Il vaccino anti Covid targato Pfizer/BioNTech, nome commerciale Comirnaty, ha ricevuto anche l’ultimo via libera alla distribuzione, quello dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). Si partirà con le prime iniezioni il 27 dicembre, con il Vaccine Day europeo. E sarà sicuro, dice a Repubblica Marco Cavaleri, italiano di Saronno a capo della Strategia vaccini dell’Ema (l’Agenzia del farmaco europea): «Perché arriva dopo un processo di valutazione rigoroso, basato su una quantità considerevole di dati su sicurezza ed efficacia in base alla quale abbiamo concluso che il rapporto tra rischio e beneficio è altamente positivo».
Eppure ci sono cose sul vaccino che ancora non sappiamo. «Ci sono dati che avremo solo con la vaccinazione di un ampio numero di individui, ma si tratta di aspetti complementari», spiega Cavaleri. Ad esempio, «sappiamo che il vaccino è straordinariamente efficace, che funziona nel 95% dei casi, ma non sappiamo quanto dura la sua copertura e se serve un richiamo». Al momento, ci sono «dati fino a circa 100 giorni, la durata della terza fase di sperimentazione, anche se ci aspettiamo che l’efficacia si mantenga molto più lungo».
L’ipotesi è che l’efficacia durerà almeno un anno, come il vaccino antinfluenzale. «Sì, non penso sarà inferiore a quello del vaccino per l’influenza», spiega lo scienziato. Che spiega anche: «Mi aspetto che un vaccino in grado di prevenire anche la malattia lieve fino al 95% dei casi mostri anche un qualche impatto sulla prevenzione dell’infezione e della trasmissione. Però non abbiamo certezze al momento, avremo più dati in primavera».
La sperimentazione non ha riguardato i bambini e l’Ema infatti ha autorizzato il vaccino a partire dai 16 anni. «Su nostra indicazione le aziende hanno l’obbligo di dotarsi di un piano di sperimentazione del vaccino in ambito pediatrico: verso la fine del 2021 avremo i primi risultati. Ricordiamoci peraltro che i bambini non sono soggetti ad alto rischio e almeno inizialmente non saranno coinvolti nelle campagne vaccinali», dice Cavaleri.
Per gli anziani con patologie pregresse, invece, «non c’è nessuna preoccupazione, lo studio sperimentale ha osservato gruppi con diverse patologie, ad esempio diabete, malattie cardiovascolari o respiratorie: l’efficacia del vaccino su questi soggetti è uguale a quella del resto delle persone». Per gli allergici, «sconsigliamo il vaccino se ci sono allergie o ipersensibilità ai suoi principi attivi e ai suoi eccipienti. Chi ha l’asma o è allergico al gatto o alle graminacee non avrà alcun problema, anche se consigliamo sempre di parlarne con il medico. Le allergie alimentari gravi che di per sé non rappresentano una controindicazione, vanno discusse con il medico perché potrebbero essere un segnale di ipersensibilità al vaccino».
Quanto alle donne donne in gravidanza, «gli studi clinici hanno coinvolto un numero limitato di donne incinte, ma quelli sugli animali sono assolutamente incoraggianti e non mostrano problemi. Considerando dunque che le donne incinte sono a rischio di Covid più severo della media, è importante permettere che possano ricevere il vaccino una volta definiti benefici e rischi con il medico».
Chi ha già avuto il Covid dovrà comunque vaccinarsi? «La sperimentazione ha fornito dati limitati che non hanno mostrato protezione aggiuntiva nel breve termine, mentre quelli sulla sicurezza sono rassicuranti. Visto che molte campagne vaccinali non prevedono il test prima della somministrazione, non vediamo alcun problema di sicurezza nel dare il vaccino ad individui che hanno già contratto il virus. Non possiamo escludere che il vaccino possa fungere da richiamo e dunque possa contribuire ad una protezione sostenuta sul lungo periodo».
Sulla variante inglese Cavaleri dice che non si sa se il vaccino sarà o meno efficace: «Stiamo aspettando i dati di laboratorio ma abbiamo quelli delle aziende che dimostrano come diverse mutazioni nello spike non danneggiano l’efficacia del vaccino. Questo ci fa ben sperare, ad oggi non ci sono segnali negativi».