SchadenfreudeChi non crede che Trump abbia il Covid e altre stranezze da campagna elettorale

La notizia che il tycoon e sua moglie siano risultati positivi al coronavirus, e lui ricoverato in ospedale, ha suscitato lo scetticismo di chi ritiene che l’attuale presidente degli Stati Uniti abbia perso ogni credibilità. Intanto Melania dà in escandescenze nell’imbarazzo generale dei commentatori

(Photo by Jim Watson / AFP)

Focolaio ultraconservatore alla Casa Bianca
Parafrasando Briatore, i repubblicani dovrebbero protestare perché il virus attacca solo i palazzi presidenziali di destra. Va detto che i palazzi presidenziali di destra se la cercano. È successo anche una settimana fa. Nel Rose Garden della Casa Bianca è stata presentata, davanti a uno scelto pubblico senza mascherine o quasi, la giudice che dovrebbe sostituire Ruth Bader Ginsburg, Amy Coney Barrett.

Durante due piccoli discorsi e un rinfresco, sono stati probabilmente infettati: Donald e Melania Trump, l’assistente di Trump Hope Hicks, la consigliera ufficialmente ex Kellyanne Conway, il senatore dello Utah Mike Lee, il senatore del North Carolina Thom Tillis, la presidente del Republican National Committee Ronna McDaniel, il reverendo John Jenkins, rettore di Notre Dame, l’università dove insegna la giudice; e tre giornalisti.

Seduti in mezzo a loro c’erano il vicepresidente Mike Pence, l’Attorney General Bill Barr e altri tre senatori. In una serie Netflix di quelle moderatamente horror sarebbe stata la Notorious RBG a fare uno scherzo dall’aldilà. Oppure il Signore ha voluto dissociarsi dai cristiani ultraconservatori che hanno spinto per Coney Barrett, e hanno festeggiato senza precauzioni.

Non si dovrebbe scherzare su un focolaio di Covid. E la schadenfreude è il sentimento elegante dei poracci. E alcuni degli infettati stanno male. E Coney Barrett rischia di vedere ritardata la sua conferma al Senato, per malattie e quarantene (ci sono esercizi di respirazione per tenere a bada la schadenfreude, volendo).

Élite complottiste
Donald Trump è ricoverato, è in high spirits come dicevano di Boris Johnson, è protagonista del più pazzesco contrappasso del pazzesco 2020. Ma ancora ieri sera c’era chi non ci credeva, al negazionista in capo col Covid.

Perché ieri c’è stato un capovolgimento di ruoli: più i commentatori -professionisti dei media o gratuiti sui social- erano liberal, scafati, e pure laureati in qualche Ivy League, più si sentivano in dovere di subodorare inganni e complotti. «Ho il telefono pieno di messaggi di gente che pensa Trump abbia davvero il Covid. Questo è il livello della sua credibilità», ha twittato ieri Joy Reed, conduttrice della Msnbc.

Scenari per tutti
E insomma, la grande fiducia nelle istituzioni creata dalla presidenza Trump, tra ieri mattina-una di notte sulla costa Est alla notizia, di sera tardi in Italia, del ricovero all’ospedale Walter Reed, aveva ispirato vari scenari tra i più vari, come:

– Trump, sull’onda della malattia che ha colpito la sua assistente Hope Hicks, ha finto di avere il virus scopo diversione mediatica. Per spazzare via lo scoop del New York Times sulle sue zero tasse, le illazioni su chi siano i creditori a cui Trump deve oltre 400 milioni tra poco, le voci sull’ex campaign manager Brad Parscale che potrebbe dire cose su finanze e ammanchi trumpiani, e pure la registrazione di Melania che se ne fotte (testuale) dei bambini nelle gabbie e del Natale;
– Trump dice di avere il Covid, evita dibattiti in cui terrorizzerebbe elettori miti, riemerge risanato tra due settimane con una nuova narrazione, sostiene di essere guarito grazie alla idroxiclorochina su cui avrà investito, vince le elezioni (lo scenario era in un tweet di un mese fa, ieri molto lodato);
– Trump, sul quale ci sono in corso indagini su indagini, in quantità berlusconiana, dice di avere il Covid. Si dimette per via del Covid. Mike Pence diventa presidente e lo grazia.

E anche (eterogenesi dei fini):

– Trump è davvero malato e muore. Il candidato alla presidenza diventa Pence. Tutti gli ultraconservatori corrono a votarlo e vince (è uno scenario troppo distopico anche per il 2020, ma è il 2020).

E poi:

– Trump è davvero malato e pure Pence. La terza in linea è la speaker della Camera è Nancy Pelosi. I due malandati non vogliono, i tre cominciano a farsi causa:
– Trump è veramente ammalato, la Casa Bianca opera a scartamento ridotto, non si prendono decisioni perché serve l’ok del comandante in capo, durante la malattia partono cyber-attacchi, attentati, manovre finanziarie (mirabolante, ma vai a sapere).

Comunque. Per Trump, l’impossibilità di scoattare nei comizi è un problema; è così che motiva gli elettori. Peggio ancora, ha cercato in ogni modo di non parlare di pandemia, delle cifre disastrose degli Stati Uniti. E del contagio che non si ferma grazie alla non-politica federale e alla guerra culturale fomentata anche da Trump contro le precauzioni. Ora lui è uno dei milioni di malati, e il responsabile del fallimento. In più, se i poteri fossero assunti da Pence e lui fosse molto visibile per abbastanza giorni, Biden stravincerebbe.

Soprattutto. Per un settantaquattrenne obeso, riprendersi dal Covid può essere faticoso. Trump rischia di non poter fare più campagna elettorale. Joe Biden ha detto che continuerà a farla; sarebbe più complicato se il presidente peggiorasse. Trump potrebbe persino uscire dal Covid più buono, è già successo, con conseguenze non prevedibili (meglio smettere con le previsioni).

Melania polemica
Una delle frasi discusse ispirerà un culto cattivista: «Mi sto facendo un culo così sulle cose di Natale, che poi sai, chi cazzo se ne frega delle cose di Natale e delle decorazioni. Ma devo farlo, no?». L’altra frase piacerà forse solo al consigliere di Trump Stephen Miller, detto il Goebbels di Santa Monica nonostante sia ebreo: «Ok, allora lo faccio, e dico che sto lavorando per il Natale e mi dicono “oh, e quei bambini separati dalle famiglie?” (alla frontiera col Messico ai tempi almeno 12 mila, ndr). Ma non rompetemi i coglioni…». Proseguendo: «Li trattano bene. Lo so sì, non sono con genitori (l’inglese di Melania non è impeccabile, ndr), è triste. Ma se vengono qui illegalmente, sai, devi fare qualcosa».

A registrare Melania nel 2018 era l’amica Stephanie Winston Wolkoff, autrice del libro di memorie “Melania and Me”, che sostiene di averlo fatto per non essere incriminata (aveva organizzato l’inaugurazione di Trump, un evento in cui i fondi non sono stati usati in modo chiarissimo). Gli ultimi “Melania Tapes” contro i bimbi e il Natale sono andati in onda sulla Cnn – officiante Anderson Cooper con faccia allibita fissa – poche ore prima del tweet di Trump positivo al coronavirus.

Al netto dell’orrore per i bambini e delle battute sul Natale, le uscite della prima dama non paiono pericolosissime. Nel libro, Wolkoff racconta che Melania ha fatto cambiare i sanitari del suo bagno perché non voleva usare quelli della first lady precedente, che pare fosse nera, ma nessuno è insorto (e che non amasse il Natale si capiva dagli alberi che sceglieva per la Casa Bianca, un anno erano su due file finti tutti rossi e sembravano le spazzole di un autolavaggio).

Kimberly molesta
La fidanzata di Don jr., la rumorosa Kimberly Guilfoyle, è molto simpatica a Trump perché gira l’America urlando le sue lodi, con il Four More Years Tour e le Women For Trump (ultimamente non tante). È un’ex conduttrice di Fox News, dice di essersi dimessa per lavorare nella campagna di Trump. Secondo il New Yorker è stata fatta dimettere nel 2018 per «condotta impropria sul lavoro».

Guilfoyle nega tutto. Il New Yorker scrive che la Fox ha dovuto dare quattro milioni di dollari a una ex assistente. E in fondo è un traguardo di pari opportunità, tutti quelli per cui la Fox aveva pagato megarisarcimenti erano maschi.

L’assistente, si legge, accusava Guilfoyle di chiamarla a lavorare nel suo appartamento di New York dove girava nuda, le mostrava foto degli organi sessuali di uomini con cui aveva avuto relazioni, parlava continuamente e con dettagli della sua vita sessuale. E poi le chiedeva di massaggiarle le cosce, di dormire con lei nei viaggi di lavoro, di inoltrare una richiesta di far sesso a un collega della Fox (Trump deve essere contento di avere una nuora con cui ha tanto in comune).

Florida Men
I Florida Men, come categoria, hanno un problema: sono figure tragiche, la gente cerca notizie su di loro solo per ridere. Invece sono una categoria fondamentale per capire l’America, i sovranismi e il disagio del maschio medio. Anche Brad Parscale è significativo. L’ex manager della campagna ora del tutto dimissionario, secondo Business Insider, venerdì scorso era molto agitato e ha detto a degli amici di essere sotto investigazione federale, accusato di aver preso decine di milioni forse d’accordo con Trump. Il giorno dopo ha dato di matto, è stato arrestato, è finito tre giorni in ospedale per valutazioni psichiatriche (in un giallo di quelli che si svolgono in Florida, uno qualunque da Elmore Leonard a Carl Hiaasen, lui avrebbe fatto il matto per sfuggire ai sicari di Trump e venire protetto dagli investigatori federali, e la moglie si sarebbe dipinta dei lividi per rendere la storia più credibile; son trame da subtropico americano, però interessanti).

Dieci secondi di normalità
«Jill e io mandiamo al presidente Trump e alla first lady Melania Trump i nostri pensieri e auguri di rapida guarigione», ha twittato Joe Biden. (Molti di noi non amano i messaggi educati civili e ipocriti, scritti mentre ci si compiace dell’altrui disgrazia; ma ora, a leggerne uno, si respira).

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