The Handmaid’s Court
Con una mossa che rischia di uccidere la letteratura distopica, Donald Trump potrebbe nominare alla Corte Suprema una giudice appartenente alla setta che ha ispirato a Margaret Atwood Il racconto dell’ancella. Amy Coney Barrett, 48 anni e sette figli (due adottate), fa parte dell’organizzazione cattolica carismatica People of Praise: dove si va in trance, si teorizza la sottomissione delle mogli ai mariti, agli adepti viene assegnato un consigliere dello stesso sesso che spesso si piazza in casa come gli agenti cinesi dagli uiguri. Alcuni temono facili indignazioni e suggeriscono che Trump nomini – venerdi o sabato – un’altra giudice conservatrice, la cubano-americana Barbara Lagoa, che ha solo tre figlie. La pittoresca delegazione repubblicana della Florida spinge per Lagoa, che potrebbe attrarre elettori ispanici e aiutare a vincere lo stato (senza i voti della Florida, Trump perde).
Kelly e McSally
Il destino della prossima giudice sarà poi forse deciso – se non si riuscirà a far approvare la nomina entro il 3 novembre, come è probabile – da altre due repubblicane. Nominate al Senato per sostituire un senatore deceduto (Martha McSally per John McCain, in Arizona) e uno ritiratosi (Kelly Loeffler per Johnny Isakson, Georgia). Se perdessero – McSally rischia molto, Loeffler un po’- i sostituti democratici delle sostitute si insedierebbero a novembre, non a gennaio come gli altri senatori. E potrebbero, insieme alle repubblicane dissidenti Lisa Murkowski e Susan Collins, bocciare la nominata (è una trama tuttefemmine non edificante, o forse la quinta stagione dell’Handmaid Tale su Hulu, non si sa; comunque, nell’elezione speciale in Georgia, Loeffler corre contro un deputato trumpiano rurale cattivo, Doug Collins, e contro il pastore nero democratico Raphael Warnock, quello che ha più chance; l’altro democratico, Matt Lieberman, figlio di Joe, è autore di un romanzo in cui immagina di avere uno schiavo, e i democratici neri della Georgia sono perplessi).
Soldi blu
Il nuovo slogan dei democratici al Congresso, ora che devono mostrarsi battaglieri, è “No confirmation before inauguration”; che ha una benvenuta assonanza col “no taxation without representation” della rivoluzione americana. Per evitare la conferma del giudice con parole opere elezioni, gli americani anti Trump stanno inondando di soldi il partito democratico. Nelle 28 ore dopo la morte di Ruth Bader Ginsburg hanno dato 91 milioni. Perché sono terrorizzati; ma dovrebbero esserlo anche gli elettori della destra religiosa, in queste elezioni in cui spesso non si capisce.
Ora i progressisti americani sono in allarme permanente e lo resteranno fino a novembre e oltre. Mentre i repubblicani, subito indicati come entusiasti di una corte di ultradestra, tengono meno alle nomine dei giudici: nel 2016 erano fondamentali per il 70 per cento, ora per il 61. I democratici sono passati dal 62 al 66 per cento ed era prima del lutto per RBG. La campagna di Biden è comunque meglio finanziata di quella di Trump (che ha speso malissimo ed è rimasta con tre soli megadonor, i padroni di casino Sheldon Adelson e Steve Wynn, e Bernie Marcus di Home Depot), e ha annunciato investimenti in Georgia e Texas (anche Hillary aveva provato ad allargare la mappa elettorale, d’altra parte).
Posta e truffe
Trump teme il voto per posta: secondo un sondaggio vogliono votare cosi il 69 per cento dei democratici, e solo il 19 dei repubblicani, che credono meno nel Covid. Così, ha nominato un nuovo Postmaster General, Louis DeJoy, che quest’estate ha fatto distruggere 671 macchine per lo smistamento. Si segnalano rallentamenti nei servizi postali ovunque. Ma soprattutto in alcuni stati in bilico, Wisconsin, zone democratiche e afroamericane di Michigan e Pennsylvania, e in South Florida, la parte più blu dello stato.
Intanto in Colorado, ormai blu ma con un senatore repubblicano che rischia di perdere, il segretario di stato ha fatto causa allo U.S. Postal Service che vuole mandare agli elettori cartoline con informazioni sbagliate. Non dovessero bastare le cartoline truffaldine e le schede arrivate fuori tempo massimo, ci sono i malware russi per chi vota di persona elettronicamente. Bob Woodward, nel suo ultimo libro Rage, ne descrive uno che può cancellare un voto su dieci.
Trump perde i bianchi
Peggio, perde i bianchi del Midwest. Secondo un sondaggio CBS/You Gov, Biden lo supera di due punti tra quelli del Minnesota, dove aveva 7 punti in più, e in Wisconsin, dove aveva il 16 per cento in più tra le donne non laureate, le sta perdendo di 9 punti. E’ forse il suo dato più preoccupante; forse i bianchi estremisti con cappelli MAGA che girano armati intorno alle manifestazioni stanno innervosendo anche loro. E ora il gruppo trumpiano più entusiasta e forse armato sono gli under 30. Solo il 27 per cento voterà Trump, ma sono entusiasti.
Anziani per Biden
Intanto, Joe Biden concentra la sua campagna sul Covid, l’assistenza sanitaria, gli equilibri della Corte Suprema che deciderà dell’Affordable Care Act. Perché ha senso, e perché Biden sta facendo breccia tra i suoi coetanei, e non era scontato. Nel 2016 Trump aveva vinto tra gli over 65, ora è indietro di otto punti. Potrebbe essere un problema per lui nella solita Florida: lì è anziano un elettore su tre; gli anziani votano in massa; il loro voto potrebbe ovviare allo scarso entusiasmo degli ispanici, soprattutto dei cubani di Miami, per Biden. Il successo di Biden tra i vecchi è stato spiegato variamente: la maggioranza lo motiva con la gestione trumpiana della pandemia (200 mila vittime, finora); altri dicono che Biden è rassicurante, più moderato di Bernie Sanders e pure di Hillary Clinton; secondo un’analisi di Nate Cohn per il New York Times, a spingere Biden sono i nuovi anziani, diventati sessantacinquenni sotto la presidenza Trump, che hanno sostituito altri anziani trumpiani morti nel frattempo.
Giurisdizioni anarchiche
Meno entusiasti i coetanei che manifestano. Il dipartimento della Giustizia guidato dal giurista trumpianissimo Bill Bar ha dichiarato New York, Portland e Seattle “giurisdizioni anarchiche” a cui ritirare fondi federali.
Squadracce in Virginia
La Virginia, dove già si vota, grazie agli infiniti sobborghi progressisti di Washington, è democratica da quattro presidenziali. Ma i repubblicani non demordono. L’altro giorno un gruppo di trumpiani facinorosi è andata a gridare slogan e molestare elettori fuori da un seggio a Fairfax. Nelle prossime settimane verranno imitati, si teme. In Michigan si inizia a votare giovedì, col timore di intimidazioni elettorali (di quelli che hanno manifestato contro le misure anti-Covid senza mascherine ma con fucili semiautomatici, per esempio). Intanto in Arizona, importantissimo stato in bilico, centinaia di cartelli da giardino dei “Republicans for Biden” sono stati vandalizzati.
Intrigo internazionale
Un altro. I democratici della commissione Esteri del Senato hanno chiesto i dossier dei servizi segreti sui rapporti soprattutto d’affari tra Trump e il presidente turco Tayyip Erdogan. Grande attenzione a un pranzo d’affari turco-trumpiano al Watergate, tanto per cambiare.
Jared dello Cheshire
Trump la pensa come il gatto dello Cheshire di Alice nel paese delle meraviglie: «Se non sai dove stai andando, qualunque strada ti ci porterà». Ne è convinto il genero Jared Kushner, si legge nel libro di Woodward. La sua analisi ha convinto molti, e Jared non è mai stato cosi citato.