Il prossimo dpcmConte annuncia un’Italia divisa in tre aree di rischio e conferma il no al lockdown generalizzato (forse)

Chiudono musei e mostre, capienza al 50 per cento sui mezzi pubblici locali, divieto di spostamento tra le regioni. In base al coefficiente calcolato sui 21 parametri dell’Istituto superiore di sanità, si avvierà – tramite ordinanza del ministro della Salute – un meccanismo automatico con un pacchetto di misure più restrittive per le aree più colpite. Ma l’accordo con le Regioni non è stato ancora raggiunto. Governo ancora diviso sull’ora del coprifuoco

Foto Roberto Monaldo / LaPresse

Nessun lockdown nazionale generalizzato, ma da mercoledì misure differenziate per Regione a seconda del coefficiente di rischio calcolato sulla base dei parametri individuati dall’Istituto superiore di sanità (Iss). L’Italia viene divisa quindi in tre aree di rischio, con tre diversi livelli di intervento in base all’indice di contagio Rt e ai livelli di occupazione dei posti letto negli ospedali.

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, quando ancora il dialogo con le Regioni è in corso, riferisce alla Camera (e poi in Senato) in merito al prossimo dpcm che dovrebbe essere approvato tra oggi e domani. Comunicazioni inizialmente previste per mercoledì 4 novembre, ma anticipate a oggi vista l’accelerazione nei contagi.

«Il prossimo dpcm individuerà tre aree corrispondenti ad altrettanti livelli di rischio», ha spiegato Conte. In base al coefficiente calcolato sui 21 parametri dell’Istituto superiore di sanità, si avvierà – tramite ordinanza del ministro della Salute – un meccanismo automatico con un pacchetto di misure più restrittive per le aree più colpite. Allo stesso modo, con un’ordinanza del ministro della Salute «sarà possibile uscire da un’area a rischio ed entrare in un’altra».

Per l’intero territorio nazionale, le misure previste prevedono la chiusura di mostre e musei, la riduzione fino al 50% del limite di capienza nei mezzi pubblici locali; la chiusura nei giorni festivi e prefestivi dei centri commerciali, a eccezione di farmacie, generi alimentari, tabacchi ed edicole all’interno; la chiusura dei corner per le attività di scommesse e videogiochi; limiti agli spostamenti da e verso regioni con elevati coefficienti di rischio, tranne per esigenze lavorative, motivi studio e salute e situazioni di necessità.

Ci saranno poi «limiti nella fascia serale tarda», ma Conte non ha indicato un orario del coprifuoco. Sintomo del mancato accordo del governo sul punto, diviso sullo stop alle 18 o alle 21. Per le scuole superiori, invece, si passa alla didattica a distanza al 100%.

Gli altri due regimi di restrizioni saranno invece graduati sulla base del coefficiente di rischio. Ma il dialogo con le regioni, dopo una domenica di scontri, è ancora in corso.

Secondo il report dell’Iss sui diversi scenari, l’intero Paese «è in via di transizione verso uno scenario di tipo 4 con particolare riferimento ad alcune regioni», ha spiegato il premier. Ci sono «11 regioni e province autonome classificate a rischio elevato o molto elevato, e altre otto a rischio moderato con probabilità di passare a rischio alto nel prossimo mese». Con riferimento alla occupazione dei posti letto, 15 regioni potrebbero superare la soglia di criticità nel prossimo mese.

La «strategia va necessariamente modulata in base alle differenti criticità rilevate nei territori», sulla base della circolazione del virus e della tenuta dei servizi sanitari, ha spiegato il presidente del Consiglio. «Sarà quindi necessario introdurre un regime differenziato a seconda dei diversi scenari regionali». Serve «cambiare strategia rispetto alla prima fase», ha detto Conte. «A marzo, in assenza di un piano operativo e sprovvisti di un sistema di monitoraggio così sofisticato, abbiamo emanato provvedimenti uniformi su tutto il territorio nazionale che ci hanno condotto a un lockdown generalizzato». Oggi, se «riproponessimo un regime restrittivo indistinto e indifferenziato sul territorio nazionale», avremmo effetti negativi. Non è solo questione di prendere atto dell’indice Rt, ma anche dei 21 differenti parametri indicati dall’Iss, tra cui in primis l’occupazione dei posti letto negli ospedali in proporzione a quelli disponibili.

Un «sistema molto articolato che ci impone di intervenire in modo più mirato, di restringere le misure su base territoriale». Per cui, ha già anticipato Conte, «non ci dobbiamo meravigliare del fatto che si possano dosare restrizioni e allentamenti».

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