Per molti analisti, VOX, il partito di Santiago Abascal nato dalla disgregazione del Partito Popular (PP) nel 2014, fortemente posizionato nell’estrema destra, sta contribuendo a una regressione della società spagnola verso antiche dinamiche, ben lontani dall’attuale democrazia. Questo movimento si è posto da subito la missione di accogliere i transfughi del PP, provando a riportare in auge termini e modi di vecchia maniera, risvegliando sentimenti e ardori che se pur non sopiti, erano mantenuti sotto stretto controllo. La cultura della vita e della famiglia, l’eliminazione delle Autonomie, il centralismo del potere, l’integrità Spagnola (minacciata, appunto, da catalani e baschi), queste sono le parole chiave con cui Abascal, nel 2014, presenta VOX alla platea iberica.
Ricondurre una totale deriva derechista della società spagnola alla creazione di VOX potrebbe risultare difficile, se non fosse per alcuni eventi accaduti in Spagna negli anni successivi alla creazione del nuovo partito. Alcuni di questi sono facilmente classificabili come folkloristici, se pur strettamente legati al mondo militare, come ad esempio i vari interventi a mezzo stampa di Manuel Fernández-Monzón de Altolaguirre, un ex-Generale con un curriculum di tutto rispetto e un passato storico-personale per nulla edificante. Generale in pensione, braccio destro di uno dei luogotenenti di Tejero durante il tentato golpe, più volte si è pubblicamente espresso con frasi scioccanti riferite alla Cataluña («se vogliono l’Indipendenza, butteremo giù il Parlamento Catalano a cannonate»), al dittatore Francisco Franco («fu un esempio»), al Golpe del 23-F («molti di noi non hanno solidarizzato con gli eventi del 23-F(…), per questo oggi ci sentiamo così frustrat »).
Il 23-F indica la data in cui, il 23 Febbraio 1981, Antonio Tejero, un colonnello della Guardia Civil, con un manipolo di 200 congiurati prese d’assalto il Congreso de Diputados. Venne fermato solo dall’audacia e forza d’animo individuale di tre veri leader: Adolfo Suarez, Capo del Governo, il Generale Manuel Gutiérrez Mellado e Santiago Carrillo, l’allora Presidente del Partito Comunista Spagnolo. Come scrive Javier Cercas in un suo illustre libro (Anatomia di un istante), «Santiago Carrilo (…) al pari di Suaréz, Mellado, ha disobbedito all’ordine di gettarsi al suolo ed è rimasto seduto mentre le pallottole crivellavano soffitto e pareti dell’emiciclo e i suoi compagni cercavano riparo sotto gli scranni». Le immagini dell’assalto divennero Storia, la rappresentazione plastica di come la Spagna andò, fisicamente, contro all’imposizione di un nuovo regime.
Una serie di fatti, invece, fanno presagire una vera e propria fronda interna alla giovane democrazia spagnola proveniente proprio dal mondo militare, e tutta la vicenda della esumazione di Franco, il 24 ottobre 2019 dalla Valle de los Caidos (Mausoleo di proporzioni faraoniche costruito subito fuori Madrid) al cimitero di Mingorubbio, non ha fatto altro che allargare la faglia, esacerbare lo scontro tra Repubblicani e Nostalgici. La battaglia legale intrapresa dalla famiglia Franco per portare il feretro nella Cattedrale di Madrid dell’Almudena, i saluti romani e i tanti drappelli il giorno in cui la salma è stata trasferita, la presenza di Tejero, hanno riaperto un capitolo molto doloroso che la Spagna stava cercando di superare.
A settembre 2020 Abascal ha definito il governo di Pedro Sanchez «il peggiore degli ultimi 80 anni», un riferimento positivo implicito alla dittatura di Francisco Franco iniziata nel 1939 e conclusasi 46 anni fa, nel 1975. Mentre il 29 novembre, a pochi giorni dalla festa della Costituzione spagnola (6 Dicembre) è stata pubblicata una Carta alla quale hanno aderito ben 73 alti ufficiali, Generali e Colonnelli ritirati. La Carta, a parte il suo tono golpista e anti-Costituzionale utilizzava dei termini molto peculiari, esattamente quelli usati da Santiago Abascal, leader di VOX, nella sua mozione di censura contro il Governo; si accusava il Governo «social-comunista, appoggiato da indipendentisti e filoETA» di voler «spingere per la decomposizione del Paese».
Alcuni giorni dopo, intorno al 6 Dicembre, sono stati pubblicati alcuni estratti provenienti da chat di gruppi whatsapp appartenenti ai militari: «se vedessi i messaggi del mio gruppo, allucineresti», confessa un Generale ancora attivo al quotidiano El Pais. «Bisognerebbe fucilare 26 milioni di Spagnoli” o “che pena non essere attivo e deviare un bombardiere carico sulla sede di questi figli di puttana» (riferito al Parlamento Catalano), sono frasi della chat attribuibili a un Generale di Divisione e a un colonnello. Non certo militari di poco conto.
Ovviamente il PP di Pablo Casado, una volta che la chat è finita nelle mani della procura generale ha condannato fermamente i messaggio. Il contrario di Santiago Abascal che li ha addirittura rilanciati: «Il Governo Social-Comunista sta minacciando l’integrità della Spagna».
Il 2020 si è concluso con due altri avvenimenti di particolare attenzione, il primo a pochi giorni dalla scoperta della chat Franquista; in una base militare nei pressi di Madrid, a Paracuellos de Jarama, è stata organizzata una festa para-fascista con canti, balli del Regimén, braccia tese e cotillon. Il secondo è la radiazione di un Generale di Corpo d’Armata che aveva qualificato come roja (rossa) la parte della Marina che non si schierò con Franco durante l’Alzamiento” del Luglio del 1936.
Sembra dunque, ora, piuttosto chiaro come tutti i precedenti siano (se non diretto frutto) stimolati da VOX, terza forza parlamentare, la quale ha posto alla base del suo credo politico la teoria che si denomina come franquismo sociologico, ovvero, respingere la colpa della dittatura e mantenere un forte legame con le Forze Armate.
Bisogna pur certo dire che gran parte della società civile non si è mai lasciata andare a pratiche nostalgiche, non ha mai cercato di riportare in auge un passato drammatico, sostenuta anche dalla cosi detta Ley de Memoria Historica (approvata nel 2007) che sta aiutando la società spagnola a raggiungere una seconda transizione, dopo quella dal Regime alla Democrazia, anche quella legata alla Memoria. La società civile si riserva il sacrosanto diritto di contestare l’operato del Governo e della Casa Reale, quello si, anche in maniera plateale come avvenne durante la festa nazionale, ma non di contestarne l’integrità geografica, politica e sociale.
Il 15 settembre 2020 la Ley de Memoria Democratica è stata ampliata e integrata, introducendo un blocco di studio molto importante per definire i crimini del Franquismo: il meccanismo delle esumazioni dalle mila fosse comuni, sopratutto prodotte con gli omicidi indiscriminati nel 1936/37, per capire il chi, come e perché. Qui si parla di un altro schema, molto più grave e pericoloso, quello di una profonda infiltrazione dell’estrema destra tra le fila delle Forze Armate, dal 2014 a oggi, exploit che presagiscono uno scontro civile per difendere una fragile Democrazia, all’alba del suo mezzo secolo.