La ricandidatura per MilanoBeppe Sala annuncia la sua lista di giovani per le comunali

In un’intervista al Corriere, il sindaco presenta il progetto per il secondo mandato, con una città «policentrica» in cui saranno centrali i quartieri con i servizi principali a una distanza di 15 minuti. Alleati con i Cinque Stelle? «È meglio che ognuno si presenti per conto proprio», risponde

Foto LaPresse - Matteo Corner

In una lunga intervista al Corriere, il sindaco Beppe Sala racconta come immagina Milano nei prossimi cinque anni, dopo la nuova discesa in campo annunciata in un video sui social nel giorno di Sant’Ambrogio.

«Una delle risorse di Milano, lo si è visto in questa crisi pandemica, è la vita ricchissima dei suoi quartieri», spiega Sala. «In passato tanti hanno parlato di città policentrica arrivando a mitizzarla, ma mai a realizzarla. Ora ci sono i presupposti perché questo accada. Noi crediamo nella città in 15 minuti, rifondata sulla prossimità. Ci crediamo perché una delle cose che cambierà sarà la mobilità. Meno mobilità o comunque diversa. Significa garantire ai cittadini tutti i servizi primari vicino a casa, appunto a 15 minuti a piedi o in bicicletta».

Per fare questo si lavora su tre direttrici: sul trasporto pubblico allungando il percorso della metropolitana; sull’edilizia popolare, l’housing sociale e l’edilizia convenzionata; sul teleriscaldamento. «Bisogna trovare la formula per dare la dignità del vivere anche a chi non abita in un quartiere centrale. La Milano del futuro è policentrica», ribadisce. Ma servono risorse. Solo per il teleriscaldamento tra i 3 e i 400 milioni. Così come servono risorse per affrontare il tema più delicato, quello dell’equità sociale. «Ci serve l’aiuto del governo perché le risorse del Comune sono quello che sono».

Milano esce molto provata dalla pandemia. Come altre grandi città. Centri come Bologna scalano invece la classifica della qualità della vita. «Tra sindaci ci diciamo che bisogna evitare l’errore di subire troppo la pandemia o di raccontare ai cittadini che si tornerà presto alla situazione di prima», ammette Sala. «Bisogna avere un altro disegno, consapevoli che abbiamo di fronte 24 mesi di sofferenza e che ci vorrà tempo per rimettere in moto la macchina. La pensiamo tutti allo stesso modo: bisogna cambiare. Ma le città non sono al tramonto. La forma città è talmente significativa in questa era di transizione, che Elon Musk ha annunciato di avere venduto molte delle sue proprietà proprio per concentrarsi sul progetto di una città da fondare su Marte. Una città, non uno Stato. Prendiamolo come fosse una metafora. Soltanto mettendosi in questa prospettiva noi intuiamo il futuro: città e mondo cambiano insieme. Questa è ciò che chiamo rivoluzione».

La città però si ridisegna anche da sola. Lo smart working ha desertificato uffici, grattacieli e il centro cittadino. «In passato mi sono espresso male sullo smart working», ammette Sala. «Ma ero preoccupato del possibile taglio dei posti di lavoro da parte delle aziende. Il mio era un invito di tornare a presidiare la propria scrivania. Per quanto riguarda torri e grattacieli i proprietari sono tranquilli perché quando finirà la pandemia e non ci sarà più il vincolo degli ascensori le torri torneranno a riempirsi concentrando uffici che adesso sono sparsi per la città. Piuttosto, i rischi sono altrove e qui torniamo alla scommessa iniziale: quanto più i quartieri saranno connessi, tanto più potranno essere sede di nuovi sviluppi immobiliari».

Per fare una «rivoluzione» servono anche gli alleati, però. «A gennaio dirò con chiarezza ai milanesi quale sarà la compagine. Non molto diversa da quella attuale», dice il sindaco. La caratteristica principale della sua lista – annuncia – «è che sarà una lista di giovani, guidata da un candidato e da una candidata. Un uomo e una donna, giovani, che ho già individuato e che spero di annunciare dopo le feste […] Se i milanesi mi riconfermeranno saranno i miei ultimi cinque anni da sindaco: il mio impegno sarà quello di creare una classe dirigente e un candidato a prendere il testimone. Ci sarà un gruppo di persone che si giocherà le carte per essere il delfino o la delfina».

E il rapporto con i Cinque Stelle? «Mi sembra che a livello nazionale ci sia la volontà di trovare convergenze locali, per cui vorrei vedere cosa succede nelle altre città. Credo però che pur portando grande rispetto per i Cinque Stelle ci sia tanta distanza tra le nostre e le loro proposte, per cui è meglio che ognuno si presenti per conto proprio». Per quanto riguarda i Verdi, invece, la speranza di Sala è che «siano nell’alleanza».

Quanto alla gestione della pandemia da parte del governo Sala spiega che «la politica non si deve fa trascinare dall’emotività. Qualunque sia la decisione del governo sulla zona rossa per Natale, io non ho niente da dire. Il problema è non continuare a cambiare perché questo disorienta i cittadini e chi campa non di reddito fisso. Un’altra cosa: basta paternalismo, basta trattate le persone come bambini. Prima gli permetti di fare una cosa e poi ti arrabbi se la fanno. Ma cosa avrebbero dovuto fare i milanesi? Si dovevano chiamare tra di loro per darsi i turni d’uscita?».

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