Non è servito il richiamo di Nicola Zingaretti alla coesione della maggioranza e l’accusa di Giuseppe Conte sui «giochini politici». Matteo Renzi, in un’intervista a Repubblica, torna ad attaccare il governo sulle misure contenute nell’ultimo dpcm. «Dovremo convivere con il virus ancora per qualche mese», dice. «Proprio per questo occorre organizzarsi in modo lucido, non con scelte improvvisate. Servono decisioni basate su valutazioni scientifiche e non su emozioni irrazionali».
L’ultimo decreto, spiega il leader di Italia Viva, «è tecnicamente sbagliato perché non poggia su dati scientifici, ma sulle ansie di alcuni ministri preoccupati. È un decreto che non riduce il numero dei contagiati, ma aumenta il numero dei disoccupati. Fomenta le tensioni sociali di un Paese diviso tra garantiti e non, crea un doppio binario sui ristori economicamente insostenibile nel medio periodo». L’utilità del dpcm dal punto di vista sanitario sarebbe «tutta da dimostrare», secondo Renzi, «mentre è certo sia dannoso a livello economico e sociale. E inoltre tradisce una visione ottocentesca della cultura vista come mero divertimento di cui si può fare a meno e non come pilastro – anche economico – della nostra identità: preoccuparsi dei cinema e dei teatri senza aver fatto funzionare trasporti e tamponi è umiliante».
Quello che serve, spiega, sono «numeri chiari e documenti inoppugnabili». E invece «vedo molti consulenti del ministero in tv, spero rimanga loro il tempo di studiare le carte».
Cosa aspettarsi ora? «Auspico che non si arrivi al lockdown», risponde, «ma è più comprensibile un lockdown serio e spiegato bene come ha fatto Macron ieri sera che non procedere con decreti continui come fosse una telenovela. Facciamo un piano serio, anche duro se serve, ma un piano strategico da qui a sei mesi. Non decreti a getto continuo che scadono dopo sei giorni». La gravità della pandemia «impone serietà nelle risposte. Possiamo farcela e ce la faremo. Ma solo parlando il linguaggio della verità, non degli slogan».
E a Conte che lo accusa di fare «giochini politici» cosa risponde? «Questo modo sbrigativo di rispondere alle critiche mi sembra più adatto a un populista che a un premier», dice. «Vorrei ricordare che senza i miei giochini politici di un anno fa oggi Conte farebbe il professore all”Università di Firenze e in queste ore si occuperebbe di come funziona la didattica online da Novoli, non di dpcm. Io faccio politica, non giochini. E suggerisco al premier di farsi aiutare dalla sua maggioranza anziché considerarsi depositario della verità. Vogliamo dare una mano, ma fare politica per noi non è una parolaccia, non siamo populisti noi».
A metà 2021, «il mondo ricomincerà a girare a mille: dovremo essere pronti. Per questo serve il Mes, per questo serve il Recovery fund. Ho chiesto un tavolo politico per gestire queste cose, non per avere un ministero in più. L’Italia ce la farà. Ma dobbiamo abbandonare la superficialità e il populismo».