«Uscite di casa, non siate codardi». Mentre l’Italia ripiomba quasi tutta in zona rossa, in Brasile il presidente Jair Bolsonaro, ovviamente senza mascherina, torna ad attaccare la politica dei lockdown, esortando i concittadini a smetterla con i piagnistei e a sfidare il virus a viso aperto. «Fino a quando volete piangere? Che fine farebbe il nostro Paese se chiudessimo tutto?».
Che rispettare le misure di contenimento della pandemia sia roba da femminucce o da cacasotto, è un concetto ribadito in più occasioni da Donald Trump e caro all’Alt-Right americana. La mask culture è figlia della paura, un segno di codardia, un distintivo dei democratici e della “correttezza politica”: i veri uomini, i patrioti, i Proud Boys non si coprono naso e bocca. Neppure quando assaltano Capitol Hill travestiti da sciamani. In maniera meno esplicita, è quello che dicono anche le destre europee, come i Matteo Salvini e le Giorgia Meloni che si scagliano contro il «virus della paura» e accusano gli scienziati di fare del terrorismo, o i Pappalardo che farneticano di «dittatura sanitaria» a cui dovremmo ribellarci sventolando il tricolore e riaprendo le palestre di arti marziali.
Ma un certo machismo strisciante, al di là degli schieramenti politici, è visibile per le strade, giovani e meno giovani che mettono la mascherina di malavoglia, o non la mettono affatto, come una cosa da vecchi, una protesi, un apparecchio acustico, una stampella di cui vergognarsi. I tatuaggi, i muscoli, i piercing sono distintivi identitari, trofei da esibire, le chirurgiche vanno tenute prudentemente in tasca, o sotto il mento, col naso svettante.
È il trionfo dei nariciuti (da non confondere con i trinariciuti del vecchio Pci, cari a Guareschi): che, ci avete preso per codardi? Il Covid ammazza solo gli ottantenni, a noi non ci fa un baffo. Perfino tra i miei amici coetanei ogni tanto vedo trapelare una sorta di pudore, quasi la paura di mostrare paura, una certa ostentata disinvoltura da business as usual, la voglia di fare gli splendidi, come se la pandemia non esistesse.
Dicesi codardo (animale che tiene la coda bassa) «una persona che, per viltà e pusillanimità, viene meno ai proprî doveri o comunque evita di affrontare rischi o pericoli» (dizionario Treccani). Ma la parola viene stiracchiata a destra e sinistra nei significati più vari.
Codardi erano, per Bush, gli attentatori suicidi delle Torri Gemelle, che per molti, soprattutto nel mondo arabo ma anche tra gli intellettuali di sinistra alla Susan Sontag, erano dei guerrieri o degli eroi. Osama Bin Laden ricambiava il complimento accusando di codardia gli americani che si erano ritirati dal Vietnam e dalla Somalia, ma anche i musulmani che non avevano il coraggio di attaccarli per vendicare l’occupazione della terra santa.
Nel Novecento, erano codardi i soldati che rifiutavano di combattere o tentavano di fuggire dalle trincee. Nella similitudine bellica che si è imposta dallo scoppio della pandemia, qualcuno dà del codardo a chi non ha il coraggio di affrontare il nemico e si chiude in casa. Anche se non fa altro che rispettare i Dpcm.
Cosa poi significhi affrontare un virus, che non è un soldato con l’elmetto chiodato che ti spara addosso, ma un frammento invisibile di Rna da cui puoi difenderti solo evitando i contatti superflui, non è ben chiaro. E però vedi boomer settantenni che come supremo gesto di ardimento hanno forse tirato una molotov o un sampietrino alla polizia, e adesso per non passare da codardi sfidano il contagio cenando in trattoria, al chiuso senza mascherina. E se gli chiedi perché, ti rispondono «Me ne frego», come il famoso colonnello degli arditi prima di andare all’assalto.
Ma lui lo faceva per il Re e per la Patria, non per una carbonara o uno spritz. Diceva Aristotele che l’opposto di codardo è spericolato, e che il coraggioso sta in mezzo. Ma diceva anche che spesso lo spericolato è un codardo mascherato, e in caso di vero pericolo è il primo a darsela a gambe.
Da qualche giorno il pericolo, per molti di noi, non è più il virus ma il vaccino. Il pasticcio AstraZeneca scatena l’isteria di massa, mobilita la magistratura, atterrisce i vaccinandi e demotiva i vaccinatori. Proprio al momento dell’assalto finale, come in un teatro di guerra, si ingrossano le file dei disertori, e la vittoria si allontana.
Ma allora è più codardo chi si chiude in casa o chi rifiuta il vaccino? Chi fa di tutto per evitare un rischio gravissimo e reale per la sua salute o chi espone sé e gli altri a questo rischio per evitarne uno ipotetico e irrisorio?
I veri codardi sono gli infermieri no-vax che infettano i loro pazienti. O le baby gang che assaltano le ambulanze. O quei dementi che hanno dato fuoco al portone dell’Istituto Superiore di Sanità. Ma forse i più codardi di tutti sono proprio i vertici di AstraZeneca, che con i loro comunicati sibillini alimentano la confusione. E i governi europei che prima ci tranquillizzano sulla sicurezza del vaccino e poche ore dopo, spaventati dalla campagna mediatica, ne sospendono l’uso “a scopo precauzionale”. Un formidabile assist a Bolsonaro e compagnia.