Un puzzle difficile, anche per un’appassionata del genere. Ci sono voluti dieci giorni per trovare un accordo con il Partito di Centro ma alla fine Kaja Kallas ci è riuscita: la leader del Partito Riformista è il prossimo primo ministro dell’Estonia, la prima donna a ricoprire questo ruolo in 29 anni di storia della giovane repubblica baltica. Il voto nel Riigikogu, il Parlamento monocamerale estone, ha già dato il via libera al nuovo esecutivo, che avrà i suoi 14 posti equamente ripartiti tra i due partiti e i due sessi, con una maggioranza di 70 voti a favore e 30 contrari, ben superiore persino rispetto a quella immaginata alla vigilia di 59 seggi su 101 disponibili.
Nella nota congiunta i due partiti hanno dichiarato che «formeranno un governo che continuerà a risolvere efficacemente la crisi COVID-19, a mantenere l’Estonia all’avanguardia e a sviluppare tutte le aree e le regioni del nostro paese». La convivenza tra i due partiti, che mai avevano governato insieme e si erano sempre alternati, non si preannuncia semplice visto che il Partito di Centro dovrà affrontare le accuse rivolte al suo ex segretario Mihhail Korb, accusato di corruzione per aver favorito il progetto immobiliare del figlio di Hillar Teder, finanziatore del partito, nel porto della capitale Tallinn.
La strada verso Stenbocki Maja, o Casa Stenbock, l’edificio settecentesco nel cuore della città vecchia di Tallinn dove viene ospitato il governo estone, per Kallas era già segnata. E non solo perché doveva già andarci nel 2019, quando ha ottenuto la vittoria alle elezioni ma vide il suo Partito Riformista escluso dalla coalizione di governo tra centristi, conservatori e l’estrema destra di EKRE. Kaja, 43 anni, è figlia d’arte: suo padre è Siim Kallas, fondatore del Partito Riformista che ora dirige e uno degli uomini più importanti nella giovane storia della Repubblica d’Estonia.
Ex membro della segreteria del PCUS, Siim Kallas è stato colui che ha gestito le finanze estoni nei primi anni dell’indipendenza, come Governatore della Banca Centrale, ed è poi sceso in politica, ricoprendo diverse cariche ministeriali fino a diventare primo ministro tra il 2002 e il 2003. Una carriera proseguita anche in Europa: dopo l’ingresso di Tallinn nell’Unione (2004), Kallas è stato prima Commissario europeo per gli affari amministrativi e la lotta antifrode (Barroso I/2004-2009) e poi ai trasporti (Barroso II/ 2009-2014). Un punto di riferimento importante, ma anche un paragone scomodo dal quale cercare di scostarsi il più possibile.
«Quando dovevo scegliere a quale facoltà iscrivermi ho scelto una in cui né mio padre, né mia madre né mio fratello erano coinvolti, perché volevo essere me stessa e non essere paragonata a loro. Mia madre è un medico, mio padre un politico e mio fratello un consulente finanziario, quindi sono entrata alla facoltà di legge, perché non avevamo avvocati in famiglia», raccontava in un’intervista al The Parliament Magazine nel 2016, quando aveva già svolto la sua carriera di associato in uno degli studi più importanti di Tallinn ed era scesa in politica, svolgendo una legislatura in Parlamento prima di passare a Bruxelles sotto le insegne dell’ALDE, il gruppo dei liberali europei.
I cinque anni da eurodeputata hanno rappresentato il momento della maturità e dell’affermazione per Kallas, capace di farsi conoscere per le idee soprattutto nel suo settore di riferimento, il digitale e le telecomunicazioni, che le sono poi valse le due segnalazioni di Politico sia tra i 40 eurodeputati che si sono messi in mostra tra il 2014 e il 2019 sia tra i “Titani della tecnologia”, al pari di commissari come Mariya Gabriel e Margrethe Vestager. Una strada non scontata per il genere femminile: «anche se non sembra, sono le donne che si occupano di tecnologia in Europa. Un evento normale, nonostante alle ragazze venga insegnato che la tecnologia non è per loro, ma per i ragazzi. Serve mostrare degli esempi di riferimento e per questo le ragazze hanno bisogno di buoni modelli di comportamento».
E lei un buon modello lo è di sicuro: la guida del Partito Riformista nel 2017 e la vittoria alle elezioni nel 2019 sembravano il preludio all’ingresso a Casa Stenbock come nuovo primo ministro dell’Estonia. Così non è stato: la crescita inaspettata dell’EKRE e il ripensamento di Juri Ratas, leader del Partito di Centro ed ex primo ministro che prima aveva escluso alleanze con l’estrema destra xenofoba e antieuropea per poi ripensarci soltanto per rimanere alla guida dell’esecutivo, hanno costretto Kallas a passare dall’opposizione. Un passaggio che anche lei sapeva sarebbe durato poco: questa crisi di governo ha rappresentato un po’ la sua pallina di riserva che, da appassionata di golf, sapeva bene che non avrebbe potuto sbagliare.
Il nuovo governo estone sarà un po’ a immagine e somiglianza del suo primo ministro. Credo liberale e riformista, l’idea di Kallas è quella di ridare all’Estonia un profilo moderno e tecnologico, degno del Paese che ha dato i natali a Skype. Particolare attenzione verrà dedicata alla politica estera: per la neopremier sarà fondamentale riottenre una credibilità internazionale atlantica ed europeista a un Paese che negli ultimi mesi aveva perso smalto a causa dei commenti di Mart e Martin Helme, eseponenti di EKRE, sui vicini finlandesi e lituani e persino sulla credibilità delle elezioni americane.
Al di là della questione sanitaria, sarà molto importante il programma economico del nuovo governo, che ci si aspetta liberista: Kallas crede infatti che lo Stato non debba in alcun modo ostacolare le imprese, soprattutto in campo digitale, e vuole che l’Estonia torni ad attrarre aziende e imprese straniere. Un tema caro sin dal 2018, dall’incontro a Bruxelles con la direttrice operativa di Facebook Sheryl Sandberg in cui parlò molto di tassazione, concorrenza e lotta alle fake news, un punto sul quale entrambe hanno convenuto sull’utilità dell’identità digitale, che in Estonia è presente dal 2014.
Ovviamente un capitolo importante della futura politica estera estone sarà dedicato ai rapporti con il vicino russo. Dalla sua indipendenza nel 1991 l’Estonia ha sempre mantenuto un atteggiamento guardingo nei confronti della Russia: non è un caso se Tallinn è tra i pochi Paesi Nato a rispettare il vincolo del 2% per le spese sulla Difesa. I russi sono presenti anche nel territorio estone: infatti secondo il censimento del 2012 sono circa il 25% della popolazione e sono solitamente fedeli elettori del Partito di Centro.
L’allontanamento da Mosca, operato già dall’ex primo ministro Ratas dal 2016, proseguirà anche sotto Kallas: non è un mistero la netta preferenza della leader del Partito Riformista per un’educazione in estone di tutti i bambini del Paese, invece che bilingue come è avvenuto finora. Come ha dichiarato nel suo discorso di fiducia al Riigikogu, «il nostro obiettivo è chiaro: noi vogliamo essere estoni, ma anche essere europei. La stragrande maggioranza della popolazione è ancora d’accordo su questioni veramente importanti, come l’appartenenza all’Unione. Perciò a tutti coloro che speravano in un governo diverso, capace di non scatenare la contrapposizione, dico solo: l’Estonia sta tornando!».