Una sorta di Whatever it takes per il pianeta. È questo ciò che Greenpeace Italia ha chiesto al primo ministro Draghi presentando un piano in dieci punti per rilanciare l’Italia in seguito alla crisi pandemica che ha sconvolto ogni angolo del globo.
L’occasione è la presentazione da parte del governo del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), cioè il programma di investimenti che l’Italia deve consegnare entro il 30 aprile alla Commissione europea nell’ambito del NextGenerationEu, lo strumento per rispondere alle conseguenze portate dal Covid-19.
L’organizzazione ambientalista italiana li ha raccontanti nel corso del sit-in che ha tenuto lo scorso 15 aprile davanti al Ministero dell’Economia e delle Finanze, ovvero dinanzi al dicastero che avrà un ruolo centrale nello smistamento dei fondi per la ripresa che arriveranno dall’Unione.
Secondo l’organizzazione ambientalista, che in occasione della manifestazione ha lanciato l’hastag diventato virale #IlPianetaSiSalvaAdAprile, la conditio sine qua non è che il NextGenerationEu si fondi su una totale trasparenza, garantita dalla consultazione pubblica, che i piani e i programmi in esso contenuti siano sottoposti a Valutazione ambientale strategica (VAS) e che sui singoli progetti si eseguano verifiche di impatto ambientale (VIA).
L’organizzazione ambientalista è tornata a farsi sentire anche in occasione della giornata della Terra, il 22 aprile, lanciando il video “Una telefonata a Mario Draghi”, in cui attori, cantanti e rappresentanti del mondo dello spettacolo, da Max Gazzè ad Alessandro Gassman e Geppi Cucciari, fingono di stare al telefono con il presidente del Consiglio per ricordargli l’importanza del Pnrr come occasione per ridisegnare, in nome della sostenibilità, il futuro del Paese.
«Tra una settimana il governo dovrà consegnare all’Europa il proprio Pnrr, una grande occasione di rilancio degli investimenti nel nostro Paese. Abbiamo bisogno di progetti concreti per un futuro verde, sostenibile ed equo. Occorre un Recovery Plan veramente ambizioso per fermare i cambiamenti climatici e ridisegnare il futuro del nostro Paese. Ci auguriamo che rispetto alle bozze che sono circolate, vaghe e deludenti, il Pnrr che verrà presentato lunedì prossimo (e cioè oggi, ndr) in Parlamento risponda alla necessità di una vera transizione ecologica», ha sottolineato Chiara Campione, portavoce della campagna #IlPianetaSiSalvaAdAprile di Greenpeace Italia.
Per Greenpeace sarà centrale valutare la versione finale del Piano che il governo presenterà alla Commissione europea sul ruolo delle fonti rinnovabili sugli investimenti di adeguamento della rete elettrica e il rafforzamento degli accumuli di rete necessari a gestire quote maggiori di energia solare ed eolica.
«In mancanza di una svolta, il rischio è quello di seguire il vecchio Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) dei governi Conte, un piano che manteneva il gas fossile al centro del sistema e prefigurava una curva di crescita delle rinnovabili molto lenta fino al 2025», ha spiegato il direttore di Greenpeace Italia Giuseppe Onufrio. «Quindi non basterà fissare obiettivi rinnovabili più ambiziosi e più coerenti con quelli di riduzione delle emissioni di gas serra, ma servirà anche prefigurare una curva credibile attraverso la quale raggiungerli. E sarà necessario vincere quelle resistenze ideologiche, come ad esempio quelle rappresentate dal ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, per il quale il solare non deve entrare nei terreni agricoli. Mentre, come dimostrano le recenti linee guida tedesche, è perfettamente possibile far convivere produzione energetica e produzione agricola oltre che utilizzare una frazione minima dei terreni marginali, improduttivi da anni».
Come anticipato, dieci sono i pilastri su cui dovrebbe essere riedificato il Paese. Rivoluzione energetica che dia maggiore spazio all’elettrificazione dei trasporti e ponga obiettivi più sfidanti sul fronte delle rinnovabili. Ma anche semplificazioni per gli impianti solari ed eolici a fine vita e per impianti a fonti rinnovabili di grandi dimensioni, promozione dell’agrivoltaico e riconversione degli allevamenti intensivi, con riduzione del 50 per cento entro il 2050 degli animali allevati e degli impatti ambientali.
E poi ancora prevenzione e riduzione dei rifiuti, incentivando la lotta al monouso, investimenti per il design ecologico dei prodotti con sviluppo delle filiere del riciclo a partire dal settore tessile.
Infine, investire sulle città sostenibili (con il recupero delle periferie e lo sviluppo di aree verdi), tutela del patrimonio forestale e della biodiversità marina, e riconversione dell’industria militare in vista di un’economia disarmata e sostenibile che metta al centro la salute e il benessere dei cittadini.
Sono queste le base su cui, secondo Greenpeace, bisogna edificare il piano che l’Italia presenterà all’Europa.
«Certo non è un compito facile e non si può attribuire a questo piano il compito di risolvere tutti i nodi», ha sottolineato Onufrio. «Ma si deve pretendere che ci sia coerenza con gli obiettivi europei e che le altre politiche ordinarie siano coordinate con questi obiettivi, compito affidato al Comitato interministeriale per la transizione ecologica. Poi, oltre a fare un buon esercizio programmatorio che segni una vera svolta verso la decarbonizzazione come ci auguriamo, rimane da vedere se il governo di Mario Draghi rimarrà in campo per realizzare quelle politiche e misure. Ma questa è un’altra storia».