IconeLa storia del design in cucina raccontata da dieci oggetti senza tempo

Storia di dieci intuizioni vincenti che uniscono funzionalità e bellezza: dal bollitore con l’uccellino al robot più famoso della storia, dalla pentola che aiutò le donne a passare meno tempo ai fornelli

1. Il bollitore che non si prende sul serio

A partire dagli Anni Ottanta l’idea di Alberto Alessi è produrre oggetti di design alla portata di tutti senza rinunciare alla qualità. Per disegnare quello che diventerà un bestseller da oltre due milioni di pezzi venduti in tutto il mondo, l’azienda sceglie Michael Graves, il famoso architetto americano coinvolto anni prima in Tea & Coffee Piazza, progetto in cui undici “architetti puri”, senza precedenti esperienze nell’industrial design, vennero invitati a progettare una serie di servizi da thè e da caffè. Per questa nuova sfida, il cui obiettivo è creare un prodotto destinato a una produzione di massa, Graves disegna un’elegante forma conica in acciaio a specchio di ispirazione Art Déco su cui innesta, con un tocco di ironia pop, un grande manico tondo e l’uccellino appollaiato sul beccuccio che cinguetta quando l’acqua bolle. Sta tutto in questo cambio di passo – il fischio anonimo dei bollitori del passato soppiantato dalla melodia dell’uccellino, un tweet antelitteram che ogni volta ci strappa un sorriso – il simbolo di un modo nuovo di intendere il design: colto ed elegante, ma al tempo stesso inclusivo e divertente.

2. La pentola trasparente come l’acqua

Lo spettacolo ha inizio al dolce ritmo della fiamma, quando dietro il vetro la pasta danza nell’acqua bollente e le verdure si trasformano lentamente in zuppa. Rispetto alle normali pentole, GlassPot aggiunge un nuovo punto di vista in cucina: grazie alla sua trasparenza, interrotta solo dalle maniglie in acciaio satinato, la sagoma della pentola quasi svanisce per lasciare spazio soltanto al contenuto. Disegnata nel 2013 dall’architetto Massimo Castagna per knIndustrie, a dispetto dell’apparente fragilità GlassPot è già un classico. Il merito va al mix tra estetica, sostenibilità e funzionalità. Il vetro borosilicato, completamente riciclabile e Nickel free, è un materiale ideale per conservare e cucinare e può sostenere temperature molto elevate, a patto di avere l’accortezza di raggiungerle progressivamente. È utilizzabile sia sul gas grazie allo spargi fiamma sia sui piani ad induzione/vetroceramica tramite l’adattatore. Grazie al suo design elegante è perfetta anche come glacette per mantenere in temperatura le bottiglie di champagne.

3. Il robot che piace alle donne

Guardando un fornaio mescolare faticosamente un impasto con un cucchiaio di metallo, l’ingegnere Herbert Johnston della Hobart Manufacturing Company si domanda come sia possibile risparmiare fatica: la risposta arriva poco dopo con la planetaria elettrica modello H. Visto il successo si inizia a pensare a un versione domestica e nel 1919 nasce il mixer H-5. Per testarla viene fatta provare alle mogli dei dirigenti: una di loro dopo averla usata esclamerà entusiasta: «I don’t care what you call it, it’s the best kitchen aid I’ve ever had!» (Non mi importa come si chiama, è il miglior aiuto in cucina che io abbia mai avuto). Era nato il KitchenAid. Unica pecca, il prezzo piuttosto alto; così per convincere le ricche casalinghe americane ad acquistarlo viene impiegata una forza vendita composta di sole donne ma la vera svolta arriva nel 1936 quando Johnston incarica il designer Egmont Arens, redattore della rivista Creative Arts e del giornale di costume Vanity Fair, di ridisegnare il robot da cucina dandogli la forma che noi oggi conosciamo. Più di 80 anni dopo, la planetaria KitchenAid è ancora molto simile a quella progettata da Arens, a riprova del suo straordinario talento visionario.

4. La putrella da tavolo

«Si prenda un oggetto di uso industriale, un oggetto puro e bello, e vi si faccia una piccola modifica introducendo un elemento discordante: questo è ciò che io chiamo design». Quando nel 1958 disegna Putrella, Enzo Mari ha 26 anni ma ha già una concezione filosofica e poco ortodossa del design. Mari partecipa ai movimenti di avanguardia dell’epoca, entrando nel gruppo dell’Arte cinetica dove conosce Bruno Munari che influenzerà parte dei suoi lavori futuri. Originariamente concepito come parte di un programma di ricerca che prevedeva la produzione di numerose varianti alla trave di ferro, Putrella resta il pezzo più longevo, prodotto ancora oggi come oggetto da collezione da Danese Milano in cento esemplari l’anno. Una trave da edilizia in ferro – una putrella, appunto – leggermente piegata alle estremità che diventa vassoio, fruttiera, centrotavola.

5. Le cocotte made in France

Nel 1925 Armand Desaegher e Octave Aubecq, due industriali belgi, si incontrano alla Fiera di Bruxelles e dal matrimonio d’affari nasce la cocotte più famosa della storia. Quello stesso anno, nella fonderia di Fresnoy-le-Grand, nel nord della Francia, vengono messi in produzione i primi prototipi in ghisa e nasce Le Creuset. Dopo quasi cent’anni la storia continua. La prima tonalità vetrificata di Desaegher e Aubecq, l’arancio Volcanic, ispirata al vivido colore arancio della ghisa fusa all’interno degli stampi, è ancora oggi il colore identificativo del brand. Da quella stessa fabbrica escono ogni giorno 10mila pentole, ricavati con stampi di sabbia usati soltanto una volta e distrutti dopo l’utilizzo, cosa che fa di ogni esemplare un pezzo unico. Al design originale dei primi Novecento sono state apportate solo piccole modifiche: le maniglie laterali ingrandite e il manico sul coperchio, ora in metallo anziché in plastica. Oggetto di culto per appassionati del genere, la cocotte made in France conserva intatto il suo fascino e i prezzi stellari (non a caso è stata ribattezzata la Rolls-Royce delle pentole). Una curiosità: il set di pentole in ghisa gialla appartenuto a Marilyn Monroe è stato battuto all’asta da Christie’s nel 1999 per la cifra record di 25.300 dollari.

6. Il mondo dentro un bicchiere

Nel disegnare quella che diventerà la sua opera più famosa, Tapio Wirkkala si è ispirato al ghiaccio che inizia a sciogliersi dopo il lungo inverno. Creata in un umile cottage quasi inaccessibile nell’estremo nord della Lapponia, la collezione di bicchieri Ultima Thule è «l’incarnazione della poesia che si nasconde nelle oscure notti polari». La texture zigrinata delle pareti è ottenuta scolpendo dall’interno lo stampo mentre le piccole lenti che decorano il fondo creano l’illusione di un caleidoscopio. Un capolavoro di maestria artigianale, frutto di un paziente lavoro di ricerca fatto a quattro mani con un team di maestri soffiatori. Nel 1969, a un anno dalla messa in produzione, i bicchieri sono già un’icona tanto che la compagnia aerea Finnair li sceglie per il nuovo itinerario Helsinki/New York e ancora oggi fanno parte del servizio in Business Class. Nel 2018, per festeggiare il cinquantesimo anniversario di Ultima Thule, Iittala ha realizzato un’edizione limitata in blu ispirata alla natura selvaggia del grande Nord.

7. I piatti del maestro

Nel 1961 Madame Prunier, proprietaria del ristorante Prunier di Londra, chiede a Le Corbusier di progettare un servizio da tavola per il suo locale ispirato al motivo a mani intrecciate che si trova nell’arazzo Les Mains, disegnato dal Maestro dieci anni prima. Sessant’anni dopo Cassina riedita la collezione in collaborazione con Ginori 1735, con quattro pezzi da collezione: piatto piano, piatto fondo, piattino da dessert e tazza da caffè con piatto. Sulla porcellana bianca gli artigiani di Ginori 1735 applicano a mano il disegno originale del Maestro. E la storia continua.

8. La macchina da cucina antelitteram

È il 1960 e con lo slogan “più sapore in metà tempo” la pentola a pressione Lagostina fa breccia nel cuore delle massaie che cercano maggiore autonomia dalle faccende domestiche. La fabbrica di Omegna, in Piemonte, produce pentolame in acciaio già dagli anni Trenta quando Massimo Lagostina, nipote del fondatore Carlo, intuisce le potenzialità dell’acciaio inossidabile 18/8, una nuova lega che, rispetto al ferro stagnato, resiste meglio alla corrosione e all’ossidazione. Nel dopoguerra le pentole prodotte sul lago d’Orta varcano l’oceano e conquistano gli Stati Uniti (la collezione “Casa Mia”, ideata del 1933, fa parte della collezione permanente del Museum of Modern Art di New York). Negli anni del boom economico Lagostina lancia sul mercato il prodotto che diventerà il simbolo stesso dell’azienda, la pentola a pressione. Maneggevole e robusta al tempo stesso, ha il coperchio flessibile, una pratica chiusura a leva e, al posto del classico manico lungo, doppi manici per rendere più salda la presa. Il design funzionale si sposa a materiali di prim’ordine: acciaio inossidabile 18/10 abbinato al fondo Thermoplan che diffonde il calore in modo omogeneo. Ma è nel 1969 che Lagostina entra davvero in tutte le case grazie alla pubblicità ideata da Osvaldo Cavandoli, La linea, uno strano omino che borbotta parole incomprensibili e sulle note di una canzone di Natalino Otto nasce il ritornello: “Lui cerca Lagostina. La cerca e qui la trova”. In breve tempo il modello italiano con manico a leva si diffonde in tutto il mondo (oltre 25 milioni di pezzi venduti), rendendo il marchio sinonimo di rivoluzione ai fornelli. Negli anni Ottanta vengono introdotti gli accessori per la cottura a vapore e nel 1989 arriva il primo di una serie di restyling firmato da Giorgetto Giugiaro. Nel 2020, per festeggiare il sessantesimo compleanno, Lagostina ha aggiunto il brevetto LagoEasy’Up Technology che facilita l’apertura e la chiusura con una sola mano, rendendo possibile l’incastro del coperchio in ogni posizione.

9. Le posate Compasso d’oro

Il nome di Anna Castelli Ferrieri è legato a Kartell e alla famosissima serie de I componibili; tuttavia la designer lavorò e ottenne numerosi successi con altre aziende prestigiose. Il servizio di posate Hannah, disegnato per Sambonet Spa e premiato con il Compasso d’oro nel 1994, ne è un esempio. Realizzato con la tecnica dello stampaggio a freddo anziché con la tradizionale forgiatura, Hannah è una rivisitazione delle posate settecentesche a filet, caratterizzate dal manico arrotondato e filettato che si allarga verso l’estremità inferiore. Castelli Ferrieri snellisce la silhouette classica rendendola più affusolata nelle proporzioni e quindi più maneggevole: un grande classico, tutt’ora in produzione, adatto a tutte le occasioni.

10. Il bidone della spazzatura

Vipp è un’azienda danese specializzata nella produzione di arredi in acciaio piuttosto costosi la cui fortuna si deve a un umile bidone della spazzatura e a un colpo di fortuna. Nel 1932, il diciassettenne Holger Nielsen gioca alla lotteria e vince un’auto; siccome non ha ancora l’età per guidarla decide di venderla e con il ricavato avvia un piccolo laboratorio per la produzione di oggetti in metallo. Un giorno la moglie, di mestiere parrucchiera, gli chiede di realizzare un cestino per il suo salone di bellezza. Nielsen si mette all’opera e disegna un prototipo semplice ma estremamente funzionale: coperchio a cupola, due maniglie simili a piccole orecchie e, alla base, un anello di gomma che lo rende incollato al pavimento. Le clienti del negozio lo notano e lo vogliono nelle loro case; di lì a poco fioccano le richieste e nel 1939 viene messo in produzione. «Un vero capolavoro umile» secondo Chay Costello, direttore associato del merchandising del Museum of Modern Art di New York che nel 2009 lo ha incluso tra gli oggetti cult. Vipp è tutt’ora una piccola realtà a conduzione familiare, gestita da Jette Egelund, la figlia di Nielsen, i suoi due figli e una quarantina di dipendenti.

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