Ciak si mangia Cibo e dintorni in 5 film “di Natale” 

Ci sono film che a Natale vanno visti e rivisti assolutamente, per alcuni si tratta di una vera e propria tradizione. Film come Una poltrona per due, o La vita è meravigliosa e in ognuno il cibo è protagonista, almeno in una scena

Buio in sala, quella di casa nostra s’intende. Albero di Natale acceso in un angolo, divano, copertina e film. A completare l’opera una pizza, dei pop corn o una cioccolata calda. Insomma, quello che ci piace di più. Mai come quest’anno le vacanze di Natale saranno ricche di momenti così, per gustare in famiglia cinema e cibo, ma anche per assaporare un’atmosfera natalizia più raccolta, ma non meno dolce. E allora, niente di meglio che cercare nei film di Natale quelle scene in cui il cibo diventa protagonista. Buona visione, buon appetito e buone feste!

Il Canto di Natale di Topolino

La storia la conoscono tutti, è quella raccontata da Dickens. Ma i personaggi sono quelli del mondo di Paperopoli e Topolinia. Ed esattamente come nel Canto di Natale di Dickens lo spirito del Natale presente entra in scena, allegro e gaudente, disteso su una montagna di cibo. Scrooge-Paperone teme che il gigante voglia mangiarlo, ma perché, si chiede il fantasma, dovrebbe «mangiare un piccolo avaro disgustoso come te? Specie quando ci sono tante cose da godersi nella vita». Il gigante tiene il papero con due dita e lo fa volare sopra la montagna di cibarie: «frutta secca» dice Scrooge «tacchino, maialino da latte» per non parlare del gelato al cioccolato e pistacchio. Da dove viene tutta questa buona roba? Alla domanda di Paperone il gigante risponde: «viene dal cuore. È il cibo della generosità che tu hai negato al prossimo per tanto tempo». Per darne prova al papero, il fantasma lo trascina tra le strade innevate fino alla casa del suo dipendente, sfruttato e malpagato, Bob Cratchit – Topolino: nella poverissima casa padre e figli addobbano l’albero, mentre la mamma prepara la cena. «Che sta cucinando?» chiede Paperone «un uccellino?». Ma non c’è altro da mangiare oltre al minuscolo volatile, e nel pentolone sul camino bolle… il bucato di Scrooge. E il piccolo Tim, malato, dice con dolce sincerità che per quel cibo devono ringraziare il signor Scrooge. Ed è a Tim che, dopo la visita di un altro fantasma e un profondo cambiamento, che Paperone porta alla fine un sacco pieno di giocattoli, da cui esce anche un grosso tacchino! E che Dio benedica tutti quanti, per dirla con le parole di Tim.

Mamma ho perso l’aereo

Tutto ha inizio con una pizza. Anzi, con tante pizze, dato che la famiglia Mc Callister, allargata a zii e cugini, sta per partire per Parigi per le vacanze di Natale: e la sera prima della partenza si ordina pizza per tutti. Ma il grande (e grosso) Buzz mangia per dispetto la pizza solo al formaggio del fratellino Kevin. E lui, spedito in castigo in mansarda per aver insultato e spintonato il fratello, desidera che la sua famiglia sparisca. Così quando al mattino si sveglia e non trova nessuno, pensa che il suo desiderio sia stato esaudito. Inutile dire che le sue saranno vacanze movimentate. E la sera dopo c’è ancora pizza: Kevin, solo, per farsela consegnare fa dialogare il fattorino con la videocassetta del film “Angels With Filthy Souls”. E i colpi di pistola sparati nel vecchio film mettono in fuga il ragazzo.  Per la cena successiva Kevin si fa la spesa tutto da solo e dopo aver apparecchiato una tavola natalizia con tanto di angioletti portacandele, recita la preghiera: «benedici questo piatto di maccheroni al formaggio cotti a microonde e benedici coloro che me li hanno venduti».

Una poltrona per due

Più che un film è un rito. Come fare l’albero: Natale senza Una poltrona per due non sarebbe Natale. Anche il cibo, come tutto, prende parte all’inversione di ruoli alla base del film. Prima è Louis Winthorpe a sedere a una tavola riccamente imbandita: in compagnia della fidanzata, mangia aragosta sorseggiando un drink; intanto Coleman, il maggiordomo, prepara le crêpes suzette fiammeggiandole mentre i due decidono di appartarsi nella sala con il camino. Poi, più avanti, è Billie Ray Valentine a godersi una cena di lusso, mentre un furioso Winthorpe lo osserva dalla finestra, fradicio di pioggia: Valentine, tra piatti di carne e vino rosso, dispensa consigli di alta finanza. La soluzione finale è ancora una volta questione di food: i fratelli Duke vengono messi KO nella compravendita del succo d’arancia.

Il piccolo Lord

«Una vecchia tradizione vuole che il giorno di Natale una grande festa sia data nella sala della servitù, per chi lavora nel castello. Quest’anno i festeggiamenti invece hanno luogo qui, nella sala grande, per volontà di mio nipote e mia. Questo è il più felice Natale che io abbia mai avuto. Vi chiedo di brindare alla salute e alla felicità del futuro Conte di Dorincourt, Lord Fauntleroy». Tutti, ma proprio tutti, si uniscono al brindisi proposto dal nonno, non più burbero, ma reso dolce e affettuoso dalla dolcezza e dall’affetto di un bambino. Seddy risponde, alzandosi in piedi, augurando a tutti buon Natale. I calici si alzano, le campane suonano, mamma, figlio e nonno finalmente si prendono per mano, mentre ovunque nell’immensa tavolata, tra buon cibo, vino e addobbi festosi, regna la gioia. È il gran finale. È Natale.

La vita è meravigliosa

«Pane… che questa casa non conosca la fame. Sale… perché la vita abbia sempre sapore». Con queste parole Mary consegna i doni di benvenuto ai Martini, i nuovi vicini di casa. A lei fa eco il marito George: «E vino… la gioia e la prosperità regnino sempre». Il più commuovente e toccante dei film di Natale ricorda il valore simbolico del cibo nelle sue componenti essenziali. Essenziali come i sentimenti che animano il Natale, come quella semplice innocenza che fa dire alla bimba, stretta in braccio a papà George «guarda papà! La maestra dice che quando suona una campana un angelo mette le ali!». È la scena finale, tra canti e felicità, dopo tante peripezie, con l’aiuto di un vero angelo, finalmente si può brindare. Il fratello di George alza il bicchiere: «beviamo! Al mio fratellone George, l’uomo più ricco della città».

 

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