La società civile a Bruxelles Chi è la nuova presidente del Comitato economico e sociale europeo

L’austriaca Christa Schweng, senior advisor alla Camera di Commercio austriaca, ha preso il posto dell’italiano Luca Jahier, durante la sessione inaugurale della plenaria del CESE del 27-29 ottobre

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Un’Europa economicamente prospera, socialmente inclusiva e sostenibile. Non è un sogno, ma l’obiettivo e nuovo paradigma del Comitato economico e sociale europeo (CESE) che, questa settimana, in piena seconda ondata COVID19, ha rinnovato la presidenza di turno

L’austriaca Christa Schweng – senior advisor alla Camera di Commercio austriaca, membro del Comitato consultivo per la sicurezza e la salute sul luogo di lavoro, nonché parte del board dell’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul luogo di lavoro -, è la nuova presidente che prende il posto dell’italiano Luca Jahier. A coadiuvare Schweng, l’italiana Giulia Barbucci (CGIL, vice-presidente, responsabilità budget) e l’irlandese Cillian Lohan (Green Economy Foundation, vice-presidente, responsabilità comunicazione). 

Portare la società civile organizzata a Bruxelles: una missione impossibile?
Il CESE ha un compito non da poco: portare le voci dei sindacati, delle organizzazioni datoriali e della società civile. Alla luce della complessità della macchina burocratica di Bruxelles, potrebbe suonare come una missione impossibile. Eppure, Schweng ha esordito così in occasione della sua prima conferenza stampa da Presidente: «Questa presidenza sarà marcata dall’esperienza del COVID19 e, purtroppo, dall’incertezza e le difficoltà economiche e sociali – una situazione in cui le imprese faticano a sopravvivere e i lavoratori perdono i loro posto. In questo contesto, è necessario, più che mai, sviluppare una visione per l’Europa post-COVID19 e fare del nostro meglio affinché il CESE sia in grado di dare un contributo per una ripresa robusta».  

Si tratta di un messaggio che è stato condiviso anche dai vertici delle principali istituzioni europee – Consiglio, Commissione e Parlamento – durante la sessione inaugurale della plenaria del CESE svoltasi tra il 27 e il 29 ottobre. David Maria Sassoli, Presidente del Parlamento europeo,  ha ringraziato il CESE per intercettare le voci della società civile. Fatto ancora più importante in questo momento storico che Sassoli non esita a definire «il più difficile dalla nascita dell’Unione europea». 

Sulla stessa linea, Ursula Von Der Leyen, Presidente della Commissione europea: «Il CESE giocherà un ruolo fondamentale per assicurare che la ripresa post-COVID19 sia rispettosa dell’ambiente e robusta». Ci sarà però bisogno della piena collaborazion da parte delle istituzioni nazionali: «La Commissione europea ha invitato gli stati membri a coinvolgere le parti sociali nel disegno dei piani di ripresa». Von Der Leyen ha poi messo l’accento sul ritrovato equilibrio di genere in seno alla direzione del CESE che riesce così a uscire da una situazione complicata legata a un caso di mobbing accertato a inizio anno dall’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF). Infine, Charles Michel, Presidente del Consiglio europeo, ha citato Kofi Annan: «Sindacati, datori e società civile hanno risorse e competenze vitali per una comunità globale più robusta». 

Il ruolo della Conferenza sul futuro dell’Europa
Ma al netto dei discorsi e degli annunci, la questione rimane sempre la stessa: come fare? Schweng ha sottolineato l’importanza strategica della ventura “Conferenza sul futuro dell’Europa” – si tratta di una delle iniziative chiave annunciate da Von Der Leyen nel 2019, durane la presentazione del programma politico per la Presidenza della Commissione. Assicurarsi che il CESE – e, di conseguenza le parti sociali e la società civile organizzata – sia rappresentato all’intero del processo di strutturazione della Conferenza è a tutti gli effetti un quarto obiettivo del Comitato e, probabilmente, uno degli strumenti per assicurarsi che anche i primi tre – prosperità economica, inclusività sociale e sostenibilità ambientale – possano essere raggiunti. 

La vice-presidente Barbucci ha sottolineato che è responsabilità del CESE «dimostrare ai cittadini europei che l’Ue e il suo modello sociale unico possono aiutare a trovare una via di uscita dalla crisi». Si tratta di lavorare duro ogni giorno per un’Europa «democratica e partecipativa». Ovviamente, il tutto racchiude anche una sfida comunicativa indirizzata sì alle istituzioni principali, ma anche verso il basso: «Cercheremo di raggiungere anche i nostri network nazionali, attraverso un processo iterativo che ci aiuterà a definire soluzioni efficaci per chiunque rimettere al centro dell concetto di democrazia partecipativa le azioni della cittadinanza. Ciò andrà di pari passo con la ricostruzione di un CESE più unito, efficace e apprezzato».

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