La terra tremaBucarest è la capitale europea con il più alto rischio sismico

Nella capitale romena, almeno 6000 appartamenti sono fragili, privi di protezioni antisismiche o vecchi. Una situazione critica che negli ultimi anni è peggiorata perché non sono mai stati riparati i danni del terremoto del 1977

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Bucarest è la capitale europea con il più alto rischio sismico. Lo dicono i dati di EU Horizon, lo dice la storia, lo dice chi ci abita e che, di frequente, sente i Carpazi far tremare la terra e i muri delle case.

E proprio nei muri delle case, nel loro stato spesso sconquassato, sta la principale ragione di pericolo per i Romeni.
Occorre dire che dal punto di vista geologico la Romania non ha – in termini di predisposizione ai terremoti – una condizione peggiore di Paesi come Italia o Grecia o Portogallo.

Solo che, rispetto a Paesi come Italia, Grecia o Portogallo, la Romania ha edifici in condizioni molto peggiori. Moltissime delle case di Bucarest, infatti, risultano o molto vecchie (di prima della Seconda Guerra), o costruite alla bell’e meglio al tempo del regime, oppure lasciate del tutto prive di protezioni antisismiche.

Secondo l’Associazione romena no profit per la riduzione del rischio sismico, RiRise: «A Bucarest si contano circa 6000 appartamenti esposti a rischio imminente, a cui si aggiungono spazi comuni, aree commerciali, ristoranti, bar, spazi di lavoro e uffici».
Una situazione critica che negli ultimi anni è peggiorata a motivo del fatto che, negli ultimi decenni, non sono mai o quasi stati riparati i danni del terribile terremoto del 1977.

In quel marzo, la terra tremò forte e a lungo: 7,2 punti sulla scala Richter (quello di L’ Aquila è stato di 5,9) per circa un minuto. Le vibrazioni furono così forti da essere avvertite anche a Mosca.

A quell’ epoca, nella capitale, le vittime furono circa 1500, e 11 mila le persone ferite; 30 palazzi crollarono e centinaia (358) rimasero danneggiati. Da allora, su di essi, non è stata fatta quasi nessuna manutenzione o riparazione tanto che oggi, mentre sono ancora abitati da migliaia di persone, per lo più anziane e povere, sulla loro facciata si vede, ben chiaro, un cerchio rosso (il famigerato bulina roşie), indice di pericolo di crollo.
Sulle ragioni per cui i palazzi bulina roşie non siano mai stati ristrutturati si è a lungo discusso, e secondo alcune recenti e discusse ricostruzioni, sembra sia stato Ceausescu stesso a bloccare l’ordine di ripararli.

Ma sta di fatto che, comunque, nemmeno dopo la caduta del regime e l’arrivo dei governi democratici, nessuno ha pensato, o quasi, a metterli a posto. Secondo Courrier des Balkans, «tra il 1990 e il 2016, solo 20 edifici sono stati consolidati. Tra il 2016 e il 2020 sono iniziati i lavori per il consolidamento di 23 edifici». In tutto 50 case su 358. Meno di un settimo. Ora, 44 anni di usura, deperimento e piccole scosse dopo, la situazione dei palazzi col bollino rosso è talmente grave che risulta impensabile e troppo costoso fare qualsivoglia intervento di manutenzione.

Così, agli abitanti di quelle case malconce e pericolanti non è data altra scelta se non quella di ignorare gli allarmi degli esperti che dicono che un prossimo terremoto, forte, potrebbe arrivare entro 10 anni, o di sperare, quel giorno, di essere fuori casa e assistiti dalla loro buona stella.

E la stessa speranza, probabilmente, è quella dell’amministrazione comunale di Bucarest che, un anno fa, ha deciso di distribuire agli inquilini 5800 kit di sopravvivenza con bende, disinfettanti, laccio emostatico, medicinali, bandiere e fischietti da usare in caso di terremoto. Una certificazione del fatto che se, o, anzi, quando la terra tremerà le loro case crolleranno. E a difendere la loro vita ci saranno solo un laccio emostatico e un fischietto.

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