Se sapeste che un Paese è stato capace di far lievitare il conto in banca della sua popolazione più povera da un anno all’altro di quasi 20.000 euro per ciascuna famiglia, ci credereste? Se scopriste che in quel Paese i nuclei famigliari privi di patrimonio sono passati da 4 milioni a soli 360.000 nell’arco di pochi mesi, non gridereste al miracolo economico? Non la definireste la più grande politica di aiuti sociali mai vista nella storia? Non citereste quel Paese come esempio a ogni discussione politica? Non vi piacerebbe visitarlo?
State comodi, perché quel Paese è l’Italia e il miracolo appena descritto è avvenuto a cavallo tra il 2014 e il 2015. Soltanto che nessuno ne ha parlato ed è facile capire come mai.
Ovviamente non si tratta di una crescita reale di ricchezza, ma solo della più clamorosa emersione dal nero che sia mai stata misurata. A provocarla: la riforma dell’ISEE.
ISEE sta per «Indicatore della Situazione Economica Equivalente» ed è uno strumento fondamentale per accedere a un grande numero di aiuti da parte dello Stato: social card, esenzione ticket sanitario, bonus libri, dentista sociale, assegni famigliari, sconti in bolletta, canone Rai ridotto e ora reddito di cittadinanza, solo per citarne alcuni.
Serve per stabilire quali sono le famiglie che hanno più bisogno di aiuto, misurazione che è tutt’altro che facile. Ha più bisogno di aiuto una famiglia che possiede la casa ma non ha redditi, o una famiglia che ha qualche reddito ma non possiede casa? Oppure è più urgente aiutare una persona sola che guadagna 400 euro al mese o una persona che ne guadagna il doppio ma ha due figli?
L’ISEE è una formula matematica che mette dentro tutti questi elementi (reddito, patrimonio, figli a carico, disabilità in famiglia ecc…) e sputa fuori un numero. Quanto peso si debba dare ai redditi, al patrimonio, ai figli è naturalmente una scelta arbitraria. D’altronde, qualche tipo di classifica va fatta…
L’ISEE non è obbligatorio: se lo fa calcolare chi vuole accedere alle prestazioni sociali che lo richiedono. In Italia le famiglie che ce l’hanno sono appena 6 milioni e certamente non ci si può aspettare che siano le più benestanti. Perciò queste 6 milioni di famiglie, che corrispondono a circa 14 milioni di cittadini, rappresentano una mappatura della fascia più fragile della popolazione, o almeno di quella che si dichiara tale.
Alcune delle cifre che servono per calcolarlo sono il frutto di autocertificazioni: se sotto il materasso tengo 10.000 euro in contanti sarei tenuto a dirlo, ovviamente sulla fiducia, dal momento che nessuno può saperlo.
Fino al 2014 però era frutto di autodichiarazione anche l’entità del mio conto in banca. Quanti soldi hai nel conto corrente? Scrivi una cifra…
Il nostro stato era talmente desideroso di farsi fregare che si era addirittura impedito per legge (la privacy!) di andare a controllare in banca se le dichiarazioni fossero veritiere o no. Al primo italiano o straniero residente che bussasse alla sua porta dicendo di non avere soldi da parte, ecco che Pantalone pagava. Asili nido, bonus bebè, bollette, ticket sanitari, tasse universitarie, bonus affitto… una tavola imbandita degna di Aladino.
Solo che non ci voleva un Genio per capire che in questo modo molte autocertificazioni sarebbero state false: fino al 2014, quasi l’80% delle famiglie con ISEE dichiarava di non avere nemmeno un euro di patrimonio e non c’era modo di controllare se fosse vero.
Non fa ridere? Tu vieni da me a chiedere l’aiuto di cui hanno diritto i più poveri ma io, per rispetto della tua riservatezza, non posso verificare se lo sei oppure no…
A partire dal 2015, per fortuna, si è deciso però di dare allo stato almeno la facoltà di incrociare i dati con quelli degli istituti bancari e dell’Agenzia delle Entrate. Risultato? Magicamente i patrimoni sono lievitati e la ricchezza cresciuta. Da un anno all’altro quasi 2 milioni e mezzo di cittadini non si sono fatti più vivi: risolti all’improvviso i loro problemi economici. E i nuclei famigliari con 0 euro di patrimonio sono passate dall’essere la stragrande maggioranza a un misero 6%. Altro che magie e tavole imbandite… i tesoretti delle famiglie sono spuntati come funghi. Da 0 euro, a una media di circa 20.000 euro per ciascuna.
La riforma dell’ISEE del 2015 è stata meritoria. Eppure ne è stata data molto poca pubblicità: perché? Forse per non raccontare quanto fessi fossimo stati a farci prendere in giro così facilmente? Forse perché se i cittadini onesti scoprissero quanto poco facciamo per beccare gli scrocconi, rischierebbero di arrabbiarsi pure loro? Se lo stato chiude un occhio, anzi due, davanti a delle dichiarazioni palesemente false e lo fa per avere il voto di questi falsari, possiamo parlare di voto di scambio? Di corruzione?
Il tesoro sul quale si possono mettere le mani è molto più ricco di quello che non si dica. Non è vero infatti che in Italia vengono destinati pochi soldi all’assistenza. Anzi, con l’aggiunta del reddito di cittadinanza, la somma di tutti gli aiuti fa del nostro Paese uno dei più generosi d’Europa: più di noi solo Francia e Danimarca.
da “Gli scrocconi. Per ogni italiano che lavora dieci vivono sulle sue spalle”, di Francesco Vecchi, Piemme, 2021, pagine 144 euro 17,50