Martedì il tribunale dell’Aia, nei Paesi Bassi, ha ordinato al governo di sospendere immediatamente il coprifuoco. La misura, in vigore dal 23 gennaio e recentemente prorogata fino al 3 marzo, prevede l’impossibilità di uscire di casa dalle 9.30 di sera fino alle 4.30 del mattino senza validi motivi. È il primo coprifuoco attivo nei Paesi Bassi dalla seconda guerra mondiale, e ha portato a una serie di contestazioni da parte di alcuni partiti politici e movimenti di cittadini contro le restrizioni anti-Covid19. Nei giorni seguenti la sua entrata in vigore, si sono verificate proteste di piazza con diversi arresti e scontri.
Proprio uno di questi movimenti, Viruswaarheid (“Verità sul Virus”), già attivo durante le proteste e il cui leader Willem Engel mette in discussione i dati scientifici sul virus e l’utilità delle vaccinazioni, ha sollevato presso la Corte il caso della liceità del coprifuoco in base alle leggi olandesi, ottenendone la sospensione.
Secondo il tribunale, il governo avrebbe usato in maniera non corretta i poteri di cui gode in situazioni emergenziali. Nella sentenza si legge come il coprifuoco sia «un’enorme violazione del diritto alla libertà di movimento e di privacy», arrivando inoltre a intaccare la libertà di assemblea. Nonostante il testo riconosca la gravità della situazione, data dalla pressione sul sistema sanitario e dall’incertezza causata dal diffondersi delle varianti, la sentenza afferma che «sono proprio le misure più drastiche come il coprifuoco a dover essere basate su buone leggi».
Il governo, infatti, ha introdotto il coprifuoco sulla base della “legge sui poteri straordinari dell’autorità civile”, che permette di approvare decisioni senza il consenso dei due rami del Parlamento. Secondo la corte, però, in questo caso non sussisterebbe il carattere di emergenza previsto dalla legge affinché il governo possa aggirare il Parlamento, dato che l’eventualità di introdurre il coprifuoco è stata dibattuta per diversi giorni, anche in passato: circostanza che contraddirebbe il carattere emergenziale, dimostrando come si sarebbe avuto il tempo necessario a interpellare le Camere.
La misura, quindi, sarebbe priva di una base giuridica adeguata. Contro la decisione, che nelle intenzioni della Corte ha effetto immediato, si è espresso il governo dimissionario guidato da Mark Rutte, che ha già annunciato un ricorso, invitando i cittadini a rispettare il coprifuoco. «Anche qualora il coprifuoco non poggiasse su una base giuridica corretta», ha dichiarato Rutte, «ciò non vuol dire che la misura non sia necessaria». Il ministro della Giustizia Ferd Grapperhaus ha detto di essere al lavoro per una legge che garantisca una nuova base giuridica, specificando che questa sarebbe comunque «superflua» a causa del fatto che la decisione è già corretta, e che questo sarà dimostrato in appello.
La pronuncia della Corte è un duro colpo per il governo olandese, già da diverso tempo al centro di polemiche: oltre alle proteste contro il coprifuoco e in generale contro le restrizioni introdotte per arginare i contagi, il premier Mark Rutte, del Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia, di centrodestra, a gennaio è stato al centro dello scandalo “bonus figli”, in cui è emerso che il governo aveva accusato ingiustamente migliaia di famiglie di aver richiesto assegni famigliari in modo fraudolento. Proprio a seguito di quella vicenda Rutte si è dimesso, e a marzo si terranno elezioni anticipate.
Al di là dei destini del governo e della soddisfazione espressa dai movimenti anti-restrizioni, però, è chiaro che la sentenza riporterà al centro del dibattito il delicato compromesso tra limitazione delle libertà personali per la sicurezza collettiva e tutela dello stato di diritto e dei limiti del potere. In questo senso, la sentenza olandese potrebbe superare i confini nazionali e divenire argomento di discussione (o esempio strumentale) anche negli altri Paesi europei. In questo contesto, anche la decisione sull’appello potrebbe costituire un elemento interessante al fuori dei Paesi Bassi.