Il governo Conte si ritroverà oggi di nuovo alla conta dei voti, con il possibile soccorso di Forza Italia. Ma se la coalizione di maggioranza si muove verso il voto sullo scostamento di bilancio puntando a essere autosufficiente, non c’è altrettanto ottimismo per il 9 dicembre, quando bisognerà decidere sulla riforma del Fondo Salva-Stati. E qui i giallorossi continuano a essere irrimediabilmente spaccati.
Si parte con il test di oggi. Alla Camera e al Senato si vota l’autorizzazione a un nuovo deficit di 8 miliardi, destinati ad allargare i ristori per le attività colpite dalle chiusure e a rafforzare la legge di bilancio. Lo schieramento che sostiene Conte si dice autosufficiente, nonostante i continui esodi dai gruppi Cinque Stelle. Ben 52 i parlamentari grillini – ricorda Repubblica – hanno cambiato casacca dal 2018 a oggi, compresi quelli sospesi già in campagna elettorale. Al netto delle scissioni, non si era mai vista in una forza di maggioranza una frana di queste dimensioni.
L’ultimo addio, alla Camera, è stato quello di Elisa Siragusa. Al Senato, dal giorno del voto sul precedente scostamento di bilancio (a metà ottobre), sono andati via tre esponenti grillini: Marinella Pacifico, Tiziana Drago e Giovanni Marillotti.
A Palazzo Madama, insomma, i numeri della maggioranza sono sempre più ballerini: M5S, Partito democratico, Italia Viva e LeU contano appena 150 seggi. Per arrivare alla maggioranza assoluta, ovvero 161, servono altri 11 voti, da reperire tra le Autonomie e il Misto, dove siedono gli eletti all’estero (Maie), gli ex grillini e i tre rappresentanti del gruppo Idea-Cambiamo!. Possibile anche il sostegno dei due senatori a vita Mario Monti ed Elena Cattaneo. Quanto basta perché i giallorossi ottengano il sì fra i 165 e i 169 voti.
Sul fronte del centrodestra, non si sa ancora quale sarà l’atteggiamento. Forza Italia proverà fino all’ultimo a spingere gli alleati sulla strada del sì. In ogni caso, la giornata sarà certamente più facile alla Camera, dove Conte dispone invece di numeri robusti.
Ma c’è una grande incognita dietro l’angolo in entrambe le Camere. Ovvero, il Mes, il Fondo Salva-Stati. Il premier, nell’incontro con i capidelegazione, non ha ottenuto l’atteso via libera dai Cinque Stelle. Il sottosegretario all’Economia Alessio Villarosa ha confermato la linea dell’«assolutamente no» riferito sia all’utilizzo dei 37 miliardi del Mes sia a una posizione favorevole del governo italiano a una riforma del Meccanismo europeo di stabilità.
Proprio di questo, in vista dell’Ecofin del 30 novembre, parlerà domani in commissione il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. Mentre il Pd, spalleggiato dal ministro della Salute Roberto Speranza, chiede a Conte di prendere una decisione. Ma il premier, dal bilaterale con la Spagna, tergiversa: «L’importante sono le risorse, non lo strumento».
Il 9 dicembre però dovrà riferire alle Camere sul vertice europeo del giorno dopo. Ed entro quella data la maggioranza dovrà dare mandato a Conte di portare a Bruxelles l’ok dell’Italia alla riforma del Mes. Quello sarà il passaggio d’aula più delicato. Un vero stress test per la coalizione.