Antonio Misiani, viceministro all’Economia, del Partito democratico, preferisce non entrare nel braccio di ferro tra i Dem e il premier Conte sulla cabina di regia per amministrare le risorse del programma Next Generation Eu. «È ancora oggetto di discussione in Consiglio dei ministri», dice a Repubblica. Ma propone una serie di aggiustamenti che lasciano intravedere quali sarebbero effettivamente i desiderata del Nazareno.
«Oltre alla cabina di regia», spiega, «è indispensabile avere anche un quadro normativo semplificato: parliamo di 209 miliardi da impegnare entro i prossimi tre anni in un Paese che in genere ne impiega 15 di anni per realizzare grandi opere pubbliche». Secondo Misiani, quindi, è «necessaria una normativa ad hoc per accelerare al massimo la tempistica dei progetti, altrimenti rischiamo di perdere un’occasione unica».
Non possiamo pensare di affrontare il Recovery «come un normale ciclo di programmazione», insomma. «Servono strumenti e procedure straordinarie». Così come, aggiunge, servono i 300 tecnici della task force immaginata dal premier: «Non stiamo parlando del progetto di una rotatoria, ma di spendere 209 miliardi! Serve una struttura dedicata che lavori h24 all’attuazione del piano con processi decisionali semplificati al massimo».
Ma Misiani esclude che l’Italia sia in ritardo con la stesura e la presentazione del piano entro la deadline stabilita da Bruxelles: «Stiamo costruendo l’interfaccia italiana della Commissione sul piano Next Generation Eu». Perché, si lascia scappare alla fine il viceministro, «Conte non può fare tutto da solo».