La sera del 4 febbraio scorso, alla vigilia dell’anniversario della elezione di Thomas Kemmerich a Primo ministro della Turingia con i voti decisivi dell’ultradestra di Alternative für Deutschland (AfD), il Parlamento statale di Erfurt ha avuto a che fare con un’ennesima uscita shock degli “alternativi”.
In un progetto di legge presentato tre mesi prima e ora giunto al vaglio dell’aula AfD propone che coloro fra i profughi “dei quali possa essere presunto sulla base del comportamento individuale un disturbo dell’ordine pubblico” vengano portati in “alloggiamenti comunitari speciali”. Tali “alloggiamenti” devono essere “lontani da qualunque centro abitato” e soggetti a particolari “misure di sicurezza, tali da garantire che le persone ivi alloggiate non possano disturbare l’ordine e la sicurezza pubblici”. “Inoltre – così si conclude la relazione illustrativa del progetto di legge – la sola minaccia di collocamento in un tale centro dovrebbe provocare un effetto disciplinante da non sottovalutarsi nonché motivare all’espatrio volontario”.
Che in una proposta di questo genere ci sia molto che in uno stato di diritto proprio non va lo intuiranno anche quelli, fra i nostri quattro lettori, che non hanno alle spalle studi giuridici. L’assenza di un qualunque processo, l’applicazione selettiva di misure punitive ai soli stranieri richiedenti asilo e l’isolamento sulla base del solo sospetto che si possa “disturbare” la quieta pubblica sono certo problemi macroscopici. Questi ed altri punti non sono certo sfuggiti a tutti gli altri gruppi parlamentari della Turingia, i quali hanno compattamente rigettato sia la proposta sia il suo rinvio in una commissione, né al locale Ministero della giustizia. Né negli interventi in aula sono mancate le parole più ferme, le condanne più dure, le prese di distanza più nette da quella che è – possiamo dircelo senza paura di passere per tendenziosi – né più né meno che una proposta di riaprire dei Lager, dei campi d’internamento su suolo tedesco.
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