Se ho capito bene, la prossima crisi di governo discenderà dalla triangolazione Franceschini-Casalino-Speranza.
Il primo in quanto inventore della biblioteca dell’inedito: tutti lo prendemmo per il culo, e tutti dovremmo chiedergli scusa. Dario Franceschini – ministro della cultura, censore del pubblico dell’Ariston, forse prossimo presidente della Repubblica ed evidentemente genio incompreso – ci aveva visto lunghissimo. Disse che voleva creare questa biblioteca dei manoscritti nel cassetto, e tutti lo sbeffeggiammo.
Pensavamo – noi che non ci vediamo neanche medio, figuriamoci lungo – ai nostri romanzi giovanili. Ne scrissi uno, a vent’anni, che altro che consegnarlo a una biblioteca consultabile: se lo leggesse anche solo un mio conoscente morirei all’istante di vergogna.
Pensavamo a Giancarlo Iacovoni, quell’impudico provinciale che in “Caterina va in città” propone il suo romanzo vagamente erotico alla classe dirigente formata dai genitori delle compagne di scuola della figlia, a quelli che gente con lessico miserrimo chiamerebbe “radical chic”, e quelli non solo non lo raccomandano a un editore ma persino le adolescenti lo leggono e sghignazzano, perché quando un inedito è davvero brutto persino le adolescenti se ne accorgono, e in genere gli inediti lo sono, altrimenti non sarebbero inediti.
(Naturalmente il romanziere inedito si sente sempre Tomasi di Lampedusa, o almeno Anna Frank, per dirne due rifiutati in prima istanza e poi divenuti autori di clamoroso successo; si sente tale anche se non lo dice, ché l’appropriazione d’olocausto è percepita più grave del brutto romanzo, e questo lo capisce persino il romanziere scarso).
Insomma, ieri è stata l’ennesima giornata che ha reso evidente che Franceschini aveva capito, e noi mammalucchi avevamo riso di lui, ma – per citare un tal Gershwin, canzonettista minore – chi ride per ultimo, adesso?
Ieri, dopo Speranza, è arrivato Casalino. Come già Roberto Speranza in autunno, Rocco Casalino aveva un libro in uscita, ma il libro non esce più. Quello di Speranza ci spiegava con che trionfo della volontà e della ragione avessimo sconfitto il virus, e alla venticinquesima ora si è pensato non fosse prudente distribuirlo in libreria, dato che, come dire, la questione pandemica non pareva esattamente risoltissima (com’eravamo pessimisti, in autunno: guarda adesso com’è tutto sotto controllo).
Tuttavia gli studiosi della biblioteca dell’inedito, i costituzionalisti che studiano la delicata materia del diritto d’accesso a questa ambita collocazione, non sono concordi circa la candidabilità di “Perché guariremo”, il tomo di Speranza.
Successe infatti che il ritiro del diario del piccolo Roberto, il ministro che raccontava l’emozione d’entrare al governo, fu deciso così tardi che alcune librerie già ce l’avevano. Lo misero in vendita, e lo esaurirono. Quello di Speranza è dunque l’unico bestseller inedito della storia dell’editoria di questo meraviglioso paese.
Un po’ come i dieci secondi della canzone sanremese (è ancora inedita se ne hai messo un frammento sull’internet per sbaglio?), il libro di Speranza non si sa se possa considerarsi inedito. Se a Baia Vallugola c’è un lettore che ha in casa “Perché guariremo”, può “Perché guariremo” essere considerato inedito? Gli studiosi sono al lavoro per dirimere questo cavillo, quand’ecco che arriva Rocco Casalino a rubare la scena.
«La sua è un’infanzia segnata da povertà, violenze e umiliazioni». Sembra la descrizione del personaggio interpretato da Manuela Arcuri (non parente di Domenico) in una serie scritta da Teodosio Losito, già autore della migliore televisione kitsch della nostra vita. E invece è il modo in cui iniziava la scheda promozionale di “Il portavoce – La mia storia”, di cui l’editore Piemme ha annunciato ieri la non uscita.
Le memorie di Rocco Casalino dovevano venire distribuite tra tre settimane, e quindi dispero che in una cartolibreria di Volturara Appula già si trovi questo punto preziosissimo tomo. Quello di Casalino è dunque certamente un inedito, e per questo, nella nuova istituzione franceschiniana, egli non può che vincere su Speranza. Intravedo lotta intestina, speriamo d’avere uno Shakespeare sufficiente a raccontarla.
Il portavoce (l’assonanza col Portaborse sarà voluta? Rocco sarà piccolo fan di Nanni? Quante domande senza risposte, Rocco, chiamami a qualunque ora, so che hai bisogno di sfogarti, io sono qui) non uscirà non per la pandemia, ma per la crisi di governo. Pare essa renda inopportuno il racconto delle gesta trionfanti del cardinale Mazzarino che possiamo permetterci.
Nella scheda, dopo l’infanzia povera e umiliata, si nota il passaggio «Rocco studia duramente, è il più bravo della classe, la matematica gli piace e gli riesce facile»: non lo metteranno in commercio per evitare che qualcuno chieda, se è così bravo in matematica, come mai abbiano dovuto recuperare Ciampolillo chiuso dentro a un cesso all’ultimo minuto?
O sarà perché svelava il torbido passato di Marina La Rosa? Il non abbastanza torbido presente di Conte (il segnaposto, no il cantante)?
No, nessuna di queste ipotesi è convincente.
La spiegazione è una sola. Altro che poltrone, altro che programmi, altro che Mes, altro che chiacchiere. C’è un nuovo asse Casalino-Franceschini, nessuno (Speranza) si senta escluso.
Uno rinuncia alla classifica dei bestseller pur di lanciare, col più prezioso dei titoli, la geniale idea dell’altro: la biblioteca degli inediti. E l’altro, in cambio? Che suspense.