La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen in un’intervista a Repubblica difende l’operato della Commissione europea sui vaccini, conferma l’obiettivo di immunizzare il 70% della popolazione adulta entro l’estate e annuncia che con AstraZeneca – che ha annullato il 70-75% delle consegne all’Ue per il primo trimestre 2021 – non finisce qui: «Ci aspettiamo che recuperi le dosi tagliate», dice. La strategia per ripristinare le forniture dell’azienda anglo-svedese si basa sul meccanismo per l’export inaugurato lo scorso venerdì per verificare se le società farmaceutiche hanno rivenduto all’estero i vaccini destinati all’Ue: «Quando avremo i dati completi torneremo al tavolo con AstraZeneca e li richiameremo ai loro obblighi».
Ma l’importante in una campagna di immunizzazione «è centrare il risultato finale», dice la presidente. «Siamo appena all’inizio di una maratona e mi sento di confermare l’obiettivo di arrivare a vaccinare il 70% della popolazione adulta in Europa entro l’estate. A un mese dall’avvio delle inoculazioni abbiamo consegnato 18 milioni di dosi. Posso dirvi che a febbraio ne arriveranno altre 33 milioni e a marzo 55 milioni. Nel secondo trimestre saranno ancora di più: 300 milioni dalle tre aziende già autorizzate dall’Ema (Pfizer-BionTech, Moderna e AstraZeneca, ndr) e, se otterranno anche loro il via libera, altre 80 milioni di fiale da Johnson and Johnson e Curevac. Siamo sulla buona strada, alla fine avremo 2,3 miliardi di vaccini, quasi il triplo di quelli che ci servono e potremo aiutare anche i paesi vicini all’Unione».
Negoziando a nome dei 27 Stati membri, la Commissione ha spuntato prezzi bassi per i vaccini. E ora c’è chi la accusa di avere risparmiato a scapito della velocità. «Abbiamo investito 2,7 miliardi per aumentare la capacità delle compagnie ad arrivare al vaccino assumendoci il rischio d’impresa: grazie a questi soldi il composto è arrivato già a dicembre», risponde von der Leyen. «Ora iniziano i pagamenti dei governi per le consegne. Si tratta di somme enormi. È vero che altri Paesi sono partiti qualche settimana prima con le autorizzazioni d’urgenza, ma noi abbiamo deciso di non prendere scorciatoie perché vogliamo che l’Ema sia certa sulla sicurezza».
Ma il conflitto con AstraZeneca è nato anche prima del via libera dell’Ema dello scorso 29 gennaio. E la pubblicazione del contratto con la società anglo-svedese ha confermato le ragioni della Commissione. «La buona notizia è che AstraZeneca mi ha informato che anticiperanno le consegne al 7 febbraio con 3,2 milioni di dosi, il 17 ne arriveranno 4,9 milioni e a fine mese altre 9,2 milioni per un totale di oltre 17 milioni di vaccini per febbraio. A marzo ne arriveranno altri 23 milioni, in totale per i prossimi due mesi saranno 40 milioni», annuncia la presidente della Commissione.
Restano però cifre inferiori rispetto agli oltre 100 milioni di vaccini previsti entro marzo. «Noi ci aspettiamo che AstraZeneca rispetti gli obblighi contrattuali, che recuperi le dosi tagliate nel primo trimestre», dice. «Per noi sono importanti febbraio e marzo perché poi dal secondo trimestre le consegne saliranno enormemente. Abbiamo ancora due mesi di tempo per riuscirci, con il nuovo meccanismo per l’autorizzazione all’export le aziende ci devono dire cosa hanno portato fuori dall’Unione da dicembre a oggi. Quando avremo i dati completi che si sostituiranno ai rumors torneremo al tavolo con AstraZeneca e li richiameremo ai loro obblighi».
La strategia, in pratica, è di avere le prove che hanno venduto i nostri vaccini fuori dalla Ue e poi inchiodare l’azienda. «Al momento non c’è una spiegazione plausibile ai ritardi, chiediamo trasparenza su cosa hai prodotto, cosa hai esportato e cos’hai in magazzino», spiega. «Poi toccherà all’azienda darci spiegazioni e dirci come intende rispettare il contratto. Anche Pfizer-BionTech ha avuto problemi, ma erano comprensibili e li ha risolti. Comunque con AstraZeneca il peggio è alle spalle, è un segnale positivo che abbia mostrato la volontà di accelerare le consegne».