tok al bambino, sì, dico a te), a 13 aprono un canale loro.

Come poteva finire? Ovvio: sono diventate influencer, qualunque cosa significhi. Hanno quasi 21 anni, e sono all’ultimo anno d’università (a Baylor, università texana: ricordatevi questo dettaglio, vi tornerà utile tra poco).

Si distinguono ancora solo dalle pettinature (anche se io non sono mica riuscita a capire se Brooklyn sia quella coi capelli arancioni e Bailey quella con le trecce, o viceversa, ma non è poi molto importante: sono quasi sempre in coppia, identità singole quasi non pervenute).

Nessuno dei dettagli elencati finora però vi interessa, care mamme, scusate, mi sono persa nelle premesse.

Quel che le rende modelli attuali è: Brooklyn e Bailey – quasi 6 milioni di follower su Instagram, quasi 7 su YouTube – sono positive al virus. Se lo saranno preso girando il reality in cui escono con dieci ragazzi in dieci giorni?

Macché, dicono che sono state prudentissime (nei video non hanno le mascherine, ma che c’entra: pure a Temptation Island erano tutti senza mascherina, e non si sono ammalati neanche i partecipanti su cui sono piombati gli accidenti dell’intero pubblico televisivo).

Ma quello di cui sono certe, certissime, è che non se lo siano certo preso perché, invece della didattica a distanza, sono tornate all’università che ha scelto di far lezione dal vivo, come piace alle mamme italiane. Assolutamente no, maiuscolano le gemelle, Baylor mette in atto tutte le prudenze sanitarie, mascherine obbligatorie, niente rientro a scuola se non hai fatto il tampone, non possiamo proprio essercelo preso qui.

Pochi post prima, indossavano magliette dell’università spiegando che era un posto accogliente e cristiano, sotto l’avvertenza pubblicitaria «Paid partnership with Baylor»: se l’università ti paga per parlar bene dell’università, puoi dire che ti sei presa il Covid all’università?

Nel weekend ci hanno rassicurato, non stanno male, prendono lo zinco e la vitamina C. Si saranno fatte passare i sintomi con le preghiere.

La saggista Anne Helen Petersen, commentando la storia delle gemelle McKnight, ha citato il “capitalismo dei disastri”, adattando il concetto elaborato da Naomi Klein alla smania di tornare alla normalità della società (cioè: a fare lezione non in remoto all’università) anche durante una pandemia. Se fotografano le gemelle che leggono Naomi Klein cercando il punto in cui le cita, sarà interessante osservare l’effetto sulle vendite d’un saggio di tredici anni fa.

Capitalizzate anche voi il disastro, mamme italiane. Aprite al pupo un account e, una volta che avrà accumulato abbastanza follower, offritelo alla scuola come testimonial retribuito. A quel punto, se ve lo contagiano, almeno non sarà stato gratis.

Imparate da B&B, che vendono tutto: dischi, magliette, vita sentimentale. Il video in cui Brooklyn racconta la triste storia del fidanzatino che l’ha mollata (7 milioni e spicci di visualizzazioni) comincia con le sorelle che raccomandano di comprare i biglietti del loro tour. Il capitalismo dei disastri è l’anima del commercio.

E non preoccupatevi per lo sputtanamento familiare: si può diventare influencer anche essendo molto meno esibizioniste dell’utente social medio.

Nel libro della mamma di Brooklyn e Bailey (certo che la madre ha scritto un libro, che domande) c’è scritto che non devi postare niente che non vorresti vedessero il tuo preside, i tuoi genitori, o il prete della tua parrocchia («pastor»: non sono sicura di saper tradurre i ruoli mormoni, prendetelo per un adattamento).

Una volta monetizzato l’eventuale contagio, mamme, non v’importerà più dei banchi con le rotelle, delle autocertificazioni, di chi misura la febbre a chi.

Potrete tornare a indignarvi per le cose davvero importanti, per esempio: come si permettono quelli di Charlie Hebdo di vestire il bambino d’azzurro e la bambina di rosa.