Posso uscire di casa? Posso andare a trovare i congiunti? Posso portare i bambini al parco giochi? Posso andare al ristorante? Tempi di domande, e di risposte che variano in base al colore assegnato. Ma rosso, giallo o arancio, più o meno liberi di muoverci, tutti possiamo goderci un cartone animato che ci rilassi e ci tiri su il morale; magari un cartone che parli di cucina, che ci ispiri nelle nostre prossime creazioni o che ci faccia sognare di essere a cena in qualche luogo davvero da favola. Perché nella magia dei film Disney un posto di privilegio è sempre occupato dal cibo: Biancaneve prepara una deliziosa torta di mele per i Sette Nani, mentre Alice prende un fantastico tè nel Paese delle Meraviglie, in compagnia del Cappellaio Matto e del Leprotto Bisestile; e se ne gli “Aristogatti” i micetti non possono resistere alla crema di crema alla Edgar, la fata Fauna prepara ad Aurora nella “Bella addormentata nel bosco” una torta di compleanno pendente come la torre di Pisa. Perfino l’eterea Elsa si lascia andare a un sospiro ingolosito quando sente il profumo della cioccolata. E gli esempi potrebbero continuare. Ma non basta: ci sono cartoni in cui il cibo diventa davvero protagonista, in scene indimenticabili o in tutto il tessuto narrativo del film.
- Ratatouille
«Il cibo trova sempre coloro che amano cucinare!». Come si poteva non cominciare da qui? Dalle parole di Gusteau, il grande chef francese, l’idolo del topolino Remy, che sogna di diventare un grande cuoco. Le sue avventure, e quelle del suo amico umano Linguini, sono la base della vicenda del film, che si snoda su uno sfondo fatto di pentole e padelle, di spezie e di erbe aromatiche, di verdure affettate e di vino versato. Remy guida le azioni dell’imbranato Linguini: il primo sa come cucinare, il secondo sa come… sembrare umano. Il pentolone con la zuppa ribolle, la salsa alle acciughe e liquirizia è pronta da versare sulle animelle… tutto, in questo film, è cibo. In ogni scena si ha la sensazione di vivere in una cucina, di respirarne i profumi. Lasciarsi trasportare da “Ratatoiuille” è ritrovarsi in un ristorante a Parigi. E tornando alle parole di Gusteau: «L’alta cucina non è una cosa per i pavidi: bisogna avere immaginazione, essere temerari, tentare anche l’impossibile e non permettere a nessuno di porvi dei limiti solo perché siete quello che siete, il vostro unico limite sia il vostro cuore. Quello che dico sempre è vero: chiunque può cucinare, ma solo gli intrepidi possono diventare dei grandi». Potrebbe essere una guida anche per chi in questo secondo lockdown vuole rimettersi ai fornelli.
- La principessa e il ranocchio
Tiana è una ragazza povera, che sogna di aprire un ristorante tutto suo. Nella New Orleans degli anni Venti, lavora come cameriera per mettere da parte il denaro necessario, sorretta da una speranza e da una volontà incrollabili. È il suo sogno fin da bambina, fin da quando cucinava con il suo papà, che ora non c’è più, una meravigliosa zuppa, un gumbo da condividere con tutti i vicini. Anche quando, trasformata in ranocchia, deve affrontare la magia nera e un lungo viaggio nel bayou il suo sogno non la abbandona. Anzi, è l’unica tentazione capace di metterla in crisi davanti al malvagio Dottor Facilier, l’uomo ombra. Ma alla fine… no, i finali non si raccontano: il film è del 2009, ma mica tutti lo hanno visto. Un consiglio: quando lo guardate, tenete a portata di mano una scorta di dolcetti: i bignè di Tiana “bucano” letteralmente lo schermo, e mettono fame!
- La Sirenetta
Okay. In questo caso la scena gourmet è una sola. Ma che scena! Lo scontro tra il granchio Sebastian e il cuoco francese che lo vuole cucinare. Il povero Sebastian assiste come in un film dell’orrore alle manovre dello chef che «stacca la testa e strappa la spina», tagliando con l’accetta il pesce che deve finire in pentola. Quando arriva il suo turno il granchietto, «succulento bijou» scappa per tutta la cucina per evitare di essere gettato nella pignatta. Salsa, farina, tecniche e ingredienti sfilano tra coltelli e impasti, per arrivare al cancan finale, lo scontro tra uomo e “ingrediente”. Senza mai dimenticare il tocco «di sale che dà il saporin».
- La Bella e la Bestia
Anche qui alla ribalta sale una sola, epocale scena. La servitù del castello incantato della Bestia, trasformata dal sortilegio in oggetti, allestisce per Belle, di nascosto dal padrone, un magnifico banchetto. Con tutto l’entusiasmo di chi non ha potuto lavorare per un tempo interminabile. Perché (e lo sanno bene i lavoratori della ristorazione in questo periodo) «saltano i nervi anche al servo se non servi». Così il Candelabro Lumiere dà inizio a una cena indimenticabile:
«Ma chére, mademoiselle, è con il più grande onore
E grandissimo piacere che le diamo il benvenuto
Ed ora la invitiamo a rilassarsi
Accomodiamoci a tavola
Dove la sala da pranzo con orgoglio le presenta
La cena.
Stia con noi
Qui con noi
Si rilassi d’ora in poi
Leghi al collo il tovagliolo, poi faremo tutto noi
Soupe du jour, antipasti,
Noi viviamo per servir
Provi il pollo, è stupendo
Non mi crede?
Chieda al piatto.
Vive l’amour
Vive la dance
Dopotutto miss
C’est la France
E una cena qui da noi, c’est fantastique!».
E in Francia o altrove, una cena deve essere un momento di gioia.
- Lilli e il Vagabondo
Atmosfera e menu italiano invece per la più romantica delle cene. Quella in cui Lilli, raffinata cockerina borghese, e Biagio, irresistibile randagio, condividono un succulento piatto di spaghetti con le polpette. Una cena a lume di candela, nel ristorante Di Tony: tovaglia a quadri, fiasco di vino come portacandela, ma è il cuoco stesso a rendere magico «l’incanto della notte». È lui, grande amico di Biagio, a far servire ai due cani i migliori spaghetti della città, ed è sempre lui a creare l’atmosfera con una melodica canzone, accompagnata da fisarmonica e mandolino. Stereotipi? Certo. Ma meravigliosi. E il bacio tra i due cani, che si ritrovano muso contro muso per mangiare lo stesso spaghetto è memorabile.
E comunque…
E comunque, fuori da ogni cucina, nel mezzo della jungla, è l’Orso Baloo a ricordare che
«Ti bastan poche briciole,
Lo stretto indispensabile
E i tuoi malanni puoi dimenticar.
In fondo basta il minimo,
Sapessi quanto è facile
Trovar quel po’ che occorre per campar».