Appunti per il futuroVecchi e nuovi problemi nel dopo emergenza

La presentazione del libro di Cesare Mirabelli, Riccardo Cardilli e Mario Ciaccia offre l’opportunità al mondo accademico di fornire un’analisi del momento. Il Ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina: «Noi abbiamo un bisogno di investimenti assoluto. Quindi abbiamo un occasione unica da giocarci nel confronto del futuro delle nostre prospettive che è quello rappresentato da questi fondi del Next Generation Eu»

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«Noi abbiamo un bisogno di investimenti assoluto. Il nostro gap nei confronti della Germania è stato certamente un gap di crescita del Pil, di spread importante ma è stato un gap di investimenti. Dove noi abbiamo perso l’occasione della crescita è stato proprio sul fronte degli investimenti. Quindi abbiamo un occasione unica da giocarci nel confronto del futuro delle nostre prospettive che è quello rappresentato da questi fondi del Next Generation Eu». Ad affermarlo è il Consigliere delegato e Ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina intervenendo alla presentazione del libro “Vecchi e Nuovi problemi nel dopo emergenza”, organizzato dall’Università di Tor Vergata e dalla Fondazione Civita, scritto da Cesare Mirabelli, Riccardo Cardilli e Mario Ciaccia.

Messina analizza poi gli spunti che il libro fornisce, dando «una visione su quello che credo sia il momento economico e sociale del nostro Paese e cercando di inquadrare questo all’interno delle leve che possono servire per costruire delle prospettive di crescita future» continua il Ceo.

«Una delle conseguenze terribili di quello che sta accadendo è certamente l’impatto sul sociale e sulla povertà – spiega Messina. Una delle conseguenze più importane che ci troveremo ad affrontare nei prossimi anni sarà proprio la crescita delle diseguaglianze e un impatto economico che sta portando il ceto medio sempre più verso un fascia di povertà. Sta accadendo in tutti i Paesi del mondo e in particolar modo in Italia».

Il nostro Paese ha dei fondamenti molto solidi e un settore delle imprese forte e con una capacità di competere nell’export spesso superiore anche a quello della Germania. «Questo fa sì che nel mondo delle imprese la crisi sta impattando ma in modo molto selettivo: l’evidenza è nella crescita dei depositi bancari ridepositati dalle imprese: oggi le imprese hanno decine di miliardi di euro depositati presso le banche e questa è la dimostrazione che in una fase complicata dell’economia italiana sussiste un potenziale di recupero significato», aggiunge Messina. 

Questo significa che le imprese rimangano stabili, ma con forti insicurezze per le prospettive future. In contemporanea, il settore delle famiglie è un altro versante che preoccupa: «In media il risparmio delle famiglie è tendenzialmente aumentato – svela Messina – e anche qui gioca un tema di incertezza. A cui bisogna rispondere con un quadro di certezze e architetture prospettiche, pensato anche con il supporto del mondo bancario, che a differenze delle crisi precedenti non è stato colpito in maniera primaria».

Imprese, famiglie e settore bancario possono formare un presupposto sul quale ripartire e sul quale lavorare per il futuro del nostro Paese. «Anche per alimentare la crescita, lieve o più imponente, del Pil nel 2021: che non farà altro che portarci a una crescita nel 2022 in grado di rafforzare l’occupazione italiana e riportare il ceto medio in quella fascia lontana dalla deriva attuale» continua Messina.

Cesare Mirabelli, giurista italiano ed ex presidente della Corte costituzionale, ha invece trattato la costola giurisprudenziale della crisi. «Possiamo chiederci se andiamo verso un diritto dell’emergenza. La risposta: non dobbiamo pensare al diritto d’emergenza, ma all’emergenza nel diritto. Cioè è lo stesso diritto che deve essere idoneo a disciplinare i momenti di crisi, prendendo le distanza da ogni tipo di stato di eccezione o limitazione», spiega Mirabelli.

«C’è l’esigenza di non sacrificare i diritti di libertà per non minare alla democrazia. Bisogna stare attenti ai livelli di garanzia che devono essere mantenuti. La domanda di fondo è: si è disposti nella società a sacrificare libertà per sicurezza e salute? O sono due beni che vanno mantenuti e garantiti entrambi?», continua il docente.

Garanzie che per Messina devono invece riguardare due categorie in particolare: i giovani e le donne. «I primi rappresentano il capitale umano del futuro, e oggi hanno il più alto tasso di disoccupazione, mentre l’Italia ha la più bassa percentuale di laureati. Non consentire ai giovani di entrare nel mondo del lavoro è un nostro punto debole», chiosa il Ceo di Intesa Sanpaolo.

«L’altra componente particolarmente toccata in questa fase sono le donne. Il lavoro femminile è stato toccato in maniera molto pesante dalla pandemia. Credo che sia quindi una priorità assoluta riportare questo mondo in prima linea, perché può anche contribuire in maniera decisiva alla ripresa del Pil» conclude.

Tutto ciò è affiancato da un’occasione unica: «Il Next Generation Eu. Finalmente l’Europa sta cercando di giocare una partita in un contesto globale, provando a riunire i paesi membri nella sfida che si presenta con Cina e Stati Uniti», dice Messina.

Tra i vari interventi di figure accademiche come Stefano Cordiner, Rodolfo Baffa e Mario Ciaccia, a dire la sua è anche l’ex ministro dell’Economia Giovanni Tria. «Vecchi nuovi problemi per quali motivo? Probabilmente perché i nuovi problemi derivano dai vecchi. La pandemia ha cambiato le regole del gioco o sta accelerando le regole del gioco?. Per quanto riguarda i termini dell’economia globale: molte nazioni non sono preparate a queste accelerazioni» chiosa Tria. «E le tendenze che si notavano prima della pandemia non hanno fatto altro che intensificare i propri cambiamenti. Il rallentamento della globalizzazione per alcuni problemi nelle catene di valore, forse troppo allungate. L’abbassamento tendenziale del tasso di crescita. E l’equilibro precario tra stato e mercato. Su tutti questi piani c’è un’accelerazione dei problemi» conclude Tria.