La nuova piattaforma online di Poltrona Frau è progettata per accompagnare l’utente tra i modelli della nuova collezione Future Heritage e tra i colori del nuovo sistema di catalogazione cromatico ColorSphere. Le animazioni che raccontano i nuovi elementi sono quasi concatenate grazie all’infinite scroll, in un sistema che il team di Bebit – il gruppo che ha creato la piattaforma – definisce «un viaggio digitale immersivo per scoprire un nuovo modo di pensare il mondo dell’arredamento e del design».
L’azienda con sede a Tolentino non è l’unica del settore dell’arredamento ad aver puntato sul perfezionamento delle strategie di marketing digitali nell’ultimo periodo. Diversi brand stanno sviluppando prodotti e sistemi funzionali alle esigenze, dovendo rinunciare almeno in parte alla forza tradizionale degli store fisici.
Febal casa, ad esempio, durante il lockdown ha lanciato il servizio di consulenza gratuita di Interior Design via web; Calligaris e Kartell hanno ristrutturato il sito internet con la nuova piattaforma e-commerce; Molteni ha aggiunto nel catalogo digitale un configuratore che permette di personalizzare i prodotti a seconda delle finiture disponibili.
Per tutto il settore dell’arredamento l‘e-commerce rappresenta uno dei principali volani di crescita in prospettiva futura, specialmente dopo il 2020. «Con il lockdown le imprese hanno rallentato, ma non hanno rinunciato agli investimenti: i nostri associati hanno puntato su tecnologia, brevetti, ricerca e formazione, reinventando le strategie commerciali muovendosi su nuovi canali di vendita digitali. Innovazione e sostenibilità sono le leve strategiche per la ripartenza, e investire in questa direzione è sicuramente la scelta vincente», dice a Linkiesta Maria Porro, presidente di Assarredo, l’Associazione nazionale delle industrie produttrici di mobili, imbottiti, cucine, sistemi per dormire, complementi d’arredo e arredamenti commerciali che fa capo a FederlegnoArredo.
Quel che dice Porro si ritrova nei dati dell’Osservatorio B2C del Politecnico di Milano, secondo cui l’e-commerce dei segmenti arredamento e home living ha avuto una forte accelerazione, con un giro d’affari di 2,4 miliardi di euro e un indice di crescita che si attesta intorno al 32% rispetto al 2019.
In questo modo distretto del mobile ha iniziato a riprendersi più velocemente rispetto agli altri segmenti del manifatturiero. Lo dice un report curato dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo: «Nei mesi estivi le imprese del mobile sono riuscite a tornare in territorio positivo sia sul mercato interno sia sui mercati esteri, grazie anche allo stimolo degli acquisti online di arredamento e home living», si legge nel documento.
I dati del monitoraggio parlano di un settore che alla vigilia della crisi aveva ottimi ritmi di crescita – circa 18.600 imprese per un totale di oltre 130mila addetti e quasi 23 miliardi di euro di fatturato, nei dati del 2018 – ma è anche stato uno dei settori più penalizzati all’inizio del 2020.
Le misure di contenimento dell’epidemia arrivate ormai quasi un anno fa avevano ridotto il calo dei consumi di arredo da parte delle famiglie, e soprattutto una contrazione degli acquisti di mobili da parte delle aziende dell’Hospitality (forniture per alberghi, bar e ristoranti, uffici, esercizi commerciali, settore navale e ospedaliero), in favore di prodotti alimentari, spese igienico-sanitarie, prodotti legati al maggior utilizzo dell’ambiente domestico (prodotti in carta, detergenza) e di device per il supporto di telelavoro e didattica a distanza: stando ai dati del monitoraggio di Intesa Sanpaolo solo moda e automotive sono andati peggio dell’arredamento tra i segmenti del manifatturiero.
Ma il mobile italiano era andato peggio anche dei competitor europei, subendo la contrazione più consistente: a marzo l’Italia registrava un -39%, a fronte di un -34,6% della Francia, -29% della Spagna e -22,7% del Belgio. Su questo hanno misure di contenimento del virus più restrittive e in anticipo rispetto ad altri Paesi europei.
Poi il rimbalzo: «Le prime riaperture delle attività a maggio hanno permesso al comparto dell’arredo di tornare in territorio positivo già a luglio (+1,9% la variazione tendenziale, cioè il rapporto tra il mese di riferimento e lo stesso mese dell’anno precedente), registrando a ottobre una variazione tendenziale del +8,3% (-4,9% l’intero settore manifatturiero). Il mobile si è presto inserito nel paniere dei comparti più attivati dai consumatori dopo l’elettronica, gli elettrodomestici, gli alimentari e l’utensileria per la casa», spiega lo studio.
Il merito, secondo la presidente di Assarredo è stato dell’export e di una generale necessità di cambiamento: «La filiera dell’arredo ha resistito alla crisi sia grazie alla sua vocazione all’export sia per la rinnovata attenzione riservata all’arredo casa, un fenomeno che ha portato a un buon andamento di ordini e vendite da giugno a settembre», dice la presidente di Assarredo.
La ripresa è stata la più rapida a livello europeo, con pochi altri competitor di settore in grado di registrare numeri positivi, e comunque nessuno a ritmi paragonabili: l’8,3% italiano in termini di variazione tendenziale è seguito dal +7,6 della Danimarca e dal +6% della Polonia.
Numeri positivi che in ogni caso non possono bilanciare quanto perso complessivamente durante tutto il lockdown: nei primi undici mesi 2020 il fatturato del settore ha perso l’8,9% rispetto allo stesso periodo del 2019.
Adesso, però, l’idea è quella di sfruttare l’esperienza del 2020 per aggiornare l’intera industria del mobile, accelerando tendenze già accennate negli ultimi anni. Oltre alla digitalizzazione, nei prossimi mesi le aziende punteranno su diversi driver di sviluppo, come la sostenibilità ambientale: per il comparto del mobile è un tema ampio che parte dall’utilizzo di materiali per la progettazione con cicli di vita sostenibili e che abbraccia poi tutte le fasi dei processi aziendali.
«Il settore ha iniziato a cogliere con sempre maggiore consapevolezza le opportunità derivate dalla Green economy e dai modelli di sviluppo legati all’economia circolare. La competitività del settore sui mercati esteri si gioca anche ripensando i processi produttivi in chiave sostenibile e corredando i prodotti con le opportune certificazioni qualitative e ambientali richieste in molti Paesi avanzati, soprattutto nel settore contract», si legge nel report di Intesa Sanpaolo.
Il vantaggio delle aziende italiane rispetto ai competitor europei è quello di aver sviluppato buone
pratiche e ottimizzato la raccolta differenziata, il riutilizzo, il riuso, il riciclo e la riparazione dei prodotti, soprattutto per il legno, che nel 2018 ha visto un aumento della raccolta del 13,5%, che fa seguito alla crescita dell’8,2% già rilevata tra il 2016 e il 2017.
Sarà fondamentale anche il ritrovato legame con il territorio. «Le filiere made in Italy saranno sempre più strategiche e avranno grossi benefici i distretti che hanno fatto del radicamento locale la loro cifra distintiva», scrive Intesa Sanpaolo.
Le filiere di prossimità rendono i prodotti più competitivi, e sono stati uno dei fattori decisi della ripresa nel 2020: fornitori più vicini ai committenti, processi di innovazione agevolati, reti di componentisti e terzisti flessibili, rapide e organizzate sono state un punto di forza rispetto a chi deve guardare all’altro lato del mondo per la produzione dei suoi pezzi.
«Il legame con il territorio – spiega la presidente di Assarredo Maria Porro – è una delle cifre della nostra filiera: il mondo dell’arredamento è un sistema fatto di grandi brand e piccole e medie imprese. I distretti specializzati sono vere e proprie “economie di conoscenza”, in cui l’impresa capofila che svolge le funzioni strategiche si confronta con il mercato finale e coordina in modo sequenziale la catena di fornitura, secondo un modello di “piccola impresa diffusa” che produce valore aggiunto sul territorio. Il “sistema casa” italiano, al netto di una fase globale di rallentamento economico, sta confermando la sua attrattività e ha riscoperto il valore della sua filiera corta che va ulteriormente valorizzata e sostenuta continuando a investire in formazione per non perdere il capitale di conoscenze e saper fare che contraddistinguono la nostra produzione e ne fanno un’eccellenza a livello internazionale».