Sobrietà. La parola d’ordine per il Natale che viene, tra mille incertezze, sembra essere questa. Niente pranzi faraonici con tavolate oceaniche. Pochi invitati, parenti stretti o comunque i più vicini. Forse nessuno citofonerà casa per casa a mezzogiorno del 25 dicembre per fare l’appello dei presenti, ma il buon senso è la prima regola che ci porta a pensare a questo come a un Natale raccolto, ridotto nei numeri, che non vuol dire affatto sottotono. Anzi. Una tavola ben imbandita, una bella musica di sottofondo, decorazioni e qualche candela. La ricetta per creare l’atmosfera non è difficile. A guidarci nell’impresa di rendere questa giornata perfetta è Giorgia Fantin Borghi, esperta di bon ton e di arte della tavola, organizzatrice di eventi legati all’arte del buon ricevere e soprattutto “apparecchiatrice seriale”, come lei stessa ama definirsi. «Mai come adesso bisogna pensare alle cose belle» esordisce, ricordando che «il Natale è la festa di tutti, la più importante per gli Italiani. Italiani che, si sa, sono abituati alle mega tavolate.
E se fino all’anno scorso quasi ce ne lamentavamo e a qualcuno pesava un po’ vedere la tal zia o la tal cognata, quest’anno ci mancheranno». Ma non è la tavola l’unico oggetto del desiderio legato al Natale. «Le persone hanno voglia di magia. Siamo partiti tutti prima con le decorazioni, il ragionamento alla base di questa scelta non è difficile da intuire: siamo tristi, attraversiamo un brutto periodo, ma abbiamo un sacco di tempo libero; quindi perché non impiegarlo per rendere più bella e accogliente la nostra casa? Non solo: non possiamo uscire, non possiamo vestirci eleganti (e questo vale soprattutto per noi donne) perciò ci dedichiamo con piacere a rendere più gradevole il luogo dove viviamo. Diventa una modalità di espressione personale».
Tavola piccola ma in grande sfoggio
Alla luce di queste considerazioni, la tavola imbandita diventa davvero centrale. «Più importante anche dello stesso menu – sostiene Giorgia Fantin Borghi – che a Natale è noto e tradizionale. Il minimal sarà bandito: il giorno di Natale dovrà essere speciale. Siamo bloccati in casa? Sfruttiamo questa situazione come un’occasione! Apriamo armadi, cerchiamo nei cassetti e mentre facciamo ordine recuperiamo i nostri ricordi: le cose della nonna, quegli oggetti che hanno un senso e un profondo legame con le nostre vite. Quelli possono poi diventare i protagonisti dell’apparecchiatura. Sono i bei ricordi che ci coccolano.
Altra considerazione da fare è che tutti preferiranno stare in tranquillità, quindi probabilmente avremo meno aiuti per allestire e mettere tutto in ordine. Una soluzione furba in questo caso è quella di apparecchiare in tavola anche le posate da dolce, quelle che di solito vengono un po’ snobbate e portate alla fine. In questo modo riprenderemo le tradizioni di una volta e non dovremo fare continuamente avanti e indietro dalla cucina». La situazione presente si riflette anche sulle tendenze: «penso che andrà tutto ciò che può essere considerato un porta-fortuna: il colore rosso, i quadrifogli, il vischio… tutto quello che è benaugurante.
Un piccolo ferro di cavallo ad esempio. Lo si può usare come lega tovagliolo o si possono realizzare segnaposto con oggettini di vario genere che diventeranno un bel regalino aggiuntivo davvero molto gradito. Teniamo presente anche che, proprio perché saremo in pochi, conosceremo bene tutti gli invitati. E sarà più facile, potremo caratterizzare il posto tavola di ciascuno con qualcosa che richiami la sua personalità, le sue passioni o il suo vissuto. Potremo dedicare cura a ogni dettaglio con meno timore del giudizio delle persone con cui siamo meno in confidenza. Anzi, sarà il contrario: prepareremo una tavola da sogno, la fotograferemo e fierissimi la manderemo alla parente criticona che non c’è! Altra grande tendenza è la tradizione, nei colori come nelle forme, e nell’uso del vetro: sfaccettato, colorato… si tratta di un materiale simbolico di come siamo: cerchiamo la trasparenza e la luminosità, ma ci sentiamo molto fragili».
Poche regole, tanta fantasia
«Usare un elemento kitsch per decorare la tavola? Lo approvo solo quando è piccolo o talmente kitsch da diventare esilarante! Sì alle cose giocose, sì a tutto quello che ci strappa un sorriso! La risata è anticovid e scalda il cuore. Il valore aggiunto in una tavola ben apparecchiata è la cura che ci mettiamo. Le regole oggi non sono più così rigide, consentono di dare sfogo alla creatività. Si possono tenere come punto di riferimento i colori o le forme: se abbiamo un oggetto come riferimento, magari uno di quelli trovati negli armadi, come una vecchia legumiera, lo riprenderemo richiamandone ad esempio il colore nei sottopiatti o nei segnaposto. Si possono mescolare uno o due elementi, o un tema che ritorna, ma senza esagerare: se sceglieremo come elemento la stella di Natale, la potremo usare nel decoro dei sottopiatti o nei tovaglioli, ma non nella tovaglia, che sarà uno sfondo su cui farli invece risaltare. Occorre anche non esagerare con i colori, specie se non si è particolarmente abituati a utilizzarli. Meglio due o tre al massimo, accostando piatti e posate che abbiano un filo conduttore e conservando sempre un elemento che possa spiccare».
L’abc della tavola
Per moltissimi di noi, poi, si rende utile un ripasso dei “fondamentali”: «le posate con la “C” vanno a destra, con il coltello più vicino al piatto, in modo che la lama sia coperta e non possa tagliare, e il cucchiaio rimanga all’esterno. A sinistra le forchette, almeno due, s’intende! Il trucco per apparecchiare correttamente le posate è ricordarsi che dovranno seguire pedissequamente il menu, partendo dall’esterno, così le più lontane dal piatto saranno quelle che useremo per prime. Quelle da dolce vanno posizionate a ore 12.00 rispetto al piatto: coltello, forchetta e cucchiaio. Tutto ciò che occorre per mangiare il panettone con la crema insomma! Per sapere da che parte vada il manico, basta far fare alla posata tutta la strada dal lato del piatto dove andrebbe posta se fosse “da pietanza” e arrivare fin su. Così si troverà automaticamente nel verso giusto. I bicchieri vanno a destra, perché è con la mano destra che generalmente si prendono per bere. Se ce n’è uno più basso andrà un po’ più davanti; il piattino del pane invece va posizionato in alto a sinistra, ricordando che non è strettamente indispensabile ma che spesso evita le fastidiose montagnole di briciole. Il tovagliolo? Dove lo si preferisce andrà benissimo, tenendo presente che la tavola deve essere armonica: guardandola dovrà essere bella e funzionale».
I bambini protagonisti
Natale è la festa dei bambini. Questo è innegabile. Come coinvolgerli in questo allestimento? «facendoci aiutare! Facciamo vedere loro come si compone un posto tavola, magari potremmo farglielo disegnare su un bel foglio per poi riportarlo insieme sulla tavola. I bambini devono essere inclusi nella bellezza, vanno educati alla bellezza, la sapranno poi riconoscere per istinto». E quel centrotavola che hanno realizzato con le loro manine all’asilo? «Usiamolo. Se ci piace e ci fa piacere. Può essere il protagonista dell’apparecchiatura se riusciamo a valorizzarlo inserendolo nella composizione. Se invece abbiamo altri progetti, il lavoretto dei bambini potrà diventare il centrotavola ad esempio per la prima colazione. Si sa che loro ci tengono da matti!».
Candele, festoni & co.
La tavola è apparecchiata. E intorno? Che decorazioni possiamo osare? «Tutto ciò che fa parte della tradizione. Le ghirlande e i festoni, che sono facili da realizzare con rami di abete e con bacche di ogni tipo. Sono allegre e decorano moltissimo! Credo poi che una bella candela sia sempre gradevole. Chi non ha un camino e ha voglia di un punto romantico a casa potrà realizzare un angolino di luce proprio utilizzando numerose candele, anche di diverse dimensioni. Un perfetto “simil-camino” che scalda il cuore e crea grande atmosfera. Un trucco: le candele a stelo bruciano meglio e più lentamente se prima le lasciamo in freezer per qualche ora. Quest’anno niente ansia da prestazione! L’unico desiderio sarà rendere felici le persone a noi più care».