KeChicLa sartoria sociale italosenegalese nata in pieno lockdown

Il progetto di Cheikh Diattara e Valeria Zanoni, che si sono incontrati per la prima volta due anni fa a Milano, è partito a inizio 2020 e ha saputo superare tutti i problemi economici, logistici e tecnici di un’attività avviata durante una pandemia

Cheikh Diattara e Valeria Zanoni ricorderanno il 2020 come l’anno in cui hanno deciso di credere nel loro progetto sartoriale, KeChic (anagramma di Cheikh), in cui la produzione ruota intorno al wax, il tessuto di cotone dai colori brillanti che veste l’Africa occidentale e in particolare il Senegal. Accolgono Nrw nel loro laboratorio e mostrano alle grucce i modelli degli abiti per la vendita: «I nostri sono capi su misura, quelli appesi sono solo prototipi: scegli la foggia, poi il tessuto», spiega Valeria Zanoni, indicando le pile di stampe sullo scaffale, sotto lo sguardo benevolo del suo socio, che, tra i due, è quello che sa usare la macchina da cucire.

L’incontro a Milano
Raccontano di essersi conosciuti due anni fa, al Parco Sempione: lei stava volantinando per pubblicizzare un world market che si sarebbe tenuto la settimana dopo e ha incrociato il capannello della comunità senegalese che si trova al parco ogni domenica. Sono diventati amici, ma ancora non immaginavano come avrebbero potuto lavorare insieme. Lui sarto, oltre che un giocatore di basket in carrozzina, prima a Cantù poi nel Basket Seregno Gelsia, militando in serie B, lei da sempre nel settore della comunicazione e nell’organizzazione di eventi.

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