Sul tavolo della verifica di governo, il presidente del Consiglio Giuseppe conte ha portato una nuova bozza del piano nazionale di ripresa e resilienza, riscritta da Palazzo Chigi ma aperta alle modifiche suggerite dai partiti. L’obiettivo è uscire dai due giorni di incontri di maggioranza con una proposta condivisa, sui contenuti del piano e sulla governance, stavolta condivisa da tutti. In modo da evitare altri strappi. Dopo gli incontri di ieri con il Movimento Cinque Stelle e il Pd, oggi è il turno di Italia Viva e LeU.
Nell’ultima stesura del piano, la destinazione delle risorse resta quasi invariata, visti anche i paletti della Commissione europea su transizione verde e digitale, che da soli coprono oltre il 60%. Il restante 40% viene distribuito tra scuola, ricerca, parità di genere, salute ed equità sociale. Ma a cambiare è il peso di incentivi e investimenti: i primi vengono tagliati, i secondi aumentati – scrive Repubblica.
Ma a cambiare è soprattutto la governance del Recovery Plan. Secondo l’ipotesi al vaglio, i progetti dovranno passare per il consiglio dei ministri, mentre la parte esecutiva dovrebbe essere affidata a un comitato ristretto composto da un ministro per ogni partito di maggioranza. La task force resterà ma dovrebbe essere più snella, con più tecnici dei ministeri e meno super manager, e dotata di poteri meno ampi rispetto a quelli ipotizzati all’inizio.
La speranza di Conte è che questa nuova formulazione basti a ricompattare la coalizione e a evitare un rimpasto dall’esito incerto, in attesa del faccia a faccia previsto oggi con i renziani.
Su tutto il resto delle richieste messe nero su bianco da Matteo Renzi, invece, Conte non sembra voler cedere – scrive il Corriere: sul Mes ha le mani legate dai Cinque Stelle, sulla delega ai servizi segreti non vuole cedere perché verrebbe depotenziato. E intanto sabato scorso ha incontrato in maniera riservata il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.