Dibattito infinitoMes, la rottura in Europa tra Pd e Cinque Stelle spaventa il governo

Al Parlamento europeo i due alleati di governo si sono divisi per due volte sul Fondo Salva Stati. Ma il ritardo del Recovery Fund ora offre una sponda in più alla posizione favorevole dei democratici, indebolendo i grillini

YVES HERMAN / POOL / AFP

Partito democratico e Cinque Stelle tornano a dividersi sul Mes all’Europarlamento per ben due volte. Facendo tremare l’esecutivo a Roma, che ora prova a disinnescare ulteriori spaccature.

A Strasburgo, le due delegazioni degli alleati di governo ieri hanno votato in maniera opposta prima sull’articolo 7 della risoluzione per le politiche economiche europee per il 2020, in cui la linea di credito collegata al Meccanismo di stabilità viene elencata tra gli strumenti in dote per combattere la crisi. I Cinque Stelle, con Fratelli d’Italia, hanno dato il semaforo verde all’emendamento della Lega che punta a sopprimere l’articolo 7. Mentre i democratici si sono schierati tra i contrari.

Poi, di nuovo, i due partiti si sono ritrovati su fronti opposti nel voto che riguardava l’intera risoluzione. Bocciata dai Cinque Stelle, approvata dal Pd.

In entrambi i casi, a uscire vittorioso è stato il Partito democratico. Ma lo strascico del voto europeo si fa sentire a Roma, con le preoccupazioni del premier Giuseppe Conte sulla tenuta della compagine grillina, che continua a ribadire il no al Mes e il sì al Recovery Fund.

Un sì che però ora appare più debole, a fronte del fatto che Bruxelles ha confermato che l’emissione dei titoli legati al piano europeo avverrà a giugno. Quindi prima dell’estate in Italia non si vedrà un euro dei fondi europei. Colpo difficile da incassare per i grillini che hanno sempre chiesto agli alleati di evitare il Mes e concentrarsi sulle risorse immediate in arrivo dal Recovery Fund. I tempi che si allungano, ora, potrebbero essere un assist per il Pd per aumentare il pressing sul Mes.

«Rinunciare per ragioni esorcistiche è un errore», dice il vicesegretario del Pd Andrea Orlando. «Anche perché a fronte della seconda ondata il Mes può ancora cambiare». Basta «smettere di dire che chi lo vuole è amico della Troika e chi no preferisce far morire la gente». Anche il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri torna ad allinearsi con il sì di Nicola Zingaretti, dicendosi «favorevole perché l’ho negoziato io e non presenta condizionalità».

Immediata la risposta di Luigi Di Maio sui social: «È giusto e corretto dire che i 37 miliardi del Mes non sono una borsa piena di soldi che ci stanno regalando per costruire nuovi ospedali o nuove terapie intensive. Piuttosto, il Mes servirebbe a finanziare spese già in bilancio». Sottolineando però di non voler «alimentare polemiche» perché «la maggioranza che sostiene il governo è solida e forte e il mio auspicio è che si lavori sui temi, indipendentemente dagli schieramenti di parte».

Si cerca un equilibrio, anche in vista del confronto in aula previsto entro fine novembre. Ma si prova a gettare anche acqua sul fuoco. Tant’è che il nuovo intergruppo parlamentare convocato ieri, con il nome “Mes subito”, fa già sapere che eviterà di portare in Parlamento mozioni che possano provocare spaccature.

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