Strategia controversaLa posizione ambigua dell’Unione europea nello scontro tra Francia e Turchia

Bruxelles condanna le accuse discriminatorie nei confronti dell’islam e difende lo Stile di vita europeo, ma allo stesso tempo invita a costruire un dialogo con il presidente Erdoğan, perché i rapporti con Ankara sono ancora troppo importanti per poter essere messi a repentaglio

I rapporti tra il presidente francese Emmanuel Macron e il suo omologo turco Recep Tayyip Erdogan sono sempre più tesi a seguito dell’annuncio da parte del capo dell’Eliseo del piano contro il separatismo islamico. Il progetto prevede nuove misure contro l’influenza dell’islam politico in Francia e la riconquista di quei “territori perduti” in cui sono venuti meno i valori fondanti della Republiqué.

In generale, la mossa francese ha generato forti critiche del mondo islamico e in una parte della comunità musulmana francese, secondo cui le misure prese dall’Eliseo sarebbero discriminatorie nei confronti dell’islam o come minimo inadeguate ad affrontare le reali cause del problema.

Il primo a scagliarsi contro il presidente Macron e a farsi portavoce del mondo islamico è stato il capo di Stato turco, che ha definito una «mancanza di rispetto» le affermazioni dell’inquilino dell’Eliseo secondo cui l’islam sarebbe «una religione in crisi». Erdogan ha anche accusato il suo omologo francese di velleità colonialiste, affermando che «ci aspettiamo che [Macron] agisca come uno statista responsabile piuttosto che come un governatore coloniale».

Ma gli insulti diretti contro il presidente francese non si sono fermati qui. Dopo l’uccisione di Samuel Paty, il professore decapitato nella periferia nord di Parigi, il capo di Stato turco ha lanciato nuove accuse nei confronti di Macron. In un discorso televisivo si è chiesto quale fosse «il problema dell’individuo chiamato Macron con l’Islam e con i musulmani» e ha affermato che il presidente francese ha bisogno di «perizie psichiatriche» in quanto «ossessionato da Erdogan giorno e notte».

La Francia ha risposto alle accuse provenienti da Ankara richiamando in patria il suo ambasciatore e criticando l’atteggiamento assunto dal leader turco nei confronti dell’Eliseo. «Le parole del presidente Erdogan sono inaccettabili. L’eccesso e la maleducazione non sono un metodo. Chiediamo che Erdogan cambi il corso della sua politica perché è pericoloso sotto tutti i punti di vista. Non entriamo in polemiche inutili e non accettiamo insulti», è il messaggio inviato da Parigi ad Ankara. L’Eliseo, nel condannare la posizione turca, ha anche sottolineato «l’assenza di messaggi di cordoglio e sostegno da parte del presidente Erdogan dopo l’assassinio di Samuel Paty».

La posizione ambigua dell’Ue
Nello scontro verbale tra Erdogan e Macron sono intervenuti anche la Commissione europea e i leader di alcuni Stati membri, ma la posizione comunitaria si è dimostrata ancora una volta ambigua e accondiscendente verso il capo di Stato turco.

Il  presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte, il premier olandese Mark Rutte e il cancelliere austriaco Sebastian Kurz hanno criticato su Twitter l’atteggiamento assunto da Erdogan e lo stesso Alto rappresentante per gli Affari esteri, Josep Borrell, ha definito sul social «inaccettabile» il comportamento della Turchia, chiedendo ad Ankara di mettere fine a «questa pericolosa spirale di confronto».

La posizione di Borrell è stata adottata anche da Margaritis Schinas, vicepresidente della Commissione Ue per la promozione dello Stile di vita europeo, che sempre su Twitter ha avuto una discussione animata con il direttore delle Comunicazioni della Presidenza turca, Fahrettin Altu.

Quest’ultimo ha accusato alcuni leader europei di aver attaccato i musulmani e i «nostri sacri valori, le nostre scritture, il nostro profeta, i nostri leader politici e il nostro stile di vita», oltre ad aver paragonato il modo in cui sono trattati i musulmani alla «demonizzazione degli ebrei in Europa negli anni Venti». Accusa quest’ultima rilanciata anche da Erdogan in un secondo discorso.

Alle parole di Altu ha fatto seguito un tweet di Schinas, che ha difeso le misure francesi scrivendo che «questo è il nostro stile di vita, secondo quanto definito dal nostro Trattato». Per tutta risposta, il direttore delle Comunicazioni ha ricondiviso un articolo in cui si accusa la missione europea Frontex di complicità nel respingimento dei migranti che cercano di arrivare in Europa passando per la Grecia, criticando il cosiddetto «stile di vita europeo».

Tuttavia, le parole di Schinas così come il richiamo espresso da Borrell e da alcuni leader europei non hanno sortito alcun effetto in Turchia e non lasciano nemmeno presagire un reale inasprimento della posizione comunitaria nei confronti di Ankara. L’Alto rappresentante e altri capi di Stato Ue, nel commentare il comportamento turco verso la Francia, hanno ricordato che Bruxelles continua a prediligere la strada del dialogo e punta a costruire un’agenda positiva con la controparte turca.

La strategia comunitaria, però, non sta dando i frutti sperati. La Turchia non solo ha alzato i toni con la Francia, aderendo persino al boicottaggio dei prodotti francesi, ma ha anche esteso le esplorazioni nel Mediterraneo orientale della nave Oruc reis. L’imbarcazione, secondo l’ultimo Navtex emanato dalla Marina militare turca, sarà operativa fino al 4 novembre in un’area compresa tra le isole greche di Rodi e Kastellorizo.

La mossa turca è stata prontamente condannata dal portavoce del Governo greco, Stelios Petsas, che ha definito le rinnovate operazioni di esplorazione «un’ulteriore prova della mancanza di credibilità della Turchia, anche nei confronti della Nato». La Grecia, insieme alla Francia e a Cipro, spinge in sede europea per l’adozione di sanzioni contro la Turchia, ma continua a rimanere inascoltata: come sottolineato più volte da Borrell, i rapporti con Ankara sono troppo importanti per poter essere messi a repentaglio. Di questa situazione è ben consapevole il presidente Erdogan, convinto che sia le missioni esplorative nel Mediterraneo, sia i recenti attacchi contro la Francia resteranno impuniti.

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