Da brividi Il cibo in scena in 5 film di Hitchcock

Un delivery di lusso per James Stewart, una cena marocchina per Doris Day, una bottiglia di Borgogna per Cary Grant, e altro ancora: ecco come il re della suspense ha immortalato sulla pellicola il suo amore per la buona tavola

©girella/lapresse

«Volete cenare con me? Niente di speciale, solo sandwich e latte». Può un semplice tramezzino fare davvero paura? Certo che sì. Se a offrirlo è Norman Bates, il protagonista di Psycho: il proprietario del Bates Motel porta cortesemente la cena alla bella cliente appena arrivata, che la consuma sotto gli occhi fissi di un pubblico di uccelli impagliati. La donna, fa notare Norman, mangia come un uccellino. E sugli uccelli verte la conversazione seguente, in cui il giovane parla anche del suo hobby (o meglio, più di un hobby): la tassidermia. L’arte di Hitchcock sta proprio nel rendere terrificante una situazione normale. Come un pasto in un motel. E il cibo tante volte nelle mani del maestro si rivela un elemento chiave. Del resto mangiare per il regista era un piacere e insieme un’ossessione, presente non solo nella sua vita, dove tra diete e tentazioni si rivelava un vero gourmet, ma anche nei suoi film. Indimenticabile il picnic in macchina, vista Montecarlo, di Grace Kelly e Cary Grant in Caccia al ladro; inquietante il bicchiere di latte, forse avvelenato, che ancora Cary Grant, nel film Il Sospetto, porta lungo le scale alla moglie; e nel trailer de Gli uccelli il Maestro è alle prese con un bel pollo arrosto. Ma ci sono momenti in cui il cibo e il vino diventano veri protagonisti, per la gioia di giallisti e gourmet.

  1. La finestra sul cortile

Una scena che può sembrare un presagio della situazione attuale. Un ristorante di lusso che consegna a domicilio, ma non basta. Grace Kelly, incredibilmente bella, ha organizzato una cena raffinata per James Stewart, fotoreporter immobilizzato con la gamba ingessata. Quando suona il citofono il padrone di casa si chiede: «non avrai mica convocato un’ambulanza?». No, è la cena. Il cameriere in divisa entra con un contenitore termico e mette tutto in forno, a bassa temperatura, prima di lasciare sola la coppia. Un calice di Montrachet e lei si dedica ai preparativi, mentre lui alla sua occupazione di questi giorni di fermo forzato: osservare le vite degli altri. Ed è ora di cena in tutto il cortile. Nella cornice di una finestra Cuore solitario apparecchia una tavola raffinata per due, ma è sola, e alza il calice in un brindisi cui nessuno risponderà, se non lo stesso James Stewart, lontano e non visto. Altra finestra, altro quadro: Miss Torso, Ape regina circondata da uno stuolo di maschi, serve a tutti cocktail e alcolici. Ultimo quadro: la casa dove si consumerà il delitto. Il marito serve la cena alla moglie a letto, che acida commenta: «speriamo che siano caldi questa volta». Intanto la cena dell’esclusivo ristorante 21 è servita. Aragosta. Cibo chic per eccellenza, tra i pochi che Hitchcock, però, odiava.

  1. L’uomo che sapeva troppo

Anche qui si parte con una raccomandazione che suona molto attuale. «Qui ci si lava le mani prima di mangiare». Il cameriere di un ristorante di Marrakech invita James Stewart e Doris Day a igienizzarsi prima del pasto. Si mangia con le mani, niente posate. Si usano tre dita della destra, mentre la sinistra rimane in grembo. La coppia condivide, ignara, un’appetitosa tajine di pollo con le olive, accompagnata da un pane piuttosto gommoso e non facile da spezzare, con quelli che saranno i rapitori del loro bambino. Ma Stewart non sembra familiarizzare con le regole del galateo locale e alla fine afferra un pezzo di carne a piene mani e viene aspramente redarguito.

  1. Notorious

Hitchcock chiamava Mac Guffin il pretesto narrativo. Quel qualcosa la cui natura ha poca importanza, ma che è capace di mettere in piedi tutta la serie di eventi che costituiscono la storia di un film. E in Notorius il Mac Guffin è l’uranio, potenzialmente micidiale, soprattutto nelle mani di un’organizzazione di Nazisti. E dove celare il Mac Guffin? In accordo con il dichiarato amore del Maestro per il buon bere, l’uranio starà benissimo in una bottiglia di pregiato Pommard, nascosta in una fornitissima cantina. Indimenticabile la scena, carica di tensione, in cui Cary Grant si trova in cantina a esaminare una schiera di etichette pregiate. La bottiglia di Borgogna all’uranio purtroppo cade e si infrange, lasciando a terra il suo contenuto. Ingrid Bergman sente il rumore e si precipita giù. Intanto al piano di sopra si tiene un ricevimento: lo Champagne scarseggia e non resta che scendere in cantina. Così il padrone di casa scopre i due e… ma forse è meglio guardare il film per sapere cosa succede in seguito. Anche perché in questo complicato intreccio il ruolo delle bevande non è finito: il veleno mescolato al caffè servirà per cercare di uccidere la bella Ingrid Bergman in un’altra sequenza da antologia.

  1. Intrigo internazionale

La scena del corteggiamento nel vagone ristorante. Lei, sfacciata al punto di allungare una mancia al cameriere per far sedere un Cary Grant più affascinante che mai al suo tavolo, consiglia al suo ospite un’eccellente trota all’agro. «Non discuto d’amore a stomaco vuoto» afferma lei in una sorta di manifesto programmatico. E quando lui fa notare che la signorina ha già mangiato, la ragazza risponde: «ma lei non ancora».

  1. Nodo alla gola

Avete mai immaginato di apparecchiare una tavola sopra un cadavere? Hitchcock ovviamente sì. Nel suo film più teatrale, Nodo alla Gola, una coppia di amici uccide un ragazzo: nella presunzione di aver commesso il delitto perfetto, i due continuano la vita di tutti i giorni con il cadavere ancora caldo in casa. «Ho pensato che è più opportuno apparecchiare qui… su questa» dice il più spocchioso dei due ragazzi al suo complice, più vulnerabile e suggestionabile. Si tratta di una cassapanca, sulla quale straordinariamente i due giovani decidono di disporre cocktail e stuzzichini. «Almeno a nessuno verrà in mente di aprirla» pensano. E neppure la saggia e ignara governante riuscirà a far recedere i due giovani assassini dal loro intento. Così attorno al cadavere si svolge addirittura una festa, fra bicchieri di spumante e tartine al paté: «Non lasciate che divorino tutto il paté senza assaggiarlo» è la raccomandazione della donna, l’unica di cui forse in due assassini faranno tesoro. Ma che non basterà a salvarli.

Insomma, un rapporto ricchissimo e complesso, quello tra Alfred Hitchcock e la cucina. Proprio come quello con l’idea stessa della suspense. «Io – diceva – detesto la suspense. È per questo che non permetterei mai a nessuno di fare un soufflé a casa mia. Il mio forno non ha lo sportello trasparente. Si dovrebbe aspettare per quaranta minuti per sapere se il soufflé è riuscito. Ed è più di quanto io possa sopportare».

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