Il corpo del Bullo
Ieri, alle 12.30 ora della costa orientale, Donald Trump aveva twittato solo quattro volte. Gli analisti del suo pensiero e della sua psiche complessa hanno subito twittato che aveva preso male i buuuu e lo slogan “Vote him out!” scanditi dalle centinaia di persone in fila per dire addio a Ruth Bader Ginsburg.
Come è successo raramente, con un’intensità con cui non era mai successo, l’arrabbiatura anti-trumpiana è entrata nello spazio presidenziale sempre benissimo delimitato. Ha rotto l’inviolabilità trumpiana, del corpo del bullo più che corpo del capo, ma vabbé.
Trump l’ha presa male e si vedeva, era a disagio con la mascherina, si agitava. Forse è stato un momento cruciale di questa campagna, di certo è uno dei più drammatici: tra le colonne della Corte Suprema che lui vuole trumpizzare prima delle elezioni, tra gli anti-trumpiani in lutto che gridavano «honor her wish», rispetta il suo ultimo desiderio. Ed erano, oltre che furiosi, più impauriti di prima.
L’altra sera Trump ha spiegato di non credere nel pacifico trasferimento di poteri in caso di vittoria di Joe Biden: «Vedremo cosa succede, mi sono lamentato delle schede…Liberatevi delle schede e avrete un pacifico – non ci sarà un trasferimento di potere, francamente».
Ovviamente: i democratici sono indignati, il presidente della commissione Intelligence della Camera Adam Schiff ha chiesto le sue dimissioni, molti senatori repubblicani sono imbarazzati e si dichiarano per il passaggio di poteri pacifico, bontà loro, ma è sempre più difficile farlo passare per pittoresco.
Gli altri elettori
Anche perché il pericolo di colpi di mano c’è. In Pennsylvania e in altri stati con legislature repubblicane, si è saputo in a questi giorni, stanno discutendo se nominare loro i grandi elettori che si riuniscono per proclamare il vincente, in caso di risultato non chiaro e di troppe schede per posta fuori tempo.
Lo fanno perché è un’idea della campagna di Trump, che sta preparando «piani per bypassare i risultati elettorali e selezionare grandi elettori negli stati contesi ovunque ci sia la maggioranza», scrive Barton Gellman sull’Atlantic (“The Election That Could Break America”, articolo lunghissimo, noioso, terribile, va letto).
Don Piccolo
Don Junior, il figlio molto di destra amato dai trumpiani truculenti, ha fatto un comizio truculentissimo ieri in New Hampshire, ma è stato anche lui molto contestato. Quando ha dato del pedofilo a Biden, un gruppo di contestatori ha obiettato «tuo padre ha stuprato 22 donne!» (Non è sicuro).
Semi e Pallottole
«Il mio vicino ha fondato una milizia che consiste in lui stesso. Gira per il vicinato con un fucile AR-15 carico e una pistola, ubriaco». Sui social network e i media abbondano testimonianze così; quest’estate gli americani si sono armati più del solito.
I già armati fino ai denti hanno arricchito l’arsenale, uomini di colore e donne di sinistra in “red states” o zone a rischio scontri hanno comprato per la prima volta. E la National Rifle Association (NRA) ha festeggiato con un tweet l’aumento del 139 per cento dell’acquisto di munizioni, chiamando le pallottole «semi della libertà», che è poetico ma non è piaciuto a tutti.
Florida Men
L’Attorney General della Florida, Ashley Moody, ha chiesto l’apertura di un’inchiesta su Michael Bloomberg, da lei sospettato di violare le leggi elettorali. Bloomberg ha deciso di spendere almeno 16 milioni per pagare le multe a 32 mila pregiudicati della Florida, per fargli riavere il diritto di voto.
L’indagine è stata sollecitata dal picaresco deputato di Naples, Matt Gaetz, convinto che Bloomberg lo faccia perché i floridiani con condanne penali sono spesso di colore e voterebbero Biden, e si tratterebbe di un tentativo di corruzione (intanto i repubblicani stanno raggiungendo i democratici per elettori registrati; e i democratici della Florida ora vorrebbero che Biden autorizzasse il porta a porta con mascherine, prima che sia tardi).
Baker Boy
Con un’uscita inaspettata, di quelle che aiutano a non rimpiangere il vecchio partito forse più signorile, un rispettato novantenne repubblicano ha fatto sapere che vota per Trump. «Per avere giudici conservatori, ovviamente».
Lo fa James Baker, segretario di Stato e del Tesoro con Ronald Reagan e George Bush padre. Gli antitrump sperano che non si sappia troppo nei sobborghi, che non diventi un alibi per conservatori perplessi che volevano restare a casa, che i conservatori perplessi suburbani non ricordino chi sia e lo confondano con qualche altro Baker (è un cognome comune).
American Scalfarotto
Matt Lieberman, figlio di Joe che vive ad Atlanta, è candidato al Senato in una elezione senza primarie per sostituire un dimissionario. Lo danno al 15 cento. Con i suoi voti il pastore afroamericano Raphael Warnock, favorito tra i democratici, batterebbe la senatrice Kelly Loeffler.
Ieri la governatrice mancata forse causa brogli, Stacey Abrams, lo ha invitato a ritirarsi. Lui ha detto «non mi farò distrarre dal cercare il sostegno dei georgiani», anche se ultimamente non pare popolarissimo (il suo romanzo autopubblicato “Lucius”, con fantasie schiaviste di un tizio del Ku Klux Klan, non è apprezzato e ha creato un momento di cancel culture).
La nipote Mary
La vendetta di una nipote diseredata per cattiveria (dal nonno, nientemeno; e gli zii, che stavano ereditando centinaia di milioni, a lei e al fratello hanno dato quasi nulla) può essere tremenda. Specie se la nipote ha un dottorato in psicologia clinica, sa scrivere, scrive “Too Much and Never Enough”, troppo e mai abbastanza: bel libro sulle turbe di Donald e dei Trump.
Ora, dopo il bestseller, Mary Trump va in tribunale. Ha fatto causa ai fratelli Trump per truffa. L’incipit della citazione in giudizio sembra uscita dal libro: «Per i Trump, la frode non era solo il business di famiglia, era uno stile di vita». Poi chissà.