Terrorismo low cost, artigianato di lupi solitari che gridano che Allah è grande. È stato un errore, scrive Domenico Quirico sulla Stampa, pensare che il peggio fosse passato con la fine del califfato territoriale in Siria e in Iraq. «L’islamismo totalitario mobilita forze convenzionali o si appoggia a territori solo in fasi contingenti. La sua forza è mobilitare l’odio permanente». E ora il terrorismo «ha perfezionato la propria strategia e la Francia è il terreno su cui la sta sperimentando».
Non ci sono più le linee del fronte e un unico campo di battaglia, scrive il giornalista. Il killer in nome di Allah può essere chiunque. E chiunque può essere «soldato e potenzialmente condannato». Come il professore che ha mostrato le vignette di Charlie Hebdo. Le guerre si combattono sul campo, in un territorio. «La guerra terrorista», invece, «ci ha studiato con attenzione: e ha capito che per battere l’occidente bisogna ingaggiare delle battaglie mentali». E l’odio si nutre «di disgrazie, frustrazioni, offese, umiliazioni, vere o presunte».
«Il materiale umano di cui si serve non conta nulla come le vittime, tutto può servire come assassino», spiega Quirico. «Il rifugiato ceceno sfuggito alle brutalità di Grozny, il tunisino in miseria che ha attraversato il mare verso un eden presunto e mena strage nella chiesa di Nizza». Qualcosa però colpisce: «L’abilità con cui si piallano condizioni umane diverse, si uniformano all’odio storie apparentemente incompatibili».
I terroristi fanno «geologia dell’anima». La rivendicazione del presidente Emmanuel Macron della «libertà di blasfemia» ha creato altri pretesti per uccidere. È quello che i fanatici vogliono.
È così che entra in gioco la Francia, con sei milioni di francesi musulmani, tra i quali gli sforzi di assimilazione e integrazione hanno fallito. Mentre nelle moschee delle periferie esistono zone torbide che giorno dopo giorno professano una fede radicale, ben distante dall’Islam «imbandito» con cui dialogano le più alte cariche dello Stato.
E poi c’è il presidente turco Erdogan, che ricopre «consapevolmente il ruolo di eccitatore, si annette la rabbia musulmana contro Parigi per rivolgerla ai suoi fini». Ma «la religione non ha alcun ruolo in questa scelta sciagurata, è untuoso calcolo di politicante furbastro». Ma, si chiede Quirico, «che cosa abbiamo fatto per fermare le sue arroganze, le sue guerre dalla Siria alla Libia al Karabah, le sue ambizioni che scendono fino alla Somalia? Nulla. Lo abbiamo pagato, anche la Francia con il resto dell’Europa, perché ci liberasse dai migranti».