Ai ferri cortiCasaleggio vuole un accordo di separazione tra Rousseau e i Cinque Stelle

Il presidente dell’associazione che gestisce la piattaforma grillina annuncia il nuovo piano 2020-2021. E dice che, se dovesse esserci un cambio di maggioranza dopo l’apertura a Berlusconi, la decisione dovrà essere votata online dagli iscritti

Foto Roberto Monaldo / LaPresse

Il presidente dell’associazione Rousseau, Davide Casaleggio, torna a parlare sul Corriere della sera dopo gli Stati Generali del Movimento Cinque Stelle. Si dice «soddisfatto» del congresso grillino, perché si sono «voluti ribadire principi e regole del Movimento come il limite del doppio mandato per eletti regionali e parlamentari, il no a qualsiasi forma di finanziamento pubblico e il no alle alleanze strutturali».

Nessuna volontà, da parte sua e di Alessandro Di Battista, di minare la maggioranza di governo – assicura. Ma, vista l’apertura all’opposizione di cui si parla in queste ore, «se dovesse esserci un cambio di maggioranza necessario credo si dovrà chiedere agli iscritti come si è fatto lo scorso anno e anche l’anno prima», spiega.

Resta però ancora il nodo del rapporto con l’associazione Rousseau. «Mio padre decise di far gestire la piattaforma Rousseau a un’associazione terza per evitare possibili conflitti di interessi di persone che potessero in qualche modo voler diminuire il potere degli iscritti come, per esempio, immaginando di far gestire le candidature o le liste da gruppi ristretti di persone politicamente coinvolte al posto dell’attuale processo di candidature dal basso votato poi dagli iscritti», dice Casaleggio.

A questo punto, quindi, dopo le tensioni dei mesi scorsi, «tra il Movimento e Rousseau può e deve essere definito un accordo», dice, «tra l’altro previsto dallo Statuto, che definisca al meglio quello che già avviene nella realtà, ossia che il Movimento ha la gestione politica decidendo, per esempio, le votazioni, i quesiti, le regole di candidature o tutti gli aspetti di indirizzo politico, mentre Rousseau si occupa di promuovere i metodi e gli strumenti di partecipazione a supporto di quell’indirizzo. Questo accordo deve essere una partnership basata su valori, principi e progetti condivisi che ci si impegna reciprocamente a rispettare».

L’occasione dell’intervista è anche l’annuncio della presentazione del piano 20/21 di Rousseau, prevista lunedì. «Le parole chiave del 2021 saranno territorio e merito», dice. «Puntiamo a una forte decentralizzazione della piattaforma dando strumenti ai territori che rendano autonomi gli attivisti, che aumentino il loro potere decisionale, ma anche la responsabilità nella soluzione dei problemi. È il cuore dei modelli di Open Innovation a cui aspiriamo come Rousseau».

L’obiettivo, spiega, è costruire «sedi digitali territoriali e tematiche, attive in modo permanente e aperte a tutti. Definiremo anche un nuovo metodo meritocratico per far emergere persone e progetti che sappiano creare valore per la comunità. Utilizzeremo strumenti di social recommendation (referenza sociale) per individuare una rete di ambasciatori della partecipazione e daremo loro strumenti operativi e culturali per svolgere questo ruolo fondamentale».

Quanto alla organizzazione del M5S, la direzione sembra essere quella di un doppio organo collegiale. «Esiste già un organo collegiale: il Team del Futuro», risponde Casaleggio. «Sarebbe sufficiente analizzare le esigenze emerse e integrare questo organo con le funzioni che si rendono necessarie e facendo in modo che non vada mai a sostituire il principale organo collegiale: l’assemblea iscritti».

Sul tetto dei due mandati, che sembra resistere per il momento, dice: «È necessario lavorare al trasferimento di competenze e di esperienze mettendo al centro la formazione per “passare il testimone”. Chiederemo a tutti gli eletti che stanno concludendo il secondo mandato di diventare “docenti” e formare chi un giorno andrà al loro posto».

Ma non basterà al M5S per uscire dalla crisi in cui versa. «I temi e le battaglie condivise devono ritornare centrali», dice Casaleggio. Se tutto il dibattito verte solo su struttura, stipendi e poltrone ci si annichilisce. Oggi abbiamo il dovere di mettere al centro la rivoluzione culturale, sociale e politica per la quale abbiamo combattuto fino ad oggi. L’ambiente e l’innovazione sono due potenti motori del cambiamento. Per affrontare l’ondata di disoccupazione in arrivo è essenziale avere il coraggio di essere noi a disegnare il futuro dell’Italia. Ho apprezzato ad esempio il piano di Johnson per eliminare completamente le auto a combustione entro il 2030, come anche il piano coreano per investire in innovazione».

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