Caro Sindaco,
Ho letto con attenzione le Sue importanti riflessioni sul futuro della città, sull’importanza di avere un strategia politica che possa determinare l’amministrazione che verrà, i suoi contributi schietti al dibattito sull’uso delle risorse del recovery fund. Dibattito che, col solito coraggio, ha alimentato apportando la Sua preziosa visione da Sindaco.
Le scrivo queste riflessioni da milanese d’adozione, connesso alla città per cui sento un legame profondo, così come sono estremamente legato alla mia terra, la Puglia.
Sul tema dei fondi europei ritengo che per prima cosa si può gioire perché è grazie alle nostre convinzioni che oggi il sogno di un Europa unita e coesa è forte più che mai.
Grazie al nostro impegno, al Suo, a quello di tutti noi patrioti europei che anche nei momenti più difficili hanno sempre sostenuto l’idea di un’Europa unita e solidale per affrontare e vincere le sfide globali.
Un’importante accelerazione di questo processo, che ha portato addirittura all’emissione di debito comune, è frutto purtroppo della più grande crisi sanitaria del dopoguerra. Un momento delicato che richiede responsabilità, coraggio, impegno e competenza.
Finalmente siamo riusciti, dopo lunghe trattative, ad avere a disposizione risorse ingenti da investire. Il “come” utilizzarle è un tema cruciale, con implicazioni politiche autentiche e che dunque merita un approfondimento con un confronto leale e sincero.
La riflessione che voglio condividere con Lei, però, va oltre Milano. Parto dall’altra realtà che conosco.
La Puglia, come tutto il Sud, soffre di una carenza oggettiva di strutture e infrastrutture fisiche e digitali, che da anni la condannano a inseguire un reale e strutturato sviluppo economico.
Potrebbe essere facile cadere nei soliti luoghi comuni, ma le carenze strutturali evidenti (misurate con vari indicatori) pongono l’intera area del Sud in una condizione oggettiva di inferiorità rispetto al Nord. Cosi come oggettivo è il tema della difesa del sistema produttivo del Nord, a garanzia della tenuta dell’intero Paese. Un Nord che spesso si avvale delle competenze dei tanti giovani meridionali che emigrano per affermarsi e per trovare le condizioni migliori per realizzarsi. Sintomo che il gap di competenze è, invece, meno accentuato di quel che si immagina.
Cosi come è innegabile che gli investimenti non bastano se non accompagnati da progetti seri e gestiti da una classe dirigente capace di guardare agli interessi reali del territorio nel suo complesso. In questo l’Europa, dobbiamo dircelo, può poco. Solo con il voto i cittadini possono scegliere una classe dirigente capace e che si muova solo e soltanto nel perimetro della legalità.
Milano è stata la città italiana più colpita della frenata del Covid, perché città che andava più veloce di tutte. La locomotiva d’Italia si ritrova, così, davanti a una situazione completamente nuova, come tutte le metropoli mondiali e nei prossimi anni è chiamata a re-inventarsi con un nuovo modello di sviluppo.
Sono certo che con la sua guida, sarà capace di farlo senza dimenticare i valori più importanti che ci animano da sempre: rispetto della dimensione umana, valorizzazione delle migliori energie, rispetto dell’ambiente e della legalità. Con lei ci saranno i tanti pugliesi che a Milano hanno trovato la loro dimensione ma che, presto o tardi, spero possano tornare in Puglia (qualora lo volessero).
Tuttavia se c’è una lezione che il Covid ci ha impartito è che il futuro è comune per tutti. Che nessuno può pensare di andare per conto proprio, che si tratti di un individuo, di una comunità, di una città, di una nazione. Il destino dell’umanità è comune e solo lavorando insieme possiamo pensare a un futuro più roseo per tutti.
Converrà che l’unica cosa di cui non ha bisogno l’Italia è la contrapposizione Nord/Sud, cioè tra zone con una diversa economia e condizione sociale. Messa a fuoco l’impossibilità di scindere i destini delle zone a diverso tipo di sviluppo socio-economico, il problema è dar vita a proposte che rispondano alle diverse esigenze in modo equilibrato.
Milano può ricercare una sua nuova unicità all’interno dell’occidente ponendosi come porta di collegamento con il Mediterraneo, collettore di energie, esperienze, relazioni tra mondi diversi, non più semplice locomotiva ma centro nevralgico di una rete complessa. Altrimenti la sua massima ambizione potrà essere diventare una buona copia di Monaco di Baviera, Parigi, o Londra.
Credo si debba avere un’ambizione più grande e che questa trovi senso e forza da quello che può circondare Milano. Allo stesso tempo la Puglia, il Sud e l’Italia tutta hanno bisogno di una città che senza imbarazzi ed esitazioni si ponga sul piano delle migliori città del mondo. Per ottimizzare i propri flussi, per incontrarsi, per stabilire le rotte dei propri mercati. Insomma Milano ha bisogno del Sud e il Sud ha bisogno di Milano.
Occorre decidere al più presto se imboccare questa strada slegando questo importante bivio dalle dinamiche nazionali o peggio dagli istantanei risultati elettorali amministrativi.
Milano ha i suoi tempi e questi sono maturi per ricominciare insieme a recuperare quella spinta all’unità e per ritrovare soprattutto uno spirito propositivo basato su legalità e competenza, perché il tempo dell’isteria, della demagogia, del populismo non possiamo più permettercelo, è finito. Serve una visione coraggiosa ma realista, senza perdere altro tempo: uniamo tutte le persone serie e mettiamoci a lavoro.