Inside KievL’Ucraina rischia l’isolamento internazionale a causa della pandemia

L’arrivo della stagione fredda e dell’epidemia influenzale in uno dei Paesi più poveri d’Europa complicheranno gli sforzi per contenere il collasso del sistema sanitario. Il presidente Zelensky naviga a vista nel tentativo di salvare la fragile economia: per ora il lockdown viene fatto solo nel weekend, con limitazioni più blande durante la settimana, mentre gli Stati Ue confinanti chiudono tutto

LaPresse

La seconda ondata della pandemia sta mettendo a dura prova l’Ucraina. La nazione, tra le più povere d’Europa, è alle prese con la crescita della curva dei contagi. L’amministrazione del Ppesidente Volodymyr Zelensky (due settimane risultato positivo al coronavirus) sta cercando di evitare il collasso del sistema produttivo e sanitario. Il 19 e il 20 novembre è stato toccato il picco di nuovi casi giornalieri, rispettivamente 14575 e 14580, ma è altamente probabile che queste cifre siano sottostimate a causa del dilagare dell’epidemia e dell’incapacità dei servizi sanitari di tracciare in maniera efficace tutti i casi.

Il ministro della Salute Maksym Stepanov ha recentemente annunciato che il Paese sarà costretto ad adottare un lockdown totale qualora «il numero di nuovi casi oscilli tra i 25mila e i 30mila e il tasso di occupazione dei posti letto in ospedale tocchi l’80 per cento». Secondo altri, invece, la nazione dovrebbe essere in messa in clausura per un periodo di tre-quattro settimane durante le festività natalizie (il Natale ortodosso viene celebrato il 7 gennaio) per evitare la formazione di assembramenti in luoghi chiusi e nelle case, un vero e proprio assist nei confronti del virus. Rinunciare ai profitti del Natale potrebbe però significare il fallimento per numerose piccole imprese, dai negozi ai ristoranti passando per i bar e le strutture alberghiere e ogni decisione in materia dovrà essere ponderata con accuratezza. 

Le misure restrittive
Le misure restrittive attualmente in vigore per cercare di piegare la curva dei contagi sono una sorta di compromesso tra le ragioni dell’economia e quelle sanitarie. Fino al 30 novembre nelle giornate di sabato e domenica, sono chiuse tutte le attività non-essenziali (bar, ristoranti, negozi, centri commerciali) e restano aperti unicamente supermercati, farmacie, banche. Nel corso della settimana, a partire dal 12 novembre, sono state applicate misure restrittive di media entità. Bar, caffè e ristoranti devono chiudere alle 10 di sera, non possono avere luogo eventi pubblici con più di 20 partecipanti, i night club e le discoteche sono chiuse, le attività delle strutture ricettive non alberghiere sono sospese e il trasporto pubblico è limitato unicamente ai posti a sedere.

Gli ospedali del Paese hanno inoltre sospeso i ricoveri e le operazioni non urgenti e ammettono unicamente i pazienti affetti da Covid-19 e chi è afflitto da gravi patologie. L’utilizzo delle mascherine facciali è obbligatorio sui trasporti e in tutti i luoghi pubblici al chiuso. La multa per chi non li utilizza è compresa tra i 5 e i 9 dollari.

Il presidente Zelensky ha recentemente dichiarato che l’adozione delle misure ha provocato un rallentamento dell’espansione del virus mentre il Consigliere in ambito medico Viktor Liashko ha notato che le dinamiche epidemiologiche settimanali si sono stabilizzate. Il rischio, però, è che il Capo di Stato e i suoi consiglieri stiano semplicemente cercando di rassicurare l’opinione pubblica e la comunità internazionale sulla bontà delle scelte adottate. L’arrivo della stagione fredda e dell’epidemia influenzale sono destinate a complicare gli sforzi di Zelensky che potrebbe ritrovarsi, nel prossimo futuro, con il proverbiale cerino in mano e alle prese con un’Ucraina sempre più destabilizzata.

Le misure nei Paesi confinanti
I Paesi che confinano con l’Ucraina si sono mossi in maniera decisa e talvolta radicale nel tentativo di sconfiggere il Covid-19. In Ungheria l’esecutivo guidato dal premier Viktor Orbàn ha imposto un contingentamento degli ingressi in negozio da parte dei clienti più anziani. Gli over 65 possono recarvisi unicamente tra le 9 e le 11 di mattina nei giorni feriali e tra le 8 e le 10 in quelli festivi. Nel Paese è inoltre in vigore un lockdown parziale, recentemente prolungato sino al mese di febbraio, che prevede l’istituzione di un coprifuoco nazionale tra le 8 di sera e le 5 di mattina, limiti agli eventi pubblici e la chiusura di scuole, università e ristoranti.

In Polonia l’esecutivo nazionalista del premier Mateusz Morawiecki ha introdotto nuove limitazioni, nel periodo compreso tra il 7 ed il 29 novembre, nel tentativo di evitare un lockdown nazionale. Tutte le scuole del Paese devono adottare la didattica a distanza, i teatri, i musei, i cinema e le gallerie d’arte sono chiuse e gli alberghi possono accettare unicamente ospiti in viaggio per lavoro. La palestre devono sospendere le proprie attività e durante la settimana i minori di 16 anni non possono uscire se non accompagnati da un adulto.

In Romania è obbligatorio per tutti i cittadini coprirsi naso e bocca sia all’aperto che al chiuso, nei distretti più colpiti dall’epidemia è in vigore un coprifuoco notturno tra le undici di sera e le sei di mattina mentre gli operatori economici pubblici e privati devono svolgere le proprie attività tramite, ove possibile, il lavoro agile. Nella vicina Slovacchia l’esecutivo ha deciso di testare gran parte della popolazione con tamponi rapidi (soggetti a un certo margine di errore) per individuare quanti più positivi asintomatici possibili e prevenire la necessità di dover adottare misure restrittive ancora più severe di quelle attualmente in vigore.

In Bielorussia l’approccio adottato è radicalmente diverso: il Presidente Aleksandr Lukashenko ha sminuito, sin dall’inizio, l’importanza della pandemia e la gravità del Covid-19. A Minsk continuano a essere aperte le attività produttive, i bar e i ristoranti e solo di recente è stato imposto l’uso delle mascherine facciali nei luoghi pubblici. In Russia, invece, il Presidente Vladimir Putin vuole evitare a tutti i costi un nuovo lockdown anche se, al momento, i casi sono in forte crescita e c’è viva preoccupazione per quanto potrà accadere a Mosca nel corso dei prossimi mesi. 

L’Ucraina invece ha scelto una terza via tra il negazionismo di alcuni e il rigorismo di altri, potrebbe ritrovarsi in una sorta di limbo e piuttosto isolata sullo scenario internazionale. L’Unione Europea potrebbe letteralmente chiudergli ancora di più le frontiere esterne qualora la situazione epidemiologica della nazione diventasse fuori controllo mentre le relazioni con la Russia sono pessime ormai da tempo e non c’è alcuna speranza che arrivi per Kiev un aiuto da Mosca. 

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