Il sondaggio che pubblichiamo in esclusiva in apertura di homepage è un fatto politico straordinario che conferma la rivoluzione innescata dalla caduta di Giuseppe Conte e poi di Nicola Zingaretti e avviata in tutta la sua magnificenza dallo sbarco a Palazzo Chigi di Mario Draghi.
In un mese siamo passati dal primo governo ossimoro, cioè sia populista sia europeo, all’epilogo della stagione dell’incapacità e della sottomissione. Sono arrivati gli adulti e come prima conseguenza, oltre alla riorganizzazione della lotta alla pandemia, sono cambiate le linee politiche dei partiti, alcuni dei quali si sono scissi e altri, come il Pd, hanno smesso di adeguarsi alle mattane dei Cinquestelle e ora si presentano con una leadership, e da ieri con una segreteria, diametralmente opposte a quelle della resa grottesca a Conte, Casalino, Di Maio, Travaglio e Fofò Dj.
Il sondaggio dice tre cose molto chiare: Mario Draghi è un fatto politico preciso, nuovo, con una sua specifica identità, non è una soluzione tecnica; nessuno degli attuali partiti in questo momento può aspirare al ruolo di partito di Draghi; e, infine, c’è grande interesse nei confronti di una nuova offerta politica liberaldemocratica e riformista capace di mettere a terra l’esperienza del governo Draghi.
Buon lavoro a tutti, dunque, a cominciare dal nuovo Pd di Enrico Letta e di Irene Tinagli, passando dalla litigiosa galassia di partitini e di movimenti liberal fino ai sommovimenti liberali nella primissima area di centrodestra, ma soprattutto buon lavoro agli amici dell’appello all’unità riformista che domenica mattina si riuniranno per la prima volta (in remoto, anche sui canali de Linkiesta) per raccontare le ragioni della nuova prospettiva politica aperta dalla rivoluzione di febbraio 2021. Alla maratona riformista parteciperanno dirigenti ed intellettuali del Pd e di Azione, di Italia Viva e di +Europa, socialisti e liberali, democratici, repubblicani, sindaci e militanti. Si faccia quel che si deve, accada quel che può.