Piano rifiutiEcco come Calenda vuole spazzare via la monnezza da Roma

Il leader di Azione e candidato sindaco ha presentato una strategia composta da investimenti e riqualificazioni per ripulire la Capitale e organizzare un nuovo modello di gestione della pulizia urbana

LaPresse

Quattro punti, un solo obiettivo: Roma pulita. È questo, in estrema sintesi, il “Piano rifiuti e pulizia urbana” di Carlo Calenda e del suo partito Azione. La situazione della Capitale, si legge nel paper del candidato sindaco, è un «disastro gestionale»: metà delle «strade non sono spazzate a sufficienza» e «due terzi degli utenti dichiarano che l’immondizia viene raccolta in ritardo (il 67%)».

La raccolta differenziata di Roma, inoltre, è 15 punti in meno sotto la media nazionale, rispettivamente 45,4% contro il 61,3%, e negli ultimi quattro anni non è cresciuta neanche di un punto.

C’è poi la questione sprechi: «Per irresponsabilità della politica, sprechiamo 170 milioni di euro all’anno per mandare i rifiuti fuori Roma» tramite «163 tir che ogni giorno vengono mandati in 55 siti differenti sparsi in 8 regioni d’Italia», si legge nel documento.

Perché questa migrazione? Roma, a differenza di tutte le altre capitali europee, non ha impianti dove smaltire i rifiuti. Inoltre, l’assenteismo dei dipendenti Ama è il doppio della media nazionale del settore (15%). E proprio per questo «servizio scadente – si legge – le imprese, come bar, ristoranti, negozi e albergo, pagano il doppio di Tari rispetto alla media nazionale».

Cosa propone Azione? Un programma in quattro punti articolato in due fasi: «adottare soluzioni temporanee per gestire subito l’emergenza; e nel frattempo investire per risolvere una volta per tutte il problema dei rifiuti a Roma», si legge.

Pulire strade e marciapiedi, e realizzare un piano straordinario di pulizia della città della durata di 12 mesi per un valore di circa 38 milioni di euro. Queste le basi del primo punto. «Il piano è una terapia d’urto che si finanzia risparmiando sui tanti sprechi di Ama ed è basato su quattro pilastri: spazzamento supplementare delle aree pubbliche; rimozione delle erbe infestanti; cancellazione delle scritte vandaliche; raccolta foglie per la stagione autunnale», spiega il paper.

Un piano straordinario, che, secondo Azione, una volta finito, diventerà ordinario attraverso il recupero di efficienza di Ama. E attraverso anche l’incremento dei cestini: Roma infatti ha circa la metà dei cestini per abitante rispetto a Milano: 9 cestini ogni 1000 abitanti di Milano, contro i 4,8 cestini ogni 1000 abitanti di Roma. «Vogliamo raddoppiare il numero di cestini, passando dagli attuali 13,5mila a 27mila, al costo complessivo di circa 7 milioni di euro», si legge ancora.

È necessario anche riorganizzare il modello operativo di spazzamento e lavaggio delle strade e dei marciapiedi. Il Piano prevede la valorizzazione delle aree elementari territoriali quali unità operative di base per concentrare le attività di spazzamento e lavaggio strade, l’introduzione di sistemi telematici (es. Gps sulle spazzatrici meccaniche) per il controllo del servizio e la realizzazione di una piattaforma digitale per la valutazione da parte dei cittadini della qualità del servizio erogato.

Quanto al nodo impianti: «Roma produce 2.600 tonnellate al giorno di rifiuti indifferenziati ma non è autonoma per il pre-trattamento di questi rifiuti», dice il documento. La città deve quindi affidarsi a impianti terzi per soddisfare il proprio fabbisogno di pre-trattamento e quando questi impianti smettono di funzionare per via di guasti o manutenzione, si genera una crisi della raccolta e quindi i cassonetti rimangono pieni.  Realizzare gli «impianti a Roma per evitare queste emergenze una volta per tutte» è pertanto l’obiettivo del Piano di Azione.

Per risolvere le crisi rifiuti nell’immediato, invece, «sarà necessario utilizzare l’impiantistica di prossimità disponibile per rafforzare la capacità di trattamento della raccolta indifferenziata e scongiurare nuove crisi rifiuti». In alternativa, secondo il Piano di Calenda sarà necessario attivare tritovagliatori mobili temporanei per raggiungere maggiore capacità di pre-trattamento.

Tali soluzioni porteranno così alla chiusura dell’impianto Tmb Ama di Rocca Cencia, che sarà riconvertito «in una moderna piattaforma per la selezione del multimateriale (plastiche, alluminio, vetro), senza il trattamento di frazioni organiche, ed eliminando i cattivi odori che i cittadini del municipio vi conoscono bene» si legge ancora.

Nel frattempo, verranno costruiti gli impianti che garantiranno un futuro sicuro e sostenibile per la città: «tre impianti capaci di produrre biometano dal trattamento delle frazioni organiche; tre piattaforme per valorizzare plastiche e vetro; un impianto dedicato al riciclo della carta e del cartone; una grande officina del riciclo per i rifiuti ingombranti; una bioraffineria d’avanguardia, capace di produrre idrogeno e biocombustibili dai rifiuti urbani senza rilasciare emissioni di co2 nell’aria, innescando un vero processo di economia circolare».

Costo: un investimento di 800 milioni di euro da parte di Ama, che «permetterà di risparmiare a regime 140 milioni di euro all’anno, tra minori costi di conferimento dei rifiuti in impianti terzi e ricavi dalla valorizzazione dei rifiuti». Risparmi che consentiranno di ridurre anche la Tari non domestica.

Facendo i conti, secondo Azione, il costo dei nuovi impianti equivale a quanto i cittadini romani hanno speso in 5 anni con mandando i tir in giro per tutta Italia. In più, l’investimento renderà Roma finalmente autonoma sui rifiuti e permetterà alla città di chiudere il ciclo dei rifiuti urbani sul proprio territorio.

In lontananza c’è poi la quota nazionale di raccolta differenziata da raggiungere. Per arrivare al 65% di differenziata occorre infatti «estendere il sistema di raccolta porta a porta all’80% delle utenze non domestiche (+10% raccolta differenziata); aumentare le isole ecologiche dove portare i rifiuti ingombranti e le apparecchiature elettroniche obsolete (+3%/+5% raccolta differenziata); realizzare una rete di compostaggi moderni vicino a ogni grande centro di produzione dell’organico: caserme, scuole e centri commerciali (+5% raccolta differenziata); promuovere la cultura del riciclo e del riuso per ridurre la produzione di rifiuti, partendo dalle scuole». Tutto ciò porterebbe a un aumento della raccolta differenziata del 20% in 5 anni.

Azione ha anche una strategia per la Tari. Negli ultimi sei anni la Tari è stata evasa per circa un miliardo di euro. Nelle casse del comune manca più del 25% delle entrate, quasi 200 milioni di euro l’anno. Il Piano propone di «incrociare sei banche dati per portare alla luce chi produce rifiuti ma non ne paga il costo; introdurre sperimentalmente la tariffa puntuale per le utenze non domestiche,  per realizzare il principio di progressività in base alla quantità di rifiuti che viene prodotta, incentivando una maggiore consapevolezza».

Infine, la nota riguardante Ama. La società ha in gestione il servizio di pulizia della città fino al 2029 ed è quindi impensabile andare avanti con questi livelli di inefficienza, spiega il paper. «Ama va incorporata in Acea, una società sempre a controllo pubblico, ma con un’organizzazione aziendale più solida ed efficiente, per costruire una grande multiutility», continua. I vantaggi? «Maggiore efficienza aziendale; rafforzamento del management; ristrutturazione e aggiornamento dei processi aziendali alla luce delle migliori pratiche di wfm; maggiore solidità finanziaria; maggiore capacità di fare investimenti».

Tutto questo, conclude il documento, abbassando il costo per i cittadini.

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