Le imprese italiane per la ricostruzioneDraghi vola in Libia con Di Maio per rilanciare l’alleanza

A Tripoli il premier incontrerà Abdelhamid Dbeibah, che dovrà portare il Paese alle elezioni del 24 dicembre del 2021. Già nel lunedì di Pasquetta, Roma ha inviato un aereo di Stato con i primi imprenditori

(AP Photo/Hazem Ahmed)

In poche ore oggi a Tripoli atterrano il presidente del Consiglio Mario Draghi, il premier greco Kyriacos Mitsotakis e quello maltese Robert Abela. La Grande Corsa all’oro di Libia è partita, scrive Repubblica. L’Italia ha sempre mantenuto aperta la sua ambasciata, la Francia l’ha riattivata lunedì scorso, la Grecia riapre oggi e presto arriveranno gli altri. Per farsi posto, in primis, contro quell’ospite «ingombrante» che risponde al nome di Recep Tayyip Erdogan. Ma nessuno rinuncerà a correre per la ricostruzione. Per prima l’Italia.

A Tripoli Mario Draghi e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio incontreranno il premier Abdelhamid Dbeibah, che guida un governo di unità nazionale a termine e dovrà portare la Libia alle elezioni già fissate per il 24 dicembre del 2021.

Già nel lunedì di Pasquetta, Roma ha inviato a Tripoli un aereo di Stato con i primi imprenditori, per rispondere alle richieste della Libia. Il progetto più importante è quello del consorzio Aeneas, guidato dall’imprenditore Eolo Franci. «Dobbiamo ricostruire l’aeroporto internazionale di Tripoli, lo faremo in un anno», dice. «Adesso siamo più tranquilli, si può tornare a lavorare».

A Tripoli l’ad dell’Enav Paolo Simioni, l’ente per il controllo del traffico aereo, ha incontrato il ministro dei Trasporti e il presidente della Libyan Civil Aviation Authority. I libici vogliono ristabilire al più presto collegamenti diretti con l’Italia e l’Europa (al momento si vola solo su Tunisia e Turchia). «Quasi tutti i collegamenti tra l’Europa e l’Africa equatoriale passano sulla Libia e sull’Italia», dice Simioni. «Se lo spazio aereo libico rimane chiuso al traffico aereo internazionale, le compagnie sono costrette a non attraversare neanche l’Italia. Dobbiamo riaprire un corridoio verso l’Africa importantissimo».

Oltre agli aeroporti, ci sono le strade, le scuole, le università, i collegamenti internet, l’edilizia civile per il rientro delle decine di migliaia di sfollati. Dopo anni di attesa (e anche di indecisioni italiane), il premier libico chiederà a Draghi di far partire i lavori per l’autostrada costiera prevista dal “Trattato di amicizia” del 2008. Da funzionario di Gheddafi, Dbeibah aveva negoziato con la Salini Impregilo, che dovrebbe iniziare a costruire il promo tratto di autostrada.

Oggi però si parlerà anche delle altre emergenze. A partire da elettricità e acqua. L’estate si avvicina e se non saranno riparate le infrastrutture elettriche del paese ci saranno nuovo lunghi blackout dovuti al consumo dei condizionatori. E questo significa che si interromperanno anche le pompe che distribuiscono l’acqua. Ma sono da ricostruire anche gli ospedali, colpiti e bombardati intenzionalmente dalle milizie e dai mercenari russi, sotto stress tra la crisi del Covid e i feriti di guerra.

Ma per realizzare questi progetti economici, servirà prima di tutto un progetto politico. L’Italia avrebbe il compito di frenare l’espansione turca e russa, favorire il canale con l’Europa, bloccare una destabilizzazione del Sahel “francese”, il tutto mentre si porta avanti un processo politico in Libia che nei prossimi mesi sarà ancora molto complesso. «Per questo dobbiamo iniziare ad aiutare oggi Dbeibah a stabilizzarsi, per stabilizzare tutto il processo politico pacifico», dice un diplomatico italiano a Repubblica. Ma servirà una strategia politica. C’è una lunga coda di Paesi pronti a sostituire l’Italia e le imprese italiane.

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