Il nuovo dpcmCoprifuoco alle 18 o alle 21. Chiusi negozi, bar e ristoranti nelle aree a rischio

Tra stasera e domani arriva il provvedimento che avrà valore fino al 4 dicembre. Oggi Conte riferisce in Parlamento. Braccio di ferro tra il premier e le Regioni sui lockdown locali. Governo ancora diviso sull’orario di chiusura nazionale

Carlo Hermann / AFP

Chiusura di bar e ristoranti anche a pranzo e serrata dei negozi dove l’indice di trasmissione Rt supera l’1,5. Sono queste le misure che il governo potrebbe inserire nel dpcm che sarà firmato non più oggi, ma domani, a seconda dell’esito del confronto acceso con le Regioni e all’interno dello stesso governo.

Dovranno essere i governatori a firmare le ordinanze, d’intesa con l’esecutivo. Una sorta di meccanismo automatico, a cui mira il governo dopo una frenetica giornata fiume di incontri a Palazzo Chigi, in cui tutte le misure sono diventate oggetto di trattativa nell’ennesima domenica di attesa di un nuovo dpcm.

I livelli di interventi saranno tre. Uno nazionale, più blando. Il secondo per le Regioni in situazione critica. E il terzo per quelle aree con un rischio talmente alto da attivare delle zone rosse. È qui che si vedranno dei veri e propri lockdown locali.

Le Regioni avrebbero voluto dare al governo la responsabilità di nuove chiusure. E dopo 24 ore di scontri e tensioni con i governatori, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte avrebbe deciso per la linea dura. Si procederà dunque con un regime differenziato basato su tre livelli costruiti in base agli scenari e ai livelli di rischio del sistema elaborato dall’Istituto superiore di sanità. Le chiusure dovrebbero scattare nelle province o nelle aree metropolitane in cui l’indice Rt di diffusione del virus sfori quota 2 e sia associato a carichi ospedalieri oltre il livello di guardia. Oppure anche nei casi in cui l’Rt sia a 1,5, associato però al “rischio alto” previsto nella valutazione dell’epidemia.

Contrari alle misure locali diversi presidenti di regione. Il lombardo Attilio Fontana e il campano Vincenzo De Luca hanno chiesto misure nazionali, se serve anche un vero e proprio lockdown del Paese. Altri governatori come Bonaccini, Emiliano e Zaia hanno ipotizzato invece un coprifuoco nazionale dalle 18 per frenare gli assembramenti.

Giuseppe Conte presenterà questa mattina in Parlamento – prima alla Camera, poi al Senato – anche le altre misure del dpcm, che riguarderanno l’intero territorio nazionale: ci sarà il blocco dei movimenti interregionali, la chiusura dei musei, la didattica a distanza per le superiori (e forse per la terza media).

Ma anche nel governo non si trova l’accordo sul coprifuoco nazionale. A chiederlo sono stati il ministro della Salute Roberto Speranza e il Pd. Conte, appoggiato da Italia Viva, si è dimostrato contrario a una stretta per tutti alle 18. La mediazione che si fa strada è quella delle 20 o delle 21.

Dopo quest’orario, sarà possibile uscire dalla propria abitazione soltanto per «comprovate esigenze» e dunque motivi di lavoro, salute o urgenza. Gli spostamenti dovranno essere giustificati con il modulo di autocertificazione. Non rientrano nelle chiusure anticipate le farmacie e i negozi di alimentari, mentre i centri commerciali resteranno chiusi nei fine settimana e nei festivi.

Torna anche il divieto di spostamento tra le regioni, a meno che non ci siano «comprovate esigenze», accompagnate sempre dalla autocertificazione. Chi si trova fuori dalla propria regione al momento dell’entrata in vigore del dpcm potrà però fare ritorno nel proprio domicilio anche nei giorni successivi.

Resta aperto però ancora anche il nodo scuole: Italia Viva e il Movimento Cinque Stelle chiedono che restino aperte anche con i lockdown locali fino alla prima media, ma con l’obbligo di mascherina, mentre le Regioni sono contrarie e vorrebbero chiuderle. Speranza insiste per fermare sicuramente le lezioni in presenza nelle aree a rischio.